LA MARATONA DI BRUXELLES ( cap 5)

Giorno 3.

Nel ritornare in treno a Bruxelles, ho ancora negli occhi i contrasti epidermici tra Gand, Bruges e la città che sto per ritrovare: non mi spiego come sia possibile che le prime due siano dei piccoli scrigni incantati, mentre la capitale del Belgio è una specie di enorme Bronx in cui bisogna stare molto attenti. Sennonché di giorno Bruxelles è molto diversa rispetto a come l’ho conosciuta ed è di un’eleganza straordinaria, quasi come se fosse una piccola Parigi. Appena uscito dalla gare central, il mio primo incontro è con la cattedrale San Michele e Santa Gudula, sinceramente una delle più belle cattedrali gotiche che abbia mai visto (e ne ho viste!), dopodiché mi dirigo verso la Gran Place, l’epicentro della città circondato da strade eleganti e da negozi che vendono cioccolata. Si dice che a Bruxelles piova sempre, ma io ho trovato un sole fin troppo insistente e un caldo tropicale. Ultimamente mi capita sempre: in Portogalo, Inghilterra, Rep. Ceca, Ungheria, Slovacchia, Germania, Polonia (cito i viaggi dell’ultimo anno), ho sempre trovato il sole, mentre in italia pioveva a dirotto. Ad ogni modo la piazza grande – come è giusto che sia – già inizia ad essere affollatissima di turisti che si fotografano davanti all’Hotel de Ville e alle varie case delle corporazioni e dei mestieri, anche se io – prima di accedervi – preferisco passeggiare all’interno della galleria di Saint-Hubert, una struttura di 200 metri costruita a metà ottocento che si trova al centro della cosiddetta isola sacra (L’llot sacré).

Dopo una breve passeggiata, vado alla ricerca del simbolo di Bruxelles, il Mannejen-Pis (letteralmente bambino che piscia), una statua che – secondo la versione più accreditata – rappresenta un ragazzetto che spinse la miccia di una bomba nel modo più naturale possibile; mentre – secondo quella più epica – un combattente che, incurante dei pericoli, urinò in piena battaglia. Insomma, sia che si aderisca alla prima versione che alla seconda, la verità è che quando scappa scappa.

E, invero, a Bruxelles di sera scappa a molti, visto che ho notato tantissime persone che urinano tranquillamente in strada. Deve essere un costume molto diffuso, tanto è vero che  di statue che rappresentano persone che fanno la pipì ce ne sono altre due: la bambina e il cane. Per il resto a me sembra davvero assurdo che ci siano persone che si facciano delle foto davanti ad una statua così bruttulella e che, inoltre, al momento è vestita da pagliaccio: infatti il piccolo Julien – la statua – ha ben 800 vestiti, tutti conservati in un apposito museo, che vengono cambiati di volta in volta per onorare una specifica professione.

Per il resto, è nella Chiesa di Notre Dame de la Chapelle che scorgo una statua davvero bella, quella che rappresenta Santiago con la conchiglia, il bastone e la bandiera spagnola. Per me è davvero emozionante sapere che il cammino è ovunque io vada, persino a Cracovia o a Bruxelles.

Più artistica è, tuttavia, la Chiesa di Notre Dame du Sablon con la relativa piazzetta e i giardini di palazzo Egmont. La piazza del tribunale, invece, oltre ad un monumento ai caduti che offre riparo ai barboni, non è particolarmente interessante se non per una breve sosta e un panino. Nemmeno piazza della Borsa, in fondo, mi resta impressa.

Il palazzo reale, infine, è imponente come deve essere ogni palazzo reale che si rispetti, ma non è visitabile all’interno. Dopo averlo apprezzato all’esterno, attraverso il parco ad esso adiacente e scorgo il parlamento belga.

Successivamente continuo a camminare e mi ritrovo in una strada infinita affollatissima e piena di vita. Non so nemmeno io quanto stia camminando, ma so che – dopo decine di minuti e aver scorto il teatro lirico della città – mi ritrovo a rogier, in tutt’altra zona. E’, quindi, per questo motivo che decido di prendere la metropolitana e di dirigermi verso l’Atomium in zona Heysel.

Per arrivarci ci impiego più di un’ora e il quartiere dell’Atomium, anche se di giorno è reso vivo da un parco giochi, di sera diventa particolarmente ostile.

Comunque è ormai tardi, non c’è più la possibilità di andare a visitare il parlamento europeo ed è tempo di andarsi a riposare in ostello, il Gran Place, che è proprio in un vicolo adiacente alla piazza grande. Di per sé non è malvagio e – anzi – dal mio letto vedo persino le guglie della piazza, sennonché ci sono le due solite americane svitate che fanno casino fino a tardi impedendo a chiunque di dormire. Il problema, almeno per me, non si pone fino alle 3, visto che fino a quell’ora sono rimasto al pub Delirium con alcune persone conosciute in ostello, ma dopo il fastidio diventa insopportabile e non si placa, nemmeno per la pioggia notturna e per le proteste insistite, fino alle 6 del mattino.

Dopodiché, per vendetta, sono io a svegliare le americane preparandomi per uscire nel modo più rumoroso possibile (e comunque è poco!).

Stamattina a Bruxelles si corre la maratona, ma la mia è appena finita: non mi resta che andare alla stazione e prendere l’autobus per Amsterdam.

BRUXELLES: VOTO 7,5. E’ una città camaleontica dalla quale non mi aspettavo molto e che, invece, mi è piaciuta non poco. Non si tratta di una Francia minore, anzi i belgi sono simpatici e alla mano a dispetto dei francesi. Bruxelles, più in particolare, è stata semidistrutta alla fine del ‘600 dagli stessi francesi e, per questo motivo, i rapporti con quest’ultimi non si sono mai risanati del tutto. La capitale del Belgio è, tra l’altro, altresì la capitale del fumetto: se, infatti, Topolino e Cenerentola sono nati a Napoli, a Bruxelles sono stati creati Tintin, Lucky Luke, Zagor e, soprattutto…che è meglio… i Puffi, i miei cartoni animati preferiti..

Premessa. Due riflessioni a caldo.

L’Atterraggio. Bruxelles, Bruges, Gand – Capitolo 1

Come è difficile prendere il treno – Capitolo 2

Cosa vedere a Bruges – Capitolo 3

Gent, magnifica Gent – Capitolo 4

La maratona di Bruxelles – Capitolo 5

Un lillipuziano ad Amsterdam – Capitolo 6

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