La certosa di San Martino a Napoli.

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Succede sempre così: chi può non fa e chi fa non può.

Per anni sono andato a correre all’alba fino alla collina di San Martino, ma nelle suddette occasioni non mi è mai scattata la scintilla per andare a visitare  il castel dell’Elmo o la Certosa di San Martino.

Intendiamoci, nel passato più remoto le avevo già viste, ma era trascorso talmente tanto tempo che la memoria fotografica risultava del tutto smarrita in qualche cassetto pieno di cose inutilizzate.


Sennonché l’arrivo di due conoscenze in giro per la Capitale mi hanno consentito di improvvisarmi Cicerone e di abbozzare un tour chiedendomi cosa potessi far visitare senza annoiarmi.

Chi vive a Napoli  gode, infatti, del grande privilegio di poter sempre scoprire nuove fonti di bellezza e conseguentemente  anche agli stessi napoletani è consentito essere turisti nella propria città.

Pertanto, se avete la pazienza di seguirmi (leggasi ricorrendo alla gestualità tipica di Alberto Angela), vi mostrerò uno dei posti più belli di Napoli che, secondo me, è ancora troppo sottostimato dal turismo di massa: la certosa di San Martino.

Di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando di quell’edificio bianco che si nota accanto al castello visibile mezza Napoli se si volge lo sguardo verso l’alto.

Per arrivarvi bisogna salire in cima alla collina del Vomero e lasciarsi alle spalle le scale di via Morghen, ma non è difficile. In fondo è una passeggiata di 10 minuti da piazza Vanvitelli, piazza perfettamente collegata con la metro e ben tre funicolari.

Tanto più che, appena arrivati in cima, inizia subito uno spettacolo scintillante con Napoli che si prostra ai nostri piedi e ci mostra, da una parte, Spaccanapoli – con Santa Chiara in evidenza – fino al Duomo, dall’altra la reggia di Capodimonte.

Invero, se si è dotati di buona volontà, tutto ciò che si vede dal belvedere lo si può raggiungere in pochi minuti scendendo lo scalone della Pedamentina, ma – se, come intuibile,  siamo pigri e vogliamo rimanere dove siamo  – è meglio rivolgere il nostro sguardo a destra ed osservare il Castel dell’Elmo, l’unico castello al mondo a forma esagonale e di cui scriverò prossimamente,  e la certosa di San Martino con la sua Chiesa a navata unica e sei cappelle con opere di Cosimo Fansago, De Ribera, Massimo Stanzione, Andrea e Domenico Antonio Vaccaro, Giovanni Lanfranco., Battistello Caracciolo, Francesco Solimena ed altri artisti vari.

Successivamente poi si proseguirà per gli ambienti in cui vivevano i certosini, ambienti ricercati ed eleganti (direi… certosini), fino ad arrivare ai due  chiostri, il più grande dei quali si caratterizza per la presenza di teschi in pietra.

 A Napoli, infatti, la morte è spesso rappresentata negli edifici di culto, anche perché esiste il cimitero delle fontanelle (anche di questo scriverò presto) e ogni popolano – nei secoli passati – “adottatava” il cranio di un morto per accudirlo e farlo intercedere per i vivi.

All’interno della certosa sarà, inoltre, possibile ammirare alcune  tavole di José de Ribera,  dell’onnipresente Luca Giordano, di De Mura, di Battistello Caracciolo, di Bernini e di  alcuni  esponenti della scuola di Posillipo.

Ciò premesso, vi sono poi dei bellissimi presepi – forse persino più belli di quelli conservati a Capodimonte – alcune imbarcazioni  in legno del  glorioso periodo borbonico provenienti dai cantieri di Castellammare (i più antichi del mondo e per molto tempo anche i più importanti), alcuni lavori di intarsio e diverse carrozze.

Infine sarà possibile godere di uno dei panorami più belli della Capitale: il Vesuvio, piazza del Plebiscito con il palazzo reale in primo piano fino alla collina di Posillipo.

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