Il Clare in bicicletta: dalle cliffs of Moher al Burren

Prima tappa.

Da Ennis a Doolin, 43 km

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L’Irlanda è come un dipinto che cambia sempre colore, un dipinto vivo con personaggi sempre diversi che induce  ad evocare i versi di Lord Byron:

Vi è un piacere nei boschi inesplorati
e un’estasi nelle spiagge deserte,
vi è una compagnia che nessuno può turbare
presso il mare profondo,
e una musica nel suo ruggito;
non amo meno l’uomo ma di più la natura
dopo questi colloqui dove fuggo
da quel che sono o prima sono stato
per confondermi con l’universo e lì sentire
ciò che mai posso esprimere
né del tutto celare.

 

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Stamattina, sull’autobus diretto a Limerick, ho conosciuto una signora dello Utah che ha percorso il ring a piedi (oltreché il cammino di Santiago!) ed un’altra ragazza della provincia di San Sebastian.  Dopodiché ho preso un altro autobus fino ad Ennis per noleggiare una nuova bicicletta da Tierney Cycles, i cui proprietari sono dei personaggi letterari di una eccentricità contagiosa. Mentre mi preparano la bicicletta, mi intrattengono con divertimento, anche se poi mi rifilano  una caccavellà  con un portapacchi anche nu poc zuzzus.

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Cosicché, dopo esser salito in sella, mi sono diretto a Lahinch ( circa 29 km senza particolari emozioni)  per ritrovare il mare e tanti, tanti, tantissimi campi da golf.

E così, pedalando lungo un mare verde,  mi sono regalato un qualcosa che difficilmente lascerebbe indifferente il lettore byroniano: le Cliffs of Moher.

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Ciò che più lascia di stucco delle più famose scogliere d’Irlanda è la severità quasi spettrale con cui si mostrano al visitatore. Si tratta, infatti, di una bellezza  – che si erge a quasi 200 metri dal livello del mare – talmente irreale da farti sembrare del tutto insignificante davanti al prorompente spettacolo della natura.

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E, invero, quanto anzidetto è acuito ancora di più dalla circostanza  che per chilometri e chilometri la costa è del tutto inaccessibile per via di scogliere altissime che si susseguono senza soluzione di continuità.

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Infatti, fino a Doolin, la strada è praticamente in discesa e, per quanto sia possibile, mi permette di spingere sui pedali. Doolin, dal canto suo, è un villaggio minuscolo che, pur non avendo  un vero e proprio centro, si sviluppa per chilometri lungo la strada che conduce al porto. Ciò nonostante trattasi di un villaggio molto folcloristico famoso per soprattutto per essere un ritrovo per appassionati di musica tradizionale irlandese.  Qui alloggio in un cottage molto carino e mi godo la serata, ma la verità è che non vedo l’ora che sia domani.

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Seconda tappa.

Inis More  ( Isole Aran)

20160721_132042Le   Aran sono un arcipelago di 8 isole che si trovano, tutte in fila, proprio di fronte a Doolin. Connotate da scarsa vegetazione arborea, terreno brullo e una bastionata pressoché continua di scogliere costituiscono, nell’immaginario collettivo,  un mondo dove la costante e quotidiana lotta contro l’inclemenza elementi fisici ed  atmosferici assorbe  completamente le energie dell’uomo. Non a caso  qui nel 1934  il documentarista Robert Flaherty ha girato il film “l’uomo di Aran” per descrivere l’asprezza della vita sull’isola e le fatiche contro le avversità naturali. Nondimeno, infatti, è solo negli ultimi decenni che sulle isole è arrivata l’acqua corrente e la luce elettrica. Inoltre colpisce vedere i tipici sandali di cuoio grezzo, le maglie di lana (“aran sweaters”) e i currrach, ovvero i tipici natanti rivestiti di tela catramata dalla chiglia che i pescatori usavano nello loro traversate. Si tratta, pertanto, di uno dei tanti confini del mondo che, nonostante la vicinanza alla costa, suscitano indubbio fascino nel visitatore.  Tanto più ove si consideri che si tratta di territorio dove si continua a parlare il gaelico.

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Eppoi, se devo dirla tutta, io con queste isole ho un conto in sospeso. Quindici anni fa il brutto tempo e, in particolare, la nebbia mi impedirono di godere appieno dei panorami e mi dovetti rifugiare assieme a Gabriella, Giusy, Vincenzo, Giovanni e Nicola in un pub per bere qualcosa di caldo. Oggi, invece, il tempo è ottimo: piove, ma visibilità è comunque ottima. Per questo motivo, dopo aver imbarcato la mia bici sul traghetto e aver fatto sosta sulle isole di Inishmaan e Inisheer, sono sbarcato su Inishmore fruendo dei migliori paesaggi di quest’ultima. E’ una sensazione strana percorrere una strada a picco sul mare, salvo poi incrociare pecore, capre, mucche e cavalli.  Ciò nonostante è stato proprio allorquando ho dovuto lasciare la bicicletta e percorrere un lungo tratto a piedi fino a Dun Aengus, una fortezza risalente all’VIII sec. a.c., che mi sono inebriato di bellezza nell’ammirare le selvagge scogliere adiacenti. Nell’osservarle con tutto il timore reverenziale che merita ho avuto i brividi che ha chi si emoziona davanti ad un’opera d’arte. I più colti la chiamano sindrome di Stendhal.  Io semplicemente vita.

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Terza tappa.

Doolin – Ennis, 65 km

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Parto presto e in solitaria  fruendo di un paesaggio caratterizzato da scogliere altissime  dal burren che, soprattutto se è al lato del mare, è davvero molto suggestivo. Fino a Fanore non incontro alcun villaggio, ma si tratta di qualche casa e poco più. Solo a Ballyvaughan ho, finalmente, l’ebbrezza di riscoprire il traffico. Dopodiché faccio rotta verso l’interno e attraverso il cuore del burren. Sembra quasi di essere sulla luna. Qualche km in salita, contestualmente al vento contrario, a dire il vero mi mettono anche un po’ in difficoltà, ma tutto sommato non è nulla di particolarmente ostico. A killinaboy mi fermo a vedere anche un piccolo mausoleo celtico, dopodiché faccio tutta una tirata fino ad Ennis. Il tempo di riconsegnare la bici a Ennis e già sono sull’autobus diretto a Galway.

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