Tra l’oasi di Huacachina e le linee di Nazca

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CAPITOLO 4 – VIAGGIO IN PERU’

Lasciare Ica per Huacachina è come raggiungere un’oasi nel deserto

Anzi no: Huacachina è davvero un’oasi in mezzo al deserto.

Si dice, infatti, che un giorno una principessa, per sfuggire ad un cacciatore, si trasformò in una sirena e creò un laghetto per nascondersi.  Non so dire se effettivamente la storia sia andata così, ma so che passeggiare per  Huacachina è talmente rilassante da farmi riconciliare con la terra. La mattinata, invero, inizia in maniera divertentissima attraversando il deserto in Dune Buggie. E’ davvero esilarante salire e scendere dalle dune a tutta velocità, talmente divertente che attraverserei così tutto il Perù.

Eppoi il panorama è incredibile: non solo siamo circondati da sabbia e da dune, ma in lontananza si vedono addirittura delle montagne innevate, un contrasto che non credo abbia altri esempi nel mondo. Ad un certo punto il nostro autista, un pacioccone che si diverte forse più di noi, ferma la vettura e tira fuori delle tavole da snow-board, anzi da sand-board, chiedendo: “chi si butta”?

Io, senza esitazione, prendo la tavola e mi lancio scendendo da una duna.20150907_091716

Poi inizio a chiamare Lalli per convincerla a fare lo stesso.

A persuaderla, tuttavia, sono i simpaticissimi inglesi presenti nel nostro gruppo che, ascoltando i miei incitamenti, iniziano a cantare “Lalli, Lalli, Lalli”.

Ecco, ditele tutto a Lalli, ma non toccatela sull’orgoglio: passano pochi secondi e da lontano vedo arrivare a tutta velocità un puntino che diventa sempre più grande che quasi non si ferma e continua la discesa.

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Questa sì che è una visione divertente!

E’, quindi, con infinito rammarico che abbandoniamo Huacachina per fare rotta su Nazca.

Appena arrivati anche qui veniamo assaliti in strada da agenti che vogliono venderci il volo.

Lalli anche in questa circostanza si dimostra padrona della situazione e tratta con maestria mettendo alle corde i nostri intermediari.  Chiudiamo tutto per ottanta dollari e volo privato su un aereo biposto. 20150907_155024

Quindici minuti dopo siamo già nel piccolo aeroporto di Nazca in attesa del piper  che ci porti a sorvolare le famose linee disegnate al centro delle mesetas.

Anche qui si ripropongono le stesse domande già formulate per il candelabro di Paracas: chi le ha fatte? Per  quale motivo? A cosa erano finalizzate?

Esistono oltre 800 disegni con profili stilizzati di animali ( la lucertola, il colibrì, il condor, la balena, il pappagallo, il ragno, etc…) probabilmente realizzati tra il 300 a.c. e il 500 d.c. dalla popolazione di Nazca, una popolazione con grandi conoscenze ingegneristiche e capace di far arrivare l’acqua in una zona desertica. Per realizzare le linee sarebbero state rimosse dalla superficie le pietre contenenti ossidi di ferro lasciando un contrasto con il pietrisco sottostante.

Eppure le teorie continuano a sprecarsi.

Il volo è, in ogni caso, fantastico ed è lo stesso pilota ad indicarci le linee da osservare.  Non mi sarei mai aspettato di vivere una giornata tanto intensa.

E, invero, quando atterriamo, il dibattito sulle linee continua ad essere padrone della conversazione.

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Intanto a Nazca è festa, si festeggia la Virgen de Guadalupe e la messa viene diffusa con gli altoparlanti in tutta la piazza principale del paese. Sinceramente è una festa un po’ fiacca e, nell’attesa che arrivi l’ora di prendere l’autobus notturno per Arequipa, non possiamo fare altro che annoiarci rimanendo seduti su una panchina.

Ciò fermo restando, qualcosa di interessante accade: un ragazzo vestito da batman ci  saluta e ci svela di essere un argentino in viaggio che si finanzia con i suoi travestimenti. Anche a Paracas avevamo incontrato due argentini che avevano iniziato il giro del mondo in combi.

Quanto viaggiano questi argentini!

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