Maledette professoresse di lettere.

Crudelia De mon era la mia professoressa di lettere al liceo ed era una infame megagalattica. Si divertiva infatti a mortificare psicologicamente i suoi studenti e sosteneva che io non sapessi scrivere. A tal punto da far convocare un consiglio di classe affermando che fossi mezzo pazzo perché nei temi in classe esponevo dei pensieri del tutto sconnessi.

Per questo si era beccata un soprannome che descriveva appieno un personaggio  crudele almeno quanto la cattiva della carica dei 101.

Una volta, dopo 3 anni di mortificazioni e poco prima dell’esame di maturità, dovendomi interrogare su Leopardi, come prima e unica domanda, mi chiese  cosa scrisse del suo ultimo periodo il critico letterario Walter Binni.  Io avevo studiato, ma questa risposta proprio non la sapevo. Per questo Crudelia iniziò a sbraitare e a mortificarmi a lungo, a tal punto da indurmi a prendere una decisione estrema: rinunciare all’interrogazione e farmi mettere 4 in pagella. Crudelia però, consapevole del fatto che in realtà qualcosina sapevo e che non conoscere Walter Binni in una interrogazione su Leopardi ha tutto sommato un rilievo secondario, iniziò ad inseguirmi per i corridoi della scuola per chiedermi di poter proseguire l’interrogazione.

Ebbene, sono passati ormai 16 anni da questo episodio, eppure – pur essendomi dimenticato praticamente quasi tutto di Leopardi e di ciò che esposi a quell’interrogazione – non mi sono ancora dimenticato del pensiero di Walter Binni. Disse che l’ultimo Leopardi era anti-idillico.  E chi se ne frega!

Quel trauma infatti è stato tale da avermi indotto ad assorbire per sempre una nozione assolutamente inutile facendomi dimenticare ciò che conta: l’essenza dell’attività letteraria del Leopardi.

Al liceo non ho mai studiato nemmeno le biografie degli autori, perché la suddetta professoressa non le chiedeva.

Eppure le biografie sono importanti, perché  il vissuto segna sempre una persona e spesso spiega da cosa nasca il pensiero di un determinato autore.

Insegnano ad esempio che Hermann Hesse era un sociopatico depresso che detestava i suoi genitori perché ne limitarono la sua realizzazione personale, che Gigino Pirandello visse a lungo in miseria con una moglie affetta da gravi disturbi psichici, che Emilio Salgari era costretto a pubblicare libri continuamente per pagare i suoi debiti  e che Leopardi…beh,di Leopardi si sa quasi tutto.

Leopardi infatti è stato sfigato non solo in vita, ma anche da morto ammalandosi gravemente non si sa per quale motivo ( una tesi affascinante sostiene per indigestione di caramelle!) e finendo infine in una fossa comune.

Leopardi era un tipo tristanzuolo, ma lo era a ragion veduta: era brutto, rachitico, malaticcio ed era un secchione costretto a vivere a Recanati. Che accidenti puoi combinare nella vita se sei costretto a vivere a Recanati? Per questo, anche nella specie con estremo rancore verso i propri genitori, vagò a lungo tra Milano, Firenze, Bologna, Roma e Napoli senza mai passarsela  economicamente bene.

Eppure oggi è studiato come il più importante autore dell’800. Veniamo dunque al mondo per soffrire?
O, piuttosto, sono le professoresse di lettere in cui ci imbattiamo nella nostra vita a farci soffrire creandoci dei traumi?

Crudelia infatti era una tipa che voleva sapere esattamente ciò che era riportato sul libro. Invece tutto ciò che non stava sul libro per lei non esisteva. Per questo, se in un tema esponevi un pensiero non conforme, eri automaticamente bollato come pazzo.

Ha consegnato così ai suoi studenti una visione ristretta, quasi ottusa di quello che in realtà è la cultura non invogliando a cercare ( e leggere) un qualcosa altrove, ma facendoci concentrare esclusivamente sul libro di testo adottato. Ci ha insomma condannati a vivere a lungo in una Recanati  intellettuale senza poter mai volgere lo sguardo oltre la siepe.

Ed è questo probabilmente l’aspetto da considerare con maggiore ottimismo: vuoi vedere che un giorno, dopo aver tanto vagato e sofferto, riscuoterò il successo di Hesse, Pirandello, Salgari o Leopardi?

25 commenti

  1. Abbiamo avuto prof simili io e te al liceo, ma la mia Crudelia invitava al ragionamento, alla ricerca, allo studio non scolastico e durante le verifiche odiava frasi tipo “il più grande poeta del xxx” oppure “nato a..e morto a…”. Era lunatica, aggressiva, mutevole ma se c’è una cosa che ci ha insegnato è stato quello di non fermarsi alle apparenze e di farci una opinione tutta nostra.

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    • Mi sa che il ritratto che ne ho fatto risulta eccessivo. Era sì sadica, ma preparata. Non posso assolutamente dire che abbia creato degli automi, semmai ne critico l’approccio un po’ paesano di cui mi sono reso conto quando mi sono relazionato con coetanei che avevano frequentato un altro liceo classico.

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  2. 🤣🤣🤣🤣 narrabondo! Non succedono solo a te, ne ho avute di prof di italiano che se avessi potuto avrei ammazzato, ma ho avuto anche due prof uomini che sapevano il fatto loro e stimolavano gli studenti e davano loro soddisfazione del fatto che un libro ti può raccontare dei dati di fatto, poi c’è la tua immaginazione! Felice 2020

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  3. Potevi partire con una supercazzola assoluta, io qualche volta l’ho fatto, girando intorno alla domanda per minuti e minuti, senza andare al punto.
    Forse nel tuo caso era davvero impossibile, essendo una domanda troppo precisa che non lasciava scampo alle divagazioni.

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