Gli egizi a Napoli. Una storia d’arte.

La presenza egizia a Napoli, e più in generale in Campania è un aspetto affascinante e spesso sottovalutato della storia artistica della città, che si sviluppa soprattutto a partire dall’età ellenistica e romana. Non si tratta di una “arte egizia” nel senso di produzione autoctona di uno stile faraonico, ma piuttosto dell’influenza dei culti, delle iconografie e degli oggetti egizi sulla cultura e l’arte locale.

Napoli, in quanto porto commerciale e città cosmopolita, fu un crocevia di popoli e culture, e quella egizia ebbe un impatto significativo, soprattutto attraverso la diffusione dei culti misterici (come quelli di Iside e Serapide) e l’importazione di manufatti.


La Presenza Egizia e i Culti a Napoli

Il legame tra Napoli e l’Egitto è profondo e antico:

  • Comunità Alessandrine: Già tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., una comunità di mercanti e marinai egiziani, provenienti principalmente da Alessandria d’Egitto, si stabilì a Neapolis, in particolare nella zona dell’attuale Piazza San Domenico Maggiore. Questa area era conosciuta come “Regio Nili” (quartiere del Nilo) e “Vicus Alexandrinorum” (Vico degli Alessandrini, l’attuale Via Nilo). Questa presenza garantiva un flusso costante di merci, idee e, naturalmente, culti.
  • Diffusione dei Culti Egizi: I culti di divinità egizie, in particolare quelli di Iside (dea madre, protettrice della navigazione e della fertilità) e Serapide (divinità ellenistico-egizia che univa aspetti di Osiride, Zeus e Ade), erano estremamente popolari nell’Impero Romano. Napoli, come città portuale, fu uno dei primi centri in cui questi culti si radicarono e prosperarono. Templi dedicati a Iside e Serapide furono costruiti a Napoli, Pompei ed Ercolano, testimoniando la loro ampia diffusione. Il tempio di Iside a Pompei è uno degli esempi meglio conservati.
  • Amuleti e Pratiche Magiche: Già dalla fine del VIII-VI secolo a.C., si diffuse l’uso di deporre nelle tombe amuleti egiziani, originali o di imitazione, come scarabei, collane, pendagli e statuette di divinità. Questi oggetti avevano un valore magico-protettivo e testimoniano un interesse precoce per la simbologia egizia.

Il Contributo Egizio nell’Arte a Napoli

L’influenza egizia nell’arte di Napoli si manifesta principalmente attraverso tre canali:

  1. Reperti Egizi Originali Importati: Napoli, grazie alla sua posizione strategica e ai rapporti commerciali, ricevette un notevole numero di manufatti egizi originali. Questi non erano solo oggetti di devozione, ma anche status symbol per i collezionisti dell’epoca romana.
    • Statue e sculture: Alcune statue egizie originali, come la celebre Statua del Nilo in Piazzetta Nilo (sebbene restaurata e in parte ricostruita in epoca romana, la sua origine iconografica è chiaramente egizia e simboleggia il fiume sacro), o frammenti di obelischi e sfingi, furono importate dall’Egitto. Questi elementi venivano utilizzati per adornare templi o ville private, conferendo un tocco esotico e di prestigio.
    • Arredi e oggetti di culto: Vasi canopi, amuleti, statuette di divinità (come Iside, Osiride, Horus), sarcofagi e frammenti di papiro con testi funerari (come il Libro dei Morti) giunsero a Napoli e nelle città vicine.
  2. Opere Egittizzanti e Imitazioni: L’interesse per l’Egitto portò alla produzione locale di opere d’arte in stile egittizzante, che imitavano o si ispiravano ai modelli egizi, reinterpretandoli con sensibilità greca e romana.
    • Affreschi: Nelle ville e domus di Pompei ed Ercolano, sono stati scoperti numerosi affreschi con temi egizi o egittizzanti. Si trovano scene nilotiche (con rappresentazioni del Nilo, della sua fauna e flora, e di egiziani intenti in attività quotidiane), figure di divinità egizie o elementi decorativi (geroglifici stilizzati, sfingi, obelischi) inseriti in contesti romani. Questi affreschi erano particolarmente apprezzati in ambienti legati ai culti misterici o semplicemente per il loro carattere esotico.
    • Sculture e bassorilievi: Venivano realizzate sculture e bassorilievi che riprendevano l’iconografia egizia, a volte con un’interpretazione più fluida e meno rigida rispetto agli originali.
  3. Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN): La Seconda Collezione Egizia d’Italia Oggi, la principale testimonianza della presenza egizia a Napoli è la ricchissima Collezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Questa collezione, considerata la seconda per importanza in Italia (dopo quella del Museo Egizio di Torino), vanta migliaia di reperti che coprono diverse epoche dell’antico Egitto.
    • Origini della Collezione: Il nucleo più antico e significativo della collezione proviene dagli acquisti effettuati dalla famiglia Borgia nel XVIII secolo, ma si è arricchita anche grazie a reperti rinvenuti in scavi locali (come quelli di Cuma e Ischia) che testimoniano contatti antichi con l’Egitto.
    • Cosa si può ammirare: Il MANN espone statue di faraoni e divinità, sarcofagi (come il celebre “sarcofago giallo” da Tebe), stele funerarie, frammenti di papiri (incluso un frammento del Libro dei Morti), amuleti, gioielli, vasi canopi e oggetti di vita quotidiana. Questi manufatti non solo raccontano la storia dell’Egitto, ma anche il modo in cui la cultura egizia era percepita e collezionata in Campania.

L’Influenza Duratura

L’influenza egizia a Napoli non si limita all’antichità. Le tracce si possono rintracciare anche in epoche successive, come nell’egittomania dell’Ottocento, che portò alla costruzione di edifici in stile neoegizio (come il Mausoleo Schilizzi a Posillipo, che evoca l’architettura dei templi faraonici).

In sintesi, il contributo egizio all’arte di Napoli non è stato quello di una scuola artistica autoctona, ma piuttosto un’influenza culturale profonda che ha arricchito il panorama artistico della città attraverso l’importazione di opere originali, la produzione di manufatti egittizzanti e la diffusione di culti e simboli che hanno permeato la vita quotidiana e religiosa. La ricchezza dei reperti nel Museo Archeologico Nazionale è la prova più evidente di questo legame millenario tra Napoli e la civiltà dei Faraoni.

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