3 luglio- Olveiroa – Finisterre, 37 km
( L’essenziale è avere in fondo al proprio cuore una grande forza che rianima e spinge avanti, che fa pulsare a forti battiti il sangue stanco, che infonde negli occhi il fuoco ardente e conquistatore – Leon Degrelle)
Sbaglio strada e mi tocca tornare indietro. Tra l’altro la pila mi ha definitivamente abbandonato e, per vedere dove sto andando, devo stare dietro al gruppetto della principessina antipatica. Appena l’alba fa capolino, accelero e lo supero. Prima di Cee inizia a piovere copiosamente, ma fortunatamente ormai manca pochissimo. Alle 12 sono già a finisterre e ritrovo l’amico malesiano che avevo lasciato addirittura ad Hospital de Orbigo. Assieme a lui mi dirigo verso il faro, ma ho fretta e lo perdo. Quando arrivo, lo aspetto e lo cerco, ma non riesco più a ritrovarlo e non posso salutarlo. Sono ufficialmente a finisterre, nel punto più occidentale della Spagna, uno dei confini del mondo e, davanti a me, ovunque mi giri, vedo solo l’ocean. Non posso più fare un solo passo in avanti in nessuna direzione e finalmente realizzo che è giunto il momento di tornare di nuovo a casa.
Non mi resta che aspettare che apra l’albergue municipal, l’unico in cui sia possibile conseguire la “fisterrana”, ossia il documento che attesta il compimento del cammino di finisterra, e poi dovrò seriamente pormi un interrogativo vitale: e adesso?
Mentre aspetto, ritrovo, per l’ultima volta, anche un’altra vecchia conoscenza, ovvero il caro Hugò.
Ormai ci ritroviamo solo quando siamo in fila! Buona fortuna, amico mio! Che il tuo sentiero possa essere sempre in discesa!
Subito dopo, mentre sto aspettando alla fermata dell’autobus per tornare a Santiago, un’altra voce familiare cattura la mia attenzione: è la ragazza brasiliana conosciuta a Sarria.
Quando arrivo a Santiago, è ancora presto – tanto è vero che mi regalo persino un ultimo giro per la città e ho finalmente il tempo di andare a salutare anche San Giacomo dandogli il famoso “abrazo al apostol” – ma ho, ancora una volta, la spiacevole sensazione di non aver fatto qualcosa.
E’ davvero servito questo cammino? Mi ha insegnato qualcosa, mi ha dato certezze o mi ha definitivamente reso un disadattato incapace di vivere la vita vera e di conquistare il pezzo strada che gli spetta? Quando gli ebrei vollero liberare Barabba al posto di Gesù diedero la possibilità all’umanità di essere salvata. Bar significa figlio, mentre abba padre, quindi Barabba è stato il tramite per indicare il sentiero. Spetta a noi saper interpretare i segnali optando per il bivio migliore e non quello in cui ci ritroviamo per caso e per abitudine.
Ora sono cosciente del fatto che sto per accingermi ad iniziare un nuovo cammino, più impervio e lungo, in cui non conterà solo la mia forza di volontà, ma devo ancora capire da che parte iniziarlo. Per un po’ ho pensato di poter cambiare patria, ma, non essendo possibile, devo essere io a cambiare la patria. Peccato deriva proprio da pecus, che significa piede difettoso, piede incapace di proseguire e l’unico modo di correggere questo difetto è proprio camminando.
A proposito, anche stavolta mi ritrovo ad essere insofferente verso Santiago e, con la scusa che domani devo prendere il volo per Barcellona la mattina presto, ho deciso di dormire in aeroporto per anticipare il mio ritorno alla vita vera. Non ha più senso rimanere in città ed è tempo di trovare un ruolo da protagonista altrove. Non voglio fare il replicante, ma scrivere io la trama del mio film.
L’ultimo autobus per l’aeroporto parte alle 0.30, ma io – che mi ero addormentato al seminario Menor e sono in ritardo – nel tentativo di accorciare, sbaglio strada e finisco per perdermi. Non vedo anima viva alla quale chiedere informazioni, così, disperato, urlo ad alcune persone affacciate al balcone se possono indicarmi dove sia la stazione degli autobus. Sono nel panico più totale e proseguo dritto affannosamente finché una voce mi chiama e mi impone di fermarmi. E’ una delle ragazze che era affacciata al suddetto balcone e, avendomi visto sbagliare strada, mi ha rincorso per guidarmi verso quella giusta.
E’ grazie a questa sconosciuta se sono riuscito a prendere per un solo secondo l’ultimo autobus per l’aeroporto della giornata e, anche se ero l’unico passeggero all’interno del veicolo, so che non ero affatto solo e che, alla fine, quando meno te l’aspetti, c’è sempre qualcuno che ti conduce verso la strada giusta.
Ciò che conta, in fondo, è solo camminare.
Il resto, invece, verrà da sé.
Ne sono sicuro.
«Molti uomini hanno vita di quieta disperazione: non vi rassegnate a questo, ribellatevi, non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno. Osate cambiare, cercate nuove strade.»
(dal film “L’attimo fuggente”)
TODOS SOMOS PEREGRINOS!
Todos somos peregrinos, seres en proceso. Debemos marchar con valentía –cada cual a su ritmo personal-, escalar nuestras propias montañas y luchar por un destino que sólo a nosotros pertenece. Yo soy yo, y tú eres tú. A veces parece más seguro limitarse al viejo camino trillado, porque nos sentimos más tranquilos integrados en un rebaño. El “camino menos transitado” siempre parece demasiado arriesgado. Pero todos somos peregrinos, cada cual en marcha hacia un destino personal y propio. Y no hay un único “camino para todos”. Todos hemos sido dotados de un potencial enorme, pero singular. Sin embargo, en nuestra cita con el destino tenemos que aprovechar las oportunidades, correr riesgos, ser rechazados y heridos, ser derribados y volver a ponernos en pie. Debemos aprender a sobrevivir a la derrota.
Los peregrinos tienen que ser ante todo, valerosos y resistentes. En el trascurso de nuestro camino podemos encontrar cosas, personas que nos ayuden a avanzar. ¡Es tan grato encontrar alguien con quien podamos caminar el mismo sendero!.
Marchar con otro hacia la meta es el mayor de los regalos que Dios nos puede hacer.