Chissà – semprechè sia possibile – se chi arriva in piazza Obradoiro proprio all’alba del 25 luglio, cioè nel giorno in cui si celebra il santo al quale noi pellegrini abbiamo chiesto di seguirci lungo il cammino della vita, prova un’emozione più forte e più intensa nel sedersi di fronte alla Cattedrale e godersi lo spettacolo in attesa che spunti il sole. Io, in verità, una gioia più grande non so proprio immaginarla.
Un anno fa arrivai sofferente a Estella nell’albergue in cui oggi l’attuale hospitalero fa sventolare una bandiera del Regno delle Due Sicilie e venni intervistato da una giornalista che mi chiese qual era il mio rapporto con gli altri pellegrini. Le risposi che eravamo come una “famiglia itinerante” che si ritrovava lungo il cammino per condividere gioie e dolori. Ora non farò l’elenco dei fratelli e delle sorelle che ho trovato lungo il cammino, ma voglio comunque ringraziarli per avermi spronato a non mollare nei momenti di maggiore difficoltà. E’ stata proprio la sofferenza a mostrarmi il bene che c’è nel mio prossimo e ad insegnarmi cosa significa essere umili. Un insegnamento che ho portato con me quest’anno quando sono ritornato a Santiago e che mi ha spinto a ricambiare quel bene con ogni mio prossimo.
Ora, in qualche caso e per fortuna non in tutti, ci saranno pure migliaia di km a dividerci, ma sappiate che comunque vi porterò sempre con me. Buen dia del Apostol, fratelli miei.