Che un viaggio in Irlanda non possa essere come tutti gli altri, lo si capisce già durante il volo, allorquando si consideri che – a un’oretta dal decollo – metà dei passeggeri sono già alla loro quinta birra.
Non è uno stereotipo: l’Irlanda sta alla birra come Napoli alla pizza.
E, invero, la famiglia Darcy – nel darmi il suo benvenuto nella terra dei folletti – non ha perso tempo per portarmi direttamente dall’aeroporto al pub e battezzarmi con la Guinness.
Per un mese ho vissuto a casa loro, in via Croydon road, zona est di Dublino, venendo puntualmente svegliato dai gabbiani che, tutte le mattine, fanno un rumore esagerato in mezzo alle casette a schiera con giardino che si ripetono senza soluzione di continuità.
Per raggiungere il centro non mi ci volevano più di venti minuti di traffico sull’autobus 123, dopodiché non mi restava che aspettare Gabriella, Vincenzo, Giovanni, Nicola e Giusy davanti al Mc Donald’s di Grafton street.
Tanto, finivamo sempre per andare a Temple Bar collezionando un pub dopo l’altro.
Giovanni, per risparmiare, scommetteva sempre la successiva birra con un irlandese a caso sfidandolo a finire la birra prima di lui.
E, ovviamente, vinceva sempre.
Non ho mai saputo come si chiami la piazzetta di Temple Bar, so solo che avevo preso l’abitudine di farmi un panino con tutte le schifezze possibili in un negozietto che vi affaccia. Un sabato, alle quattro di notte, iniziammo a cantare assieme a sconosciuti che suonavano la chitarra.
E in quel preciso momento ci sentimmo profondamente irlandesi.
Eh sì, perché l’Irlanda è essenzialmente questo: una umanità diffusa che finisce per essere identità.
E non è un caso che al museo archeologico ( scarso) e alla National Gallery ( bellissima), i cui ingressi sono gratuiti, abbia finito per andarci da solo, mentre per la fabbrica della Guinness e quella della Jameson, entrambe a pagamento, si sia riunito tutto il gruppo.
Per questo motivo, forse, ogni mattina il Trinity College mi osservava con severità mentre passavo davanti alla statua di Molly Malone per andare a O’ Connell street o nei pressi dello Stephen Park assieme a Gabriella.
Diciamola tutta, ci siamo divertiti a giocare a pallone con altri sconosciuti sfruttando uno degli innumerevoli prati che caratterizzano questo paese e, in fondo, ci siamo pure rammaricati di non averlo potuto fare anche davanti al Dublin Castle o alla cattedrale di San Patrick.
Talmente rammaricati che Vincenzo, Giovanni ed io abbiamo finito per ritrovarci allo stadio di Dublino per assistere a Irlanda – Olanda, l’unica partita tra nazionali che abbia visto in vita mia.
Il signor Darcy, per prepararmi al match, mi regalò pure un cappello e una sciarpetta chiedendo alle sue figlie di esibirsi nel soggiorno di casa sua il quel ballo tipico che sembra essere stato inventato dai folletti, ma che bisogna conoscere per essere irlandesi.
Guidare a sinistra, per il resto, non è stato un problema (almeno non per me, visto che non l’ho fatto).
Infatti, dopo essere arrivati Cork in treno, abbiamo noleggiato una macchina e ce ne siamo andati lungo tutta la costa, scoprendo baie fantastiche, in una delle quali ho avuto l’ardire di fare il bagno, strade sconnesse in mezzo al nulla e l’ostello più sporco del mondo.
In quella occasione abbiamo scoperto pure la zuppa di gamberi, ovvero ciò che di più buono (ed economico) è possibile mangiare nei pubs.
Grazie alla macchina siamo poi arrivati davanti alle Cliff of Moher, alle casette colorate di Galway, dove abbiamo alloggiato in un college e abbiamo giocando a ping pong, e ci siamo imbarcati per una delle isole Aran, le isole in cui il sole non spunta mai
E, per questo, mentre io ho perlustrato buona parte dell’isola in bicicletta e sotto la pioggia, i miei compagni di viaggio si sono dati alla macchia riparandosi in un pub davanti ad un camino (ad agosto!)
No, l’Irlanda non è un posto qualunque.
Qui anche il sole preferisce starsene rintanato nel pub.
[…] rispetto alla stessa Lisbona. . E’ un posto magico, con una scogliera imponente che ricorda quelle dell’Irlanda più selvaggia ovvero l’isola di Wight. Le raffiche di vento sono così intense da sembrare […]
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[…] ultimamente sento la necessità di tornare in Irlanda e di rivivere uno dei viaggi più belli della mia vita, viaggio che feci assieme ad una scombinata […]
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Bellissima l’irlanda…. e tutta la poesia che si ciela dietro… le storie gli gnomi… ehehegheheeh l’adoro
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Storie?
Vedi che esistono veramente. Ogni tanto spuntano dove meno te l’aspetti 🙂
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Beh allora devo tornarci.. e verificare 😉
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bellissimo racconto… sono stata a Dublino qualche anno fa ma ora mi hai fatto venire voglia di girare tutta l’Irlanda!
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L’Irlanda è magica, credimi
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Grazie per questo racconto… E anche le foto rendono giustizia al luogo.. 🙂
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Ciao Fabio.
Detto da te è un grande complimento 😛
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