Riders – tutele e prospettive.

  • I riders chi sono ?

Negli ultimi mesi si sta molto discutendo della figura dei riders e, in particolare, delle tutele da accordare ai riders. Questa figura atipica ha infatti sconvolto la distinzione classica tra lavoratori autonomi da una parte e lavoratori subordinati ( e parasubordinati ) dall’altra.

Il boom delle app che consegnano cibo ( just eat ,deliveroo, glovo, foodora, uber eats e chi più ne ha più ne metta ) ha  infatti soppiantato il vecchio metodo delle consegne a domicilio – per le quali bisognava fare una telefonata – per dare impulso a figure professionali che che il legislatore ancora non ha saputo regolamentare. Alla fine non sono altro se non una evoluzione dei vecchi pony express limitatamente alla consegna di cibo.

Essendo i riders pagati a cottimo ( cioè a consegna), non essendo sottoposti ad un orario di lavoro, non essendo soggetti alle direttive e al potere sanzionatorio del datore di lavoro ( ma solo a quello di controllo) ed essendo totalmente liberi nell’accettare o meno una proposta di incarico sono infatti sempre stati considerati lavoratori autonomi.

  • I riders sono lavoratori subordinati ?

Ultimamente però, soprattutto in seguito ad alcune pronunce della Corte di Appello di Torino, si è iniziato a dibattere più seriamente sulla natura ibrida del riders. Da ultimo la Corte di Cassazione – invero con una decisione molto opaca – ha riconosciuto che limitatamente all’aspetto retributivo i riders vadano considerati lavoratori subordinati con conseguente applicazione del contratto collettivo nazionale di categoria. Cosa significa? Significa che i rideres, pagati a cottimo X euro per una consegna, potranno chiedere alle società per cui operano le differenze retributive a loro spettanti secondo quanto statuito dal CCNL.

  • I riders, tutele e prospettive.

E poi? Gli  spetteranno gli altri diritti di un lavoratore subordinato? Ovverosia: diritti previdenziali, ferie, malattia…straordinari, paga maggiorata per lavoro notturno. ? Per ora no. Come si può riconoscere uno straordinario a chi non ha un orario di lavoro ( almeno formalmente),  come si possono riconoscere dei diritti previdenziali a chi non è iscritto presso alcun istituto? Come si possono riconoscere le malattie e le ferie se ci si può assentare quando si vuole ( esattamente come ogni lavoratore autonomo)? E’ chiaro però che in giurisprudenza, caduto un primo muro, se ne vorranno abbattere altri.

Ciò fermo restando, a parer mio, la questione tuttavia non può e non dovrebbe proprio porsi. Invece il legislatore ha  deciso di indirizzare il futuro dei riders sempre più verso il lavoro subordinato con un provvedimento che  spiegherà i suoi effetti nel novembre 2020.

In effetti era necessario che il legislatore intervenisse con una disciplina equilibrata e ponderata  ( ma quello attuale ne può mai essere  capace?) per cercare di prevenire il prevedibile colpo di mano, frutto della fantasia, di una giurisprudenza troppo ondivaga.

Invece – dicevo – il colpo di mano l’ha fatto il legislatore approvando un provvedimento che in sintesi triplica i costi del lavoro e che, siccome il consumatore non sarà disposto a sopportare ( o siete disposti a pagare 10/15 euro per la consegna di una pizza?), pone seri rischi sulla stessa esistenza dei riders.

Finirà infatti per spingere le società coinvolte – tutte straniere – a fare i bagagli per andare altrove. Oppure a obbligarle a selezionare meglio gli operatori.

Infatti un legislatore, nel  totale deliro e inconsapevole del fatto che in Italia tutto ciò che è privato non riesce a sopravvivere, ha previsto una serie indefinita di oneri ( previdenza, assicurazione, retribuzione maggiorata, etc)  che solo un ministro che non ha mai lavorato in vita sua poteva pensare di introdurre. Per rendersene conto consiglio questo articolo molto semplice e schematico della leggepertutti

Il legislatore  però si è dimenticato di occuparsi di due aspetti fondamentali che invece interessano:

  1. che struttura societaria hanno deliveroo, glovo, foodora e just east? Sono solo app, aziende virtuali, o è necessario obbligarle per leggere ad avere una struttura amministrativa in italia? Per me il discorso andrebbe affrontato;
  2. Quante tasse pagano queste società? Chi controlla i loro introiti, come si fa ad accedere ai loro dati, che potere ha? E’ giusto che queste società operi sul mercato italiano attuando una concorrenza sleale verso chi è soggetto al   sistema fiscale criminoso del nostro ordinamento? Così si ammazza ancora di più la nostra impresa e si fa la felicità di aziende estere che fanno profitti in Italia senza dichiarare con trasparenza a quanto ammontano. Anche questo discorso uno stato serio e un legislatore con un  curriculum diverso da chi ha fatto il bibitaro allo stadio San Paolo lo affronterebbe.
  • I riders e la sicurezza. Sono un pericolo ?

Una regolamentazione della figura del riders, tra l’altro, sarebbe  altresì necessaria in un’altra ( non meno importante) prospettivi : i riders sono pericolosi per se stessi, ma anche per chi si imbatte in loro!

Innanzitutto di sera corrono come i pazzi sui motorini, spesso tra loro in fila, commettendo una serie sterminata di infrazioni: salgono sui marciapiedi, violano ZTL, percorrono strade in  controsenso. Tutto, come già detto, alla massima velocità perché più consegne fanno e più guadagnano.

Non sarebbe forse il caso di incentivare questo sistema schizofrenico che è pericoloso per loro, ma anche per chi si imbatte a loro ( a piedi o su un mezzo meccanico)?  Lo scrivo perché sotto casa mia di sera sembra di stare su una pista e in una occasione…mentre camminavo a piedi su un marciapiede, mi sono trovato un rider quasi addosso. E’ tollerabile?

  • Riders e l’igiene. Quali controlli? 

C’è poi un altro aspetto da considerare: chi controlla l’igiene? In un paese in cui, se ti dimentichi mezzo limone nel frigorifero, rischi di trovarti coinvolto in un blitz dei NAS, i riders sfuggono a qualsiasi forma di controllo. Chi controlla che quei borsoni siano lavati e tenuti immuni da sporcizia, chi controlla che nessuno sputi nella pizza?  La pulizia, di atto, è lasciato al senso di responsabilità di ciascun rider. Di fatto è gravissimo. E’ quindi necessario obbligare – questo sì! – le società datrici di lavoro ad organizzare sistemi che garantiscano di igiene, magari – stavolta sì! – per il tramite di lavoratori subordinati che quotidianamente diano una lavata a quei zaini che trasportano cibi grassi e unti di ogni tipo ( al rider mica chiediamo l’insalata?)

  • Quanto guadagna un rider ? 

I riders, a differenza di quel che si pensa, non sono affatto degli sfruttati né dei poveracci. Chi corre guadagna! Il guadagno di un rider ovviamente dipende anche dalla città e dalla zona in cui lavora. In una città pianeggiante , senza traffico  in cui non c’è molta concorrenza si possono superare i 3.000 euro mensili ( ovviamente sottraendo le spese per benzina, usura del mezzo ed eventuali danni a persone e cose).  Proprio a Milano ci sono molte testimonianze che rivendicano questi importi.  I più però guadagnano molto meno tra i 1.2000 e gli 800 euro ( e sinceramente non è affatto male in ogni caso) . Per ogni consegna infatti  l’azienda riconosce circa 6-9 euro lordi e poi va considerata  l’eventuale mancia. Diciamo quindi che se nell’arco di una giornata piena si riescono a fare 15 consegne il guadagno può essere più che soddisfacente.

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Un commento

  1. Mah, a me preoccupano molto, per la loro salute innanzitutto.
    Tentando di consegnare nel minor tempo possibile, si assumono rischi (per se stessi e per gli altri) che io personalmente non mi assumerei mai.
    Non saprei come, ma è un ambiente che va regolamentato (come è giusto che sia, come per ogni attività umana lavorativa o meno) e costerà di più… pazienza.
    Ma non è che per 1-2 euro in più, si deve rinunciare alla sicurezza.

    IMHO

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