Arrivo a Breslavia

Dresda, Praga e Breslavia distano tra loro un paio d’ore di macchina. Ciò nonostante l’atmosfera muta radicalmente in ciascuna città giustificando la loro appartenenza a tre stati diversi.

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Con specifico riferimento alla mia prossima meta va  subito detto che  Breslavia o – che dir si voglia – Wroclaw è una città giovane  Talmente giovane che io mi sento stravecchio. Pare che  su 600mila abitanti più dei due terzi  sia sotto i venticinque anni. Epperò il mio primo impatto con la Polonia non è dei migliori. Quando esco dalla stazione ferroviaria ho, infatti, la netta sensazione di essere sbarcato in una delle classiche città degradate dell’ex Unione Sovietica che ancora non hanno visto che il sole  non sorge ad est. La mia prima impressione, tuttavia, si rivela ben presto del tutto sballata. Wroclaw è, infatti, una città il cui Pil cresce alla velocità di un razzo e che, sfruttando la vicinanza con la Germania, riesce ad attrarre imprese e investimenti da tutto il continente. Il centro storico è molto piccolo e, tutto sommato, non eccezionale. La piazza del Mercato ( Ryniek ) ospita i  soliti mercatini di Natale  e la casa comunale fa da sfondo ad una giostra montata per l’occasione. Vorrei cenare qualcosa, ma non so a che sistema posso ricorrere per tradurre le pietanze che vorrei ordinare. Mi avvicino, pertanto, ad un chioschetto e chiedo la prima cosa che sembra avere un nome per me pronunciabile. Purtroppo però la mia scelta non si rivela fortunata e conseguentemente mi tocca mangiare della carne accompagnata da una orribile salsetta di cui disconosco gli ingredienti. Di Wroclaw apprezzo molto “l’isola” al centro del fiume con le sue enormi Chiese tutte concentrate.  Mi piacciono nella loro tetra imponenza. Benché sia sera, le Chiese sono ancora tutte aperte e piene di persone – soprattutto ragazzi – che partecipano alla messa infrasettimanale. Del resto  non può essere un caso se un grande papa come Giovanni Paolo II si è formato in questo paese.

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Dopodiché la mia visita prosegue all’interno dell’università. Qui l’atmosfera è quasi ottocentesca e uno dei custodi intavola con me una piacevole conversazione divertendosi ad illustrarmi i nomi di tutti i musicisti che sono passati per la sala dei concerti.

Infine, prima di ripartire, vado a visitare il “panorama raclawice”, un enorme dipinto molto particolare che permette all’osservatore di entrare a far parte della battaglia ivi rappresentata. Il dipinto è, infatti, posizionato ai lati a trecentosessanta gradi, mentre le perone lo guardano girandoci attorno. Rappresenta l’insorgenza dei Polacchi contro i Russi quando c’era ancora lo Zar ed originariamente era conservato a Leopoli. Quando fu realizzato, probabilmente l’artista ignorava che – dopo qualche decennio – i sovietici avrebbero trasformato la Polonia in un loro satellite e che quest’ultima avrebbe perso Leopoli per sempre.

BRESLAVIA: VOTO 7

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