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A tutto pulpo!
Abbandoniamo Portomarin quando è ancora buio.
Per me percorrere il cammino quando non si sa bene cosa c’è attorno è qualcosa di affascinante, per un Pilar un modo per evitare il sole che picchia sulla testa. A Gonzar ci fermiamo a fare colazione in tutta tranquillità e, mentre Pilar riprende a camminare, io mi soffermo per un’altra ventina di minuti approfittando del wifi del bar: non l’avessi mai fatto! Pilar è una persona che viaggia ad una media di 6 km/h e darle venti minuti di vantaggio significa dover letteralmente correre per raggiungerla.
Per questo mi trovo a superare in poco tempo decine, se non centinaia, di pellegrini che mi guardano perplessi: la verità è che abbiamo fretta, perché oggi vogliamo fare 40 km e arrivare a Melide per mangiare il pulpo a la feria di Ezequiel.
Prima però ci godiamo la tappa e gli “odori” della campagna galiziana.
Ora in una di queste campagne odorose, precisamente a Ligonde, esiste “la Fuente del peregrino”, un piccolo albergue gestito da volontari evangelici in genere statunitensi. Per l’atmosfera che si respira non possiamo non fermarmi con la scusa di un timbro sulla credenziale. In questo stesso posto ho vissuto in passato una delle mie più belle esperienze del cammino e anche in questo caso l’accoglienza non è da meno .
Un’oretta dopo,a Palas de Rei, facciamo un altro bell’incontro. Pilar, infatti, si ferma a parlare a lungo con Jesus, un missionario che ha trascorso otto anni della sua vita tra San Salvador, Nicaragua e Costa Rica. Prima di lasciarci ci chiede in che città siamo diretti, poi – intendendo i nostri propositi gastronomici – ci scrive di sua iniziativa un bigliettino di raccomandazione per la proprietaria della pulperia: “signora Mercedes, tratti bene questi pellegrini”.
Ecco, sono questi semplici gesti a rendere il cammino qualcosa di magico e Pilar, nel trasformarsi da turigrina in pellegrina, sembra già essersene resa conto in soli due giorni.
Intanto proseguiamo, ma i primi trenta chilometri iniziano a farsi sentire. Un po’ mi sento in colpa ad aver forzato la mano di Pilar, ma non potevo farne a meno. Per questo, nel fare gli ultimi sei chilometri, decido di “rubarle” lo zainone e portarlo in sua vece per un po’.
Sennonché Pilar è una persona particolarmente orgogliosa e, senza troppe storie, se lo riprende subito dopo nemmeno un paio di chilometri.
E, del resto, ignora che io non ho fatto altro che restituire ciò che il cammino mi ha dato in passato, quando io – in difficoltà – venni aiutato proprio da Lourdes e Cesar ( gli sposi!) che non volevano che rimanessi indietro.
E’, quindi, nel pensare ai corsi e ricorsi storici che decido di iniziare correre per vedere se ci sono ancora posti liberi all’albergue municipale.
Non so da dove mi venga tutta questa fretta e tutta questa voglia di correre, ma è un periodo in cui non ho voglia di lentezza e desidero solo lasciarmi tutto e tutti dietro: i panorami, anche quelli più belli, alla fine diventano tutti noiosi se ti rendono impossibile ogni cambiamento.
Matrimonio a Santiago de Compostela
Portomarin – Melide – tappa n. 2
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dei ragazzi che hanno fatto il cammino in un paese vicino al mio hanno aperto una pulperia come quelle di melide…. si sono innamorati di questa cittadina e del suo piatto tipico!
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Una idea davvero originale, anche se il polipo – secondo me – va cucinato secondo le tradizioni locali.
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