( Le isole isole fluttuanti degli Uros sul lago Titicaca – viaggio in Perù – cap. 7)
“Puno, Puno, Puno”.
Quelle maledette urla della stazione di Arequipa non hanno ancora smesso di sibilare nelle mie orecchie.
In verità il Perù mi sta debilitando lentamente e il raffreddore che mi ha catturato a Huacachina non mi ha ancora lasciato libero.
Quando arriviamo a Puno non ci ha ancora salutato l’alba, ma siamo subito intercettati da un tizio che chiamano el indio grande che ci invita a seguirlo per venderci il suo bel pacchetto per il lago Titikaka.
Anche questa volta Lalli si occupa delle trattative in qualità di scafata negoziatrice.
E’ convinta di non aver concluso un buon affare, ma 70 soles/20 euro per due giorni tutto compreso è un prezzo “quasi per peruviani”, dunque ottimo.
Comunque a Puno, almeno per il momento, non ci mettiamo manco piede e dalla stazione degli autobus arriviamo direttamente al porto per imbarcarci.
Purtroppo siamo parte di un tour organizzato, cosa che odio, ma da queste bisogna fare per forza così.
Eppoi il nostro gruppo è davvero pieno di persone interessanti.
La guida si chiama Bruno ed è un signore molto singolare che ripete sempre lo stesso concetto per quattro o cinque volte. Sia il suo inglese che lo spagnolo sono molto eccentrici. Ciò nonostante è una persona molto disponibile e ogni volta che deve scattare una foto invita a ripetere il nome di un alcolico in luogo del solito cheese: il whisky e la chicha morada sono evidentemente le sue bibite preferite.
Ed è forse per via di un omaggio al suo tasso etilico che battezza la nostra compagnia con il nome di “grupo feliz de Bruno”.
Ora, diciamolo, noi teoricamente siamo su una barca considerata veloce sul lago di Titicaca, ma se usassimo i remi in luogo del motore andremmo di sicuro più veloci.
Il Titicaca, come è noto, è nel mondo il lago navigabile che si trova alla maggiore altitudine ( 3.812 metri sopra il mare) con una profondità che in certi punti sfiora quasi i 300 metri. Insomma siamo in presenza di un mare, un mare che ha dato origine a buona parte dei miti inca.
Titi caca, infatti, letteralmente significa “puma grigio” e, secondo la leggenda, è da qui che, inviato dal dio sole, emerse l’imperatore inca Manco Capac ( detto cap ‘e bomba ) prima di andare a fondare Cuzco.
Si tratta, tuttavia, di un mare diviso tra Perù e Bolivia.
Essendo quindi una terra di confine, la frontiera finisce così per essere un finzione burocratica che non è avvertita affatto da chi vive da queste parti: gli abitanti del lago si sentono, infatti, parte dello stesso popolo e considerano La Paz la loro capitale comune.
La traversata, tuttavia, pur essendo lunga e defatigante, non è priva di colpi di scena.
Il primo è su una delle isole degli Uros.
Chi sono gli uros?
Sono i discendenti di una popolazione pre-inca che, siccome rischiava di vedersi fare la pelle dagli Inca, decise di abbandonare le sponde del lago e di costruirsi delle isole artificiali con le canne di totora ( una pianta molto diffusa qui, ndr) in cui nessuno potesse andare a disturbarli.
Per questo oggigiorno queste isole sono dette “fluttuanti” in quanto, come è evidentemente logico, salgono e scendono seguendo il livello del lago.
Ora vivere su un’ isola fluttuante ha diversi vantaggi:
non si paga l’Ici, c’è l’aria buona e volendo si possono salpare le ancore spostandosi con tutta l’isola.
Sennonché ci sono anche degli inconvenienti non da poco:
andare a scuola, ad esempio, è un bel problema. E tralasciamo il fatto che a 20-25 anni si iniziano a perdere tutti i denti: di specialisti qui – stiamo parlando di una chiatta che non supera i cento metri quadrati – non ce ne sono molti.
Eppure c’è gente che continua a viverci, dimorando in una capanna esposta alle intemperie e parlando una lingua tutta sua.
Intendiamoci, non è gente povera: il business dei turisti rende bene, forse anche troppo, rendendo pigra l’arguzia.
Epperò c’è qualcosa che non mi quadra, qualcosa che rende poco verosimile la genuinità di quanto ci viene raccontato:
gli inca non esistono più e continuare a vivere nel 2015 su una chiatta volante è da fessi.
Sennonché gli uros tanto fessi non mi sembrano, anzi sono piuttosto furbi nel venderti un giretto in barca e a far cantare i bambini in ben cinque lingue diverse. Qui troppe cose non tornano sinceramente e sia io che Lalli non possiamo fare a meno di ragionarci su:
vuoi vedere che credono che ad avere l’anello al naso siamo noi?
[…] SE VOLETE, POTETE LEGGERE CIO’ CHE SCRISSI QUI […]
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un’isola fluttuante, roba da non crederci
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A Pechino express hanno fatto vedere queste popolazioni degli uros. nel cercare informazioni sono arrivato al tuo blog…..e mi sono appassionato a leggerti. bravo
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Non ti fermare, non vedo l’ora di leggere il resto del racconto.
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Affascinante la storia degli uros….grazie per avercela fatta sapere
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Grazie a te
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Deve essere davvero affascinante arrivare in una terra di confine come è il titicaca.
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interessante e anche divertente… mi piace! La tua compagna di viaggio è bella agguerrita… ma fa bene! Non siamo gringos, ripeto sempre…
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Agguerritissima e senza pietà alcuna. A volte ho dovuto salvare i poveri peruviani indifesi 🙂
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Ciao Anna!
I peruviani sono dei furbacchioni e tentano sempre di farti pagare di più rispetto al dovuto, quindi tratta e non cedere mai subito al primo prezzo che ti sparano. Ovviamente ci sono città più tranquille, come Cuzco e Arequipa, ed altre che esigono maggiore attenzione. In particolare bisogna essere molto cauti a Ica, Pisco, Nazca e ovviamente Lima!!!!!!
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Che bel post! Andrò in Perù fra meno di un mese e il lago Titicaca è sicuramente fra le mete da visitare! Come hai trovato il Perù per quanto riguarda la sicurezza? Pieno di borseggiatori imbattibili o basta stare attenti come ovunque? 🙂
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