Domanda: avete mai visto un Vescovo magro?
Io non so nemmeno immaginarmelo.
Per questo motivo, quando mi è stata offerta l’opportunità di andare a fare visita al ristorante “Cantina del Vescovo” a Nocera Inferiore, mi sono da subito dimostrato entusiasta ritenendo così di poter arrotondare ancora di più la mia debordante pancia.
Appena entrato il locale ha immediatamente rivelato la sua elegante sala e una bella personalità.
Ci sono persino delle vere e proprie opere d’arte in sughero – che riproducono alcuni monumenti italiani – realizzate dal padre dei proprietari e una splendida cantina del ‘600 che dà un senso alla tipologia di ristorante che “La cantina del Vescovo, già a partire dal nome, ha deciso di essere.
Il menù, sebbene molto ricercato, è evidentemente attento alla stagionalità dei prodotti e alla particolarità degli accostamenti.
Prima di scegliere cosa ordinare, va infatti studiato minuziosamente valutando l’interesse per accostamenti sì arditi e mai banali, ma comunque assennati.
Per iniziare, ovviamente, c’è l’antipasto.
Anzi c’è l’entrée gentilmente offerta, dopodiché ci si può fiondare su gustose pietanze tipiche della nostra Campania e, in particolare, dell’agro-nocerino-sarnese.
E, invero, proprio in virtù del rispetto per la stagionalità di cui ho scritto poc’anzi, va considerato che questa recensione è stata scritta in inverno.
Cosicché nella parmigiana servita con l’antipasto – assieme alle frittatine e a deliziose, davvero deliziose pizzette montanare – non ci troverete mica le melanzane, ma il finocchio. L’avete mai mangiata la parmigiana con il finocchio? Io, prima di andare alla Cantina del Vescovo, mai in vita mia e devo dire che è davvero spettacolare.
Poi ci sono le polpettine, una prelibatezza il cui sugo va fatto scomparire doverosamente con la scarpetta.
Relativamente ai primi, io ne ho assaggiati 3 ( e li citerò in ordine di gradimento): ravioli con salsiccia secca nera, ravioli con zucca, patate e speck, nonché orecchiette con ceci e funghi.
Poi ho divorato un controfiletto ripieno di verdura con fonduta coi controfiocchi.
Credetemi se vi confido che la carne profumava.
Ciò detto, se riuscissi a perdere anche quel poco di pudore che mi rimane, avrei proseguito volentieri sia con lo stoccafisso e il baccalà fritto sia che con l’agnello piuttosto che la trippa con polenta ( oltre, ovviamente, ai dolci fatti in casa).
Ormai, quando trovo qualcosa che mi piace veramente, non riesco a percepire più il senso di sazietà!
At last but not at least qualche parola senza retorica voglio spenderla per il servizio.
Fa davvero piacere essere “serviti” ( recte accolti) con la cordialità e l’entusiasmo che ho riscontrato. Se io gestissi un ristorante, probabilmente mi scoccerei di ripetere ai clienti sempre le stesse cose, invece qui ho notato esserci il piacere di raccontare cosa fanno. I proprietari si fanno letteralmente in 4 per mettersi a disposizione e sanno consigliare perfettamente quali vini prendere per accompagnare il pasto.
Insomma, la cantina del Vescovo è davvero un bel posto e non posso fare a meno di consigliarlo.