Diario della via francigena. Da Radicofani a Bolsena

  • Radicofani – Acquapendente, 24 km

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La bellissima Radicofani.

Radicofani non finisce di sorprendermi nemmeno da lontano. La lunga discesa sulla strada bianca che percorre la valle e mostra il monte Amiata non smette mai di essere sorvegliata dalla bella rocca di Radicofani che anche a 8/9 km di distanza è perfettamente visibile. Qui, dopo ben due ore in solitaria caratterizzati solo dai rumori della natura, vedo improvvisamente passare due camionette dell’esercito e due dei carabinieri. Chissà cosa stavano facendo!

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Sto per lasciare la Toscana e entrare nel Lazio

A Ponte a Rigo un bivio permette di scegliere due percorsi diversi: uno che va Proceno, l’altro più breve. Io, che sono sempre dolorante, non esito a scegliere quello più “breve”, un percorso che però è caratterizzato dal passaggio lungo la Cassia e che, salvo rari deviazioni su sterrati, è molto fastidioso anche per la presenza di macchine e autocarri che passano a tutta velocità. Lungo il percorso supero anche le due signore di Trento, dopodiché entro ufficialmente nel Lazio e devio verso Acquapendente.

Il caldo – nemico numero uno dei pellegrini – rende questo percorso veramente impegnativo e mi rende pietoso alla vista di una fontanella che dà avvio all’ultimo strappo di due chilometri che porta ad Acquapendente.

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La “strada bianca”  che dalla Toscana conduce al Lazio

 

Dopo aver affrontato anche quest’ultima salita, il saluto di Acquapendente non è dei migliori: il sentiero è pieno di oggetti abbandonati e per certi versi anche pericoloso per la presenza di animali in libertà.

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Ultimo tratto toscano

E’ assolutamente vergognoso che il comune di Acquapendente non ripulisca il sentiero e faccia camminare in questo schifo! Gli ultimi metri poi, per quanto mi riguarda, sono davvero da libro cuore: prima mi fermo davanti ad una fontanella ( su cui c’è scritto “acqua non potabile” e davanti alla quale, mentre bevo per fortuna altra acqua dalla borraccia, nessun abitante del paese mi avverte di non bere), dopodiché “oltrepasso” l’ospitale e finisco altrove.  Ad Acquapendente però,per fortuna, trovo una farmacia, dopo 4 giorni finalmente ho modo di curarmi!  Questo piccolo centro, per il resto, ha una bella piazza dominata dalla Casa Comunale e delle belle fontane monumentali che la rendono molto caratteristica. Si sente però che siamo nel Lazio e, a differenza della Toscana, il cammino è già meno “vissuto”….e considerato.  Ciò è palpabile anche al ristorante Toscana dall’Aldina, in cui – da pellegrino – mi sento fuoriluogo.

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Acquapendente è un borgo pieno di sorprese
  • Acquapendente – Bolsena, 23 km

Ad Acquapedente vi è anche una Basilica con all’interno una cappella che ricostruisce il Santo Sepolcro, ma non ho modo di vederla in virtù degli orari non da pellegrino.  L’uscita da Acquapendente, per il resto, non è molto avvincente e per 8 km, fino a San Lorenzo, è caratterizzata da asfalto e macchine a tutta velocità. Dopodiché si percorre il cratere del lago di Bolsena lungo un saliscendi sterrato e scorsi malinconici che si susseguono fino a Bolsena.

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Lungolago con il porto a Bolsena

Qui, proprio qui, le nuvole iniziano a farsi davvero pesanti e mentre sono sul lungolago la pioggia cade copiosa inducendomi a coprire il mio zaino e indossare il mio kit anti-pioggia prima di trovare riparo in un bar.  Dopodiché entro da un giornalaio, in cui mi diverto a ascoltare il simpatico chiacchiericcio politico per il governo che ancora non si forma e – senza nemmeno visitare il Castello di Bolsena – sono costretto, a causa delle condizioni climatiche ostili, a prendere subito l’autobus per Viterbo.

  • Viterbo – Roma

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    La bella Viterbo

Viterbo – una città che conosco già – è  celebre per essere stata sede papale  e per aver dato i natali a Santa Rosa. E’ tra l’altro proprio all’interno della Chiesa di Santa Rosa che mi commuovo e do pieno senso al mio cammino. Dopodiché visito con calma il centro storico con il palazzo e la loggia dei Papi, il quartiere di San Pellegrino e la Chiesa di San Lorenzo.

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piazza di Spagna a Roma

Qui mi tocca pure rimproverare un ragazzino – purtroppo per me campano – che urla e che, con inconsapevole blasfemia, getta acqua Santa sui compagni di classe. Infine vengo fermato da un passante, un appassionato di cammino con cui, per quasi un’ora, scambio riflessioni che solo l’esperienza pellegrina permette di fare. Di costui non saprò mai il nome, ma devo ammettere che mi ha allietato la giornata prima di prendere l’ultimo autobus della giornata, quello per Roma. Una volta nell’Urbe, precisamente a piazza del Popolo, mi trascino lentamente fino a piazza di Spagna, poi mi siedo sulla sua celebre scalinata assieme al mio zaino, osservo la piazza per un’ora, infine concludo che il cammino è finito troppo presto!

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