Quando imparai a distinguere la destra dalla sinistra.

‘O ciuccio non era affatto un tipo tenero e infatti si portava appresso questo soprannome fin da ragazzo per via della sua testa dura.  Una  volta, nell’eseguire un esercizio in palleggio con terzo tempo a canestro,  da  mancino  mi venne naturale andare a sinistra anziché a destra e ‘o ciuccio decise di insegnarmi la differenza tra destra e sinistra a suon di urla.

Ne rimasi traumatizzato, ma almeno mi servì: pensate che guaio se, da mancino, avessi iniziato a guidare a sinistra!
‘O ciuccio però non era nemmeno autoreferenziale.

Stava perennemente sul campo e  supervisionava  ogni attività, ma non era mai al centro della scena.

Si occupava  infatti essenzialmente di tenere in piedi la baracca riscuotendo le rette e pagando le bollette, ma lasciava piena autonomia a tutti gli appassionati senza immischiarsi mai nelle scelte di tecnici e nelle cose della squadra dei grandi.

Non ha mai allenato da quando ho messo piede su quel campo. Eppure ogni volta che l’allenatore della squadra dei bambini mancava, c’era lui a sostituirlo. E così dovevamo fare esercizi ordinati tutti in fila e senza ammutinamenti, altrimenti c’era il rischio di beccarsi un urlo che sarebbe rimasto nella storia.

Lui è stata la prima persona che ho incontrato su un campo di basket. C’era infatti proprio lui  a registrare i miei dati quando   mamma acconsentì alla mia iscrizione al minibasket e cercavo di armeggiare con i palloni.

Nella vita aveva fatto il maestro elementare e per questo noi della nuova generazione lo chiamavano professore. Pensate che strazio se avessimo osato chiamarlo anche noi ‘o ciuccio, magari maestro ciuccio!

Per anni è stato una presenza fissa. Sbirciava gli allenamenti mentre sbrigava le faccende burocratiche al tavolino, guardava le partite dalla porta trasparente e  chiedeva  in maniera discreta a chi conquistava la sua fiducia se andava tutto bene.  Non so quanti anni avesse. Per me ne aveva 300, forse 400 già 25 anni fa.

E, quando ho smesso di giocare a basket,  ha continuato a stare lì senza mancare mai.

Non saprò immaginare quel campo senza di lui.

basket1

 

 

 

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