Artisti napoletani del ‘700

Napoli nell’Arte del Settecento: L’Età dell’Oro tra Illuminismo, Regge Reali e Rivoluzioni Estetiche

Il Settecento è per Napoli un secolo di straordinario fermento artistico e culturale, un vero e proprio periodo d’oro che la vede affermarsi come una delle più grandi capitali europee. Sotto la dinastia dei Borbone, la città vive una rinascita politica, sociale ed economica che si traduce in un’esplosione di creatività in ogni campo artistico. È un’epoca in cui l’Illuminismo porta nuove idee, le scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano rivoluzionano il gusto, e la città si arricchisce di capolavori architettonici, pittorici e scultorei che ne testimoniano la grandezza.

Questo secolo è un ponte tra la sontuosità drammatica del Barocco e la ricerca di equilibrio del Neoclassicismo, un periodo di transizione e al contempo di affermazione di uno stile peculiare, che mescola la grazia rococò con la ricchezza decorativa e un’innata teatralità.


Architettura e Urbanistica: La Grandezza dei Borbone

Il Settecento è il secolo delle grandi committenze reali, che trasformano il volto di Napoli e del suo regno. I Borbone, in particolare Carlo III e Ferdinando IV, ambiscono a creare una capitale che possa competere con le altre corti europee, chiamando a Napoli i migliori architetti del tempo.

  • Luigi Vanvitelli (1700-1773): È senza dubbio la figura più imponente dell’architettura napoletana del Settecento, e uno dei maggiori architetti italiani di tutti i tempi. Il suo capolavoro, la Reggia di Caserta, è il simbolo della magnificenza borbonica. Concepita per rivaleggiare con Versailles, la Reggia è un esempio sublime di architettura tardo-barocca che già guarda al Neoclassicismo. Vanvitelli progettò un complesso monumentale, con un palazzo immenso, giardini sontuosi (con fontane ispirate a quelle di Roma), e un sistema idrico e viario innovativo. A Napoli, purtroppo, molti dei suoi progetti rimasero su carta, ma il suo impatto fu enorme. Contribuì anche al design dell’Acquedotto Carolino, un’opera ingegneristica maestosa.
  • Ferdinando Fuga (1699-1782): Architetto fiorentino attivo a Napoli per decenni, Fuga fu un altro protagonista della scena borbonica. A lui si devono opere imponenti e funzionali, come il Real Albergo dei Poveri (o “Serraglio”), un gigantesco edificio settecentesco destinato all’accoglienza dei poveri del regno, esempio significativo di architettura di pubblica utilità e di monumentalità razionale. Progettò anche l’ampliamento e la sistemazione del Real Albergo dei Cavalieri di Malta (oggi Palazzo Fuga) e il cimitero di Santa Maria del Pianto.
  • Giovanni Antonio Medrano (1703-1760): Architetto palermitano, è noto principalmente per aver progettato, insieme ad Angelo Carasale, il Teatro di San Carlo (inaugurato nel 1737). Fu una rivoluzione per l’epoca, con la sua rapida costruzione e la sua grandiosità, simbolo dell’ambizione di Carlo III di fare di Napoli una capitale musicale d’eccellenza. Medrano lavorò anche a diverse chiese e palazzi cittadini, contribuendo al nuovo volto barocco-rococò della città.
  • Urbanistica: Il Settecento vide importanti interventi urbanistici. Oltre ai grandi complessi come l’Albergo dei Poveri, si lavorò alla creazione di nuove vie e piazze, e alla sistemazione del waterfront, cercando di modernizzare e rendere più funzionale la città, mantenendo però la ricchezza ornamentale tipica del gusto locale.

Pittura: Dalla Tradizione Barocca al Rococò e al Neoclassicismo Nascente

La pittura napoletana del Settecento è estremamente vivace, ereditando la lezione dei grandi maestri del Seicento (come Luca Giordano) e aprendosi a nuove influenze europee, in particolare il Rococò e i primi segnali del Neoclassicismo.

  • Francesco Solimena (1657-1747): A cavallo tra Seicento e Settecento, Solimena è il dominatore indiscusso della pittura napoletana della prima metà del secolo. Le sue opere, caratterizzate da una composizione grandiosa, colori brillanti e un dinamismo teatrale, rappresentano il culmine del Barocco napoletano. Fu un pittore estremamente prolifico, realizzando affreschi, pale d’altare e quadri per le maggiori chiese e palazzi di Napoli e d’Europa (tra cui San Paolo Maggiore, il Gesù Nuovo). La sua bottega fu una vera e propria fucina di talenti e la sua influenza sui pittori successivi fu enorme.
  • Corrado Giaquinto (1703-1766): Allievo di Solimena, Giaquinto si distingue per una pittura più leggera e luminosa, che si apre alle grazia del Rococò. Dopo aver lavorato a Roma, divenne pittore di corte a Madrid per Ferdinando VI di Spagna (fratello di Carlo III di Napoli). Le sue opere sono caratterizzate da colori brillanti, composizioni ariose e un’eleganza raffinata. Al suo rientro a Napoli, contribuì a diffondere questo stile più morbido e decorativo.
  • Giuseppe Bonito (1707-1789): Anche lui allievo di Solimena, Bonito è noto per la sua pittura di genere e i ritratti, spesso con un tocco di realismo e ironia. Le sue scene di vita quotidiana e i ritratti dei Borbone ci offrono uno spaccato della società dell’epoca, con un occhio attento ai costumi e alle fisionomie.
  • Francesco De Mura (1696-1782): Altro importante allievo di Solimena, De Mura sviluppò uno stile più sobrio ed elegante, con una predilezione per le figure allungate e i colori chiari. Le sue opere sono presenti in molte chiese napoletane e in collezioni reali europee, testimoniando la sua abilità nel fondere la teatralità barocca con una sensibilità più intimistica.
  • Il Vedutismo: Il Settecento è anche il secolo in cui Napoli diventa una tappa irrinunciabile del Grand Tour, attirando viaggiatori e artisti da tutta Europa. Questo favorisce lo sviluppo del Vedutismo, la pittura di paesaggio e delle “vedute” urbane.
    • Antonio Joli (1700-1777): Pittore veneziano che lavorò a lungo a Napoli, fu un celebre vedutista. Le sue vedute del Golfo, del Vesuvio in eruzione, dei porti e delle cerimonie reali sono precise e luminose, offrendo uno sguardo affascinante sulla città e sul suo vivace ambiente sociale. Le sue tele erano molto richieste dai viaggiatori stranieri come souvenir di lusso.
    • Pietro Fabris (attivo tra il 1740 e il 1790 circa): Pittore britannico o italiano di origini britanniche, fu un altro importante vedutista attivo a Napoli. È noto per le sue vedute del Vesuvio e per le scene che ritraggono personaggi del regno di Ferdinando IV, spesso in contesti paesaggistici.

Scultura: L’Eleganza del Barocco Tardo e il Pathos dei Marmi

La scultura napoletana del Settecento mantiene la sua forza espressiva ereditata dal Barocco, ma si alleggerisce e si raffina, con opere di grande impatto emotivo e virtuosismo tecnico.

  • Giuseppe Sanmartino (1720-1793): È il più grande scultore napoletano del Settecento e uno dei massimi esponenti della scultura barocca e rococò in Italia. Il suo capolavoro assoluto è il Cristo Velato (1753), conservato nella Cappella Sansevero. Questa statua marmorea è celebre per la straordinaria resa del velo che ricopre il corpo di Cristo, scolpito nel marmo con una trasparenza e una leggerezza quasi impossibili. L’opera è un trionfo di virtuosismo tecnico e di profonda religiosità, che continua a meravigliare i visitatori. Sanmartino realizzò anche altre opere significative per la stessa Cappella, come il Disinganno e la Pudicizia, che dimostrano la sua eccezionale capacità di esprimere concetti complessi attraverso la forma scultorea.
  • Francesco Celebrano (1729-1814): Allievo di Sanmartino, Celebrano continuò sulla scia del maestro, producendo sculture in marmo e terracotta con grande abilità e sensibilità. Contribuì anch’egli alla decorazione della Cappella Sansevero e realizzò opere per chiese e giardini reali.

Le Scoperte Archeologiche di Pompei ed Ercolano: Una Rivoluzione nel Gusto

Un evento cruciale che influenza profondamente l’arte napoletana del Settecento e di tutta Europa sono le scoperte archeologiche di Ercolano (dal 1738) e Pompei (dal 1748). Sotto la spinta di Carlo III, iniziano gli scavi sistematici che riportano alla luce città intere, con affreschi, statue, oggetti di vita quotidiana rimasti intatti sotto le ceneri del Vesuvio.

  • L’Impatto sul Neoclassicismo: Le opere d’arte e gli oggetti ritrovati a Pompei ed Ercolano forniscono un’inedita e autentica visione dell’arte classica, che va oltre le copie romane e le interpretazioni rinascimentali. Questo alimenta un’ondata di entusiasmo per l’antichità e contribuisce in modo decisivo alla nascita del Neoclassicismo in tutta Europa, con figure come Johann Joachim Winckelmann che studiano e teorizzano i principi della bellezza classica. Napoli diventa un centro fondamentale per lo studio dell’antichità.
  • Il Museo Ercolanese (poi Archeologico Nazionale): I reperti vengono raccolti e studiati nel Museo Ercolanese (che confluirà poi nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli), che diventa una delle prime e più importanti istituzioni museali dedicate all’archeologia classica, attirando studiosi e artisti da ogni dove.

L’Influenza di Napoli sull’Arte Europea

Il Settecento è il secolo in cui Napoli non è solo un centro che importa stili, ma che esporta talenti e influenza il gusto europeo.

  • La Scuola di Pittura: Artisti come Giaquinto e Bonito viaggiano e lavorano per le corti di Madrid, Torino e Roma, diffondendo lo stile napoletano.
  • La Scultura: La fama del Cristo Velato e il virtuosismo di Sanmartino fanno scuola e ispirano scultori in tutta Italia.
  • Il Grand Tour: La bellezza del Golfo, l’attività del Vesuvio, le rovine antiche e la vivacità della vita napoletana rendono la città una tappa obbligata per artisti, scrittori e nobili viaggiatori. Questo flusso di visitatori contribuisce a diffondere l’immagine di Napoli in tutta Europa attraverso le vedute, i racconti e le testimonianze artistiche.

La Fine del Secolo: Le Rivoluzioni e i Primi Segni di Cambiamento

Verso la fine del Settecento, Napoli è scossa dagli eventi della Rivoluzione Francese e dalla nascita della Repubblica Partenopea (1799). Questi sconvolgimenti politici e sociali segnano un cambio di epoca e si riflettono nell’arte, che inizia a guardare a nuove forme espressive e a temi più legati alla contemporaneità. Si assiste al declino del Barocco e all’affermazione sempre più decisa del Neoclassicismo, che prepara il terreno per l’Ottocento.


Conclusione: Un Secolo di Bellezza e Innovazione

Il Settecento è stato per Napoli un secolo di grandezza artistica senza precedenti. La città ha saputo combinare la sua ricca eredità barocca con le nuove tendenze rococò e neoclassiche, creando uno stile distintivo, opulento ma anche elegante, drammatico ma raffinato. Le opere di Vanvitelli, Sanmartino e dei maestri pittori del secolo testimoniano una vitalità creativa straordinaria.

Napoli in questo periodo non è solo una custode di tesori, ma una fucina di talenti, un crocevia di idee e uno specchio delle grandi trasformazioni che stavano ridefinendo l’Europa. L’arte settecentesca napoletana è un inno alla bellezza, alla teatralità e a un’innata capacità di celebrare la vita in tutte le sue forme, lasciando un’impronta indelebile nella storia dell’arte italiana ed europea.

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