La prima regola del pellegrino. Valenca do Minho – Redondela, 25 km ( SESTA TAPPA. Diario del cammino portoghese).

DSC0224721 luglio – Hecho polvo! Sono a pezzi! Non so come sia possibile, ma ho un’irritazione terribile che – di fatto – mi impedisce di camminare. Se ieri c’eravamo divertiti a viaggiare ripetutamente nel tempo sfruttando il fuso orario e il ponte che divide la Spagna dal Portogallo, stamattina sia io che Antonio stiamo patendo le conseguenze di tanto inutile peregrinare. Con senno di poi fermarsi a Valenca non è stata una buona idea, anche perché il fuso orario ci fa subito perdere un’ora: siamo – infatti – partiti alle 6 portoghesi, ma in realtà sono le 7 spagnole.

L’uscita da Tui è molto bella, ma il cammino per lunghi tratti incrocia la statale e ci costringe a camminare con numerose auto che ci sfrecciano al lato. Noi, come previsto, andiamo molto a rilento e anche una ragazza conosciuta ieri nell’albergue ci supera facilmente. Finalmente una deviazione ci riconduce sul sentiero rendendo il cammino molto gradevole. Mancano circa 3 km  a  O Porriño e la strada continua a salire inesorabilmente. Un bivio, poi, alimenta i nostri dubbi: da una parte, in discesa, il cammino prosegue lungo un sentiero; dall’altra, in salita, è segnalata un’area di riposo con alcune panchine. Scegliamo di salire per sederci su una di esse per alcuni minuti e per consumare i panini e un po’ di frutta. Nel frattempo due pellegrine spagnole ci raggiungono e ci chiedono ragguagli sulla strada da seguire. Se tornassimo indietro e seguissimo il sentiero di sinistra, la passeggiata sarebbe sicuramente più piacevole. Invece, qualora volessimo proseguire dritti, pur dovendo  attraversare il poligono industriale di O Porrino, risparmieremmo almeno un km. Allo stato, invero, non siamo tanto nelle condizioni di poter scegliere e – senza tanti fronzoli – optiamo per la strada più breve. Il sole, però, cuoce e camminare sull’asfalto al lato di capannoni industriali – che si susseguono senza alcuna soluzione di continuità – non è affatto piacevole. E’ per questo motivo che decidiamo di risparmiarci lo strazio dell’ultimo km e prendiamo un passaggio.

Successivamente, mentre proseguiamo per il centro di O Porrino, paese a dir poco anonimo, veniamo fermati da un paio di volontari che ci fanno qualche domanda per le statistiche sul cammino.

Per il pranzo decidiamo di fermarci in un orribile locanda per  lavoratori in pausa dove il gestore – per hobby più che per vezzo – serve le varie pietanze mettendo il proprio pollicione in tutti i piatti da lui serviti. Più in particolare il piatto che va per la maggiore è il toro servito in tutti i modi possibili e immaginabili. Pare che il cibo provenga direttamente dalla plaza de toros di Pontevedra al termine delle varie corride, ma  noi – poveri pellegrini – preferiamo ordinare altro. Tanto più che io quel locale l’ho scelto per un unico motivo: utilizzare il bagno per mettermi la crema che ho comprato per farmi passare l’irritazione.

La nostra tappa, a questo punto, può dirsi conclusa qui.

Infatti Antonio mi istiga a violare nuovamente la regola aurea osservata da ogni buon pellegrino: non prendere mai autobus, passaggi o altri mezzi di trasporto per spostarsi.

Sennonché, appena fuori dalla bettolaccia celebrativa del toro, c’è la fermata dell’autobus per Redondela e  in attesa  ci sono altre 5 pellegrine dell’est europeo.

Non è dignitoso rivelarlo, ma alla fine l’autobus l’abbiamo preso risparmiando almeno un paio d’ore di fatica!

Ciò detto, la punizione non tarda ad arrivare: l’albergue municipale di Redondela si è riempito appena mezzora prima del nostro arrivo e, di conseguenza, siamo costretti a cercarcene uno privato da € 12 a cranio.

In stanza con noi, tra l’altro, c’è un gruppo di turigrini di Coimbra tutt’altro che a modo.

Redondela, ad ogni modo, è un paesino davvero molto allegro. La piazza principale del paese ospita un torneo di street soccer e a tifare ci sono almeno mille persone che seguono la partita mangiando tapas.

Antonio, invece, ha dimenticato la stanchezza e fa le capriole con ragazzi del posto con cui è già in grande confidenza. Io davvero non so dove riesca a trovare l’energia per cimentarsi nelle capriole alla fine di ogni tappa.

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