E’ una nuvolosa mattinata qualunque a O’ Connell Street e me medesimo vi sta passeggiando con l’emozione di chi torna in un luogo caro dopo appena 15 anni.
All’altezza dei cancelli neri del Trinity College incrocia un ragazzino alto e smilzo con un filo di barba appena accennato e con indosso un gilet che copre parzialmente una maglietta azzurra. E’ un altro me medesimo che non esiste più ed è lì fermo in attesa che arrivino i suoi amici. I due me medesimo incrociano tra di loro lo sguardo per un solo attimo, dopodiché lo disperdono nella folla.
Ciò nonostante il me medesimo a passeggio si è fatto improvvisamente malinconico e ora pensa a quando l’altro me medesimo arrivò per la prima volta a Dublino. Non fece in tempo ad entrare in casa della sua host family che quest’ultimi lo portarono al pub a conoscere le basi fondamentali della cultura irlandese e, salendo in macchina dallo sportello anteriore di sinistra, mise per istinto le mani avanti come a cercare un volante che non c’era.
That’s Ireland, my darling!
Tom Darcy, il capo della host family, nel vedere la scena, mostrò che il volante era a destra e rise copiosamente.
Esattamente come ride ora l’attuale me medesimo nel ripensare alla scena
Il gusto agrodolce del flashback viene interrotto solo dalla vista di suo cugino Antonio, a Dublino già da un mese esatto, con cui si regala un ulteriore giro nei ricordi:.
Stephen green è il parco con cui, prima di andare alla scuola, l’altro me medesimo soleva passeggiare con Gabriella, Grafton street la strada della musica e Temple bar il palcoscenico di mille serate birrofile.
Come dimenticare Giovanni che, col bicchiere pieno, andava dal primo irlandese con il bicchiere quasi vuoto e scommetteva – vincendo senza pietà alcuna – un’altra pinta se fosse riuscito a finire di bere prima di quest’ultimo?
E come dimenticare Vincenzo che, ormai ubriaco, rincorreva un passante che lo guardava schifato cercando di convincerlo con una frase efficace quanto inverosimile quale è “I am not pissing as well!”
Se potesse parlare, quella piazzetta di temple bar avrebbe tanto da raccontare.
Persino di quel sabato notte in cui i citati Gabriella, Giovanni, Vincenzo, nonché Giusy, Nicola, Giulia e l’altro me medesimo si misero a cantare assecondando il ritmo di una chitarra sconosciuta. Sennonché tutto si può dire tranne che Dublino sia una città sobria e, in mancanza di sobrietà, è difficile essere lucidi.
E’, quindi, con tale stato d’animo che me medesimo (ri)visita il Dublin castle, residenza che per secoli è stata sede della luogotenenza della Corona inglese. Per questo i ribelli della rivolta di Pasqua del 1916, quelli celebrati nella canzone foggy dew, scelsero proprio questo teatro di scontro per suonarle ai britannici. Qui, infatti, venne ferito James Connelly e ancora oggi è possibile vedere il letto in cui fu ricoverato. Solo sei anni più tardi, quando l’Irlanda diviene ( in parte) finalmente libera, è qui che Michael Collins è proclamato presidente della repubblica
.E’ certo che, se proprio al lato di un posto così bello e rappresentativo della storia irlandese ci hanno costruito un orribile centro conferenze, è stato proprio per il rapporto di amore e odio che connota gli attuali padroni dell’Isola: da una parte avrebbero voluto distruggere il simbolo dell’oppressione, dall’altra hanno deciso di farne l’edificio in cui si conferisce il mandato al presidente della repubblica irlandese.
Eppure c’è un aspetto che colpisce: negli appartamenti del Dublin castle non un solo quadro delle teste coronate è stato rimosso o distrutto. Sono tutti lì, assieme alla foto delle attuale regina d’Inghilterra – che è stata recentemente in visita in Irlanda – nata poco dopo la dichiarazione di indipendenza dell’isola verde. Nel castello però si celebra anche il centenario della rivolta di Pasqua con i suoi protagonisti.
A dire il vero lo si fa un po’ ovunque in città con cartelloni enormi sui palazzi più rappresentativi della città, con coccardine nei pub e con una mostra apposita organizzata in Parnell street.
Viva i rivoltosi de 1916, allora!
Persino il Trinity College, in fondo, è un simulacro dell’oppressione inglese.
Fu voluto da Elisabetta I nel 1592 affinché i giovani rampolli irlandesi non emigrassero più in Inghilterra per andare a studiare e non diffondessero più idee “malsane” come il cattolicesimo, la libertà e il desiderio di indipendenza. Eppure anche al suo interno oggi si celebra il centenario della rivolta. La sua old library Trinity è una galleria del sapere ed è considerata una delle più belle del mondo.
Il punto è che dove c’è sapere c’è sempre bellezza.
E di bellezza – oltre al book of Kells, ovvero i Vangeli ricopiati nel IX sec. d.c. dagli amanuensi irlandesi – il Trinity College ne contiene tanta, visto che è una copyright library e, per legge, di ogni libro stampato in Irlanda deve esserne conservata una copia qui ( per ora ci sono oltre sei milioni di volumi: speriamo che tra di essi non ci siano anche “i libri” di Fabio Volo!)
Sennonché, a parere di me medesimo, se c’è qualcosa di autenticamente irlandese a Dublino, nelle cui strade si sente quasi solo parlare italiano per via dei tanti ragazzi che ogni estate vi passano un paio di settimane, questa è la statua di Molly malone , la pescivendola di Howgh il cui spettro si aggira ancora per le vie della città. A lei è dedicata una delle canzoni più celebri d’Irlanda:
“ In Dublin’s fair city,
where the girls are so pretty,
I first set my eyes on sweet Molly Malone,
As she wheeled her wheel-barrow,
Through streets broad and narrow,
Crying, “Cockles and mussels, alive alive oh!”
“Alive-a-live-oh,
Alive-a-live-oh”,
Crying “Cockles and mussels, alive alive oh”.
Eh sì, era una pescivendola che gridava cozze e vongole vive ( questa è la traduzione letterale del testo)!
Viene quasi naturale cantarla mentre ci si sposta al temple bar per la birra serale e me medesimo incontra nuovamente l’altro me medesimo mentre sale sull’autobus 123 e, come ogni sera, saluta quelle due ragazze di Novara di cui non ricorda il nome.
Dublino, in fondo, è una città in cui ci si rincontra sempre.
Me medesimo, tuttavia, su certi avvicendamenti a volte ci ripensa con troppa monomania.
Tanto da ricordarsi di dover tornare in ostello solo in tarda serata.
Qui nel pomeriggio aveva scoperto di condividere la stanza con un nero dalla bruttissima faccia che, alzatosi dal letto, lo aveva fissato con i denti digrignati e senza proferire parola alcuna.
Me medesimo era sicuro che sarebbe stato sgozzato nella notte.
Invece ora quel brutto ceffo sembra aver riacquistato la favella e, anzi, inizia a parlare senza smetterla più.
Dice di essere un prete e, siccome stanno facendo dei lavori a casa sua, per il momento si è trasferito a vivere in ostello. Ogni notte, verso la una, si alza dal letto e va a pregare per tornare in stanza alle quattro del mattino. E’ effettivamente un personaggio un po’ strambo, ma almeno non sgozza nessuno!
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Cose da vedere a Dublino:
- ‘O Connell street e grafton street
- Trinity college con il book of Kells
- Parco di St Stephen green
- Statue di Molly Malone e James Joyce
- Chiese di San Patrizio, Cristo e Sant’Andrea
- Il castello di Dublino
- Fabbrica della Guinness o della Jameson
- Museo nazionale
Sì, Mamy, che bei ricordi!
La botta di nostalgia è inevitabile.
Benvenuta!!!!!!
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che ricordi…. me medesima era una di quelle che ci passava due settimane d’estate….cercando di evadere dai college di notte per scappare a bere 🙂 mi hai fatto rivivere quei momenti meravigliosi…vado a cercare un volo 🙂
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Eh che meraviglia il trinity college… volevo restarci chiusa x sempre li dentro
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E’ il ritrovo fisso per tutti appuntamenti, ma dentro preferisco non restarci 😛
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Dio boh l’ho riconosciuta subito…. e dire che anche l’irlanda ha molto da vedere…. solo che negli ultimi giorni sono un po’ in trip anche col vietnam 🙂
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