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San Quirico D’Orcia – Radicofani, 32 km
Anche oggi parto per ultimo, anche oggi godo in perfetta solitudine di paesaggi magnifici. Soprattutto i primissimi sono di una bellezza incredibile e donano un senso di pace assoluto. Molto bello è poi entrare nell’antico borgo di Vignoni Alto, dove le case in pietra accompagnano il viandante fino ad una lunga discesa che conduce dolcemente a Bagni Vignoni, un piccolo centro caratterizzato da una piazza principale in cui all’aperto scorre l’acqua termale.

Il paese è molto frequentato da turisti americani, tanto è vero che per strada sento parlare solo inglese, e non lascia di certo indifferenti. Dopo l’attraversamento di un ponte che sorveglia dall’alto il fiume, il tracciato inizia a farsi abbastanza impegnativo e rende doveroso affrontare una lunga salita molto faticosa spezzata solo dopo diversi chilometri da terreni in cui trovo greggi di pecore e pastori logorroici che desiderano fare due chiacchiere e non mi lasciano più andare. Poi la strada si fa più dolce e viene caratterizzata da ciottolati su cui è un piacere camminare.
Sennonché anche oggi ritorna lo stesso problema di ogni tappa: finisco l’acqua e non trovo una sola fontanella ( né un bar) per fare rifornimento. Per questo anche oggi sono costretto a uscire fuori dal tracciato ufficiale del cammino e a deviare per Gallina, un centro abitato molto piccolo in cui trovo un bar per un magnifico panino con la finocchiona.

Qui la proprietaria del locale, bella paffuta e apparentemente burbera, nel vedermi particolarmente stanco, chiede di sua iniziativa ad un cliente se vuole darmi un passaggio. Davanti al cenno di assenso, risulto troppo poco orgoglioso per rifiutare la gentile offerta. Pur cui, violando ogni regola aerea che deve ispirare il buon pellegrino, salto sul furgone condotto da questo “cliente” e vengo trasportato fino ad una pompa di benzina in mezzo al nulla dove, una volta scaricato, mi viene regalato anche uno splendido cestino di albicocche dal mio salvatore. Sono questi i gesti che rendono speciale ogni cammino! E’ quindi in questa anonima pompa di benzina self service che mi sistemo all’ombra sulla sedia che normalmente viene occupata dal benzinaio e mi mangio tutte le albicocche! Dopodiché, vinto dalla pigrizia e dal caldo, prendo pure un altro passaggio fino alla mia destinazione che, con simpatica ironia, mi rivela di raccattare pellegrini esausti ogni giorni.
La salita per Radicofani è infatti davvero molto molto dura e farla sotto il sole con le vesciche non era purtroppo nelle mie possibilità attuali. Un po’ me ne vergogno, – ma siccome le tappe sulla francigena sono praticamente imposte – non potevo fare altrimenti.

L’ospitale di Radicofani è, tra l’altro, molto bello.
E’ gestito dalla misericordia su base volontaria e d’estate arrivano anche i volontari della confraternita di San Giacomo di Perugia. Qui conosco una ragazza belga che è partita da Roma e ha intenzione di raggiungere Bruxelles a piedi e due giapponesi che sono partiti da Vercelli.
Se ci penso, è straordinario e assurdo allo stesso tempo.

Radicofani poi è davvero una perla di paese, visto che consente di godere della vista su tutta la valle e sembra di riportare nel medioevo.
Il paese in questione è celebre soprattutto perché qui esercitò trovò rifugio il brigante Ghino di Tacco, un “ladro gentiluomo” con particolare predilezione per i pellegrini che frequentavano la via francigena.
Radicofani, tuttavia, rimane una piccola bomboniera piena di angoli e scorci caratteristici che dalla Chiesa di San Pietro conducono ai porticati, alla rocca e alla posta medicea. Altre personalità legate al paese sono poi il futurista Gino Severini, che qui visse per un biennio, e un illustre turista quale fu Charles Dickens.

Di Radicofani però mi sorprende soprattutto il senso dell’accoglienza che hanno i suoi abitanti, a partire dalle vecchiarelle – che si affacciano dalle finestre di casa per dare informazioni – fino ai commercianti del paese.
Tra questi voglio citare i proprietari della salumeria “Pane e companatico”, che sono due persone di straordinaria umanità e gentilezza che hanno reso il mio cammino migliore.
Grazie a loro – Silvana e Nando – non solo mi sono intrattenuto in una simpaticissima conversazione, ma ho trovato le cure di cui avevo bisogno e che non avevo trovato per tutta la durata del mio cammino: non appena hanno visto che ero out con i piedi, si sono subito prodigati per cercare un ago e del filo per me. Non so dove siano andati a prenderli, ma sono stati davvero di grande aiuto anche per il sostegno morale. Inoltre da loro ho mangiato un panino davvero di serie A.

A Radicofani, infine, si mangia anche bene, davvero bene. Al ristorante la Grotta preparano dei piattoni esagerati, soprattutto a base di carne, che sono la fine del mondo. Non finirò mai di consigliare una gita in questo paese che, a differenza di Buonconvento, non è inserita nella lista “politica” dei borghi più belli d’Italia, ma è davvero un bel borgo pieno di umanità.
[…] borgo antico semi-abbandonato con il Castello che ho potuto conoscere grazie alla via francigena ( qui per leggere della mia tappa da San Quirico a Radicofani lungo la mia francigena). Da qui infatti sono bastati pochi passi per poi ritrovarmi nella piazza delle sorgenti le cui […]
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