Stamattina ho sgamato una persona viscida e disgustosa violare le disposizioni sulla quarantena ed introdursi nel mio palazzo – dove ovviamente egli non risiede – per dare un’occhiata al piccolo giardino che lui ha acquistato da alcuni anni e che attualmente è sotto sequestro per via degli abusi da lui compiuti. E’ entrato zitto zitto e quatto quatto senza guanti e senza mascherina mettendo le mani sul pomello del portone e chissà su quale altro oggetto per poi eclissarsi sperando di non essere stato visto.
In proposito devo ammettere che avrei volentieri chiamato l’autorità di pubblica sicurezza, visto che il tizio in questione nella vita farebbe pure il medico ( se non altro percepisce uno stipendio dall’Asl) e un comportamento del genere è assolutamente dissennato di questi tempi, ma non è ciò di cui voglio parlarvi in questa sede.
Ciò di cui voglio scrivere ora è proprio degli aspetti positivi della quarantena, come è ad esempio quello costituito dall’opportunità di evitare un personaggio foriero di indiscusso disgusto quale è il tizio testé citato. Quest’ultimo , infatti, dopo aver portato a termine una operazione commerciale come modalità anomale, per due anni ha rotto le scatole quasi quotidianamente realizzando una serie di lavori abusivi con una condotta che ha fatto altresì fuggire diverse imprese edili.
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L’ottimizzazione.
Con la quarantena, se non altro, era pressoché scomparso e a casa potevamo pensare a ben altre problematiche. Il primo insegnamento che mi ha dato la quarantena è dunque proprio questo: mi ha permesso di selezionare le persone con cui voglio avere a che fare comunicando esclusivamente con quelle con cui voglio mantenere un rapporto ed evitando del tutto le persone sgradevoli con cui purtroppo ciascuno di noi è costretto ad interagire nel proprio quotidiano.
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Il silenzio.
Il secondo insegnamento che mi ha regalato la quarantena è poi costituito dal silenzio. Non si tratta purtroppo di un silenzio mistico o eremitico, che sicuramente avrebbe un valore ancora maggiore, ma di un silenzio tecnologico ed iper-connesso. Non è però un silenzio privo di senso ed è, in ogni caso, un silenzio che conserva una sua sacralità. Ci siamo infatti del tutto liberati dai rumori della città, dai barbari che urlano e strombazzano senza avere alcun rispetto per il mondo che ci circonda, dei suoni superflui, delle belve. E dunque abbiamo riscoperto il senso della riflessione, della ponderazione, degli attimi di contemplazione anche verso tutto ciò che è metafisico. E così, mentre penso ai silenzi interminabili di antiche abbazie purtroppo rimaste pressoché vuote ( penso a Casamari, Subiaco, Montecassino), riscopro il senso della vita eremitica pur in presenza di fin troppe comodità. Ad esempio lo speco di Narni, l’eremo di Monteluce e le celle a Cortona, tutti luoghi in cui San Francesco amava ritirarsi in contemplazione. Altro che concerti al balcone con fratelli d’Italia: la vicenda che stiamo vivendo è foriera di lutto, dunque richiede rispetto e appunto silenzio.
E’, tuttavia, anche un silenzio di popolo, un silenzio motivato, un silenzio civile in cui la comunità ha riscoperto un obiettivo appunto comune coincidente con un’interesse privato: la salvaguardia della vita. Trattasi dunque di un fatto inedito per i tempi moderni, ma non per il passato e per altre culture. Penso, dunque, a Teruo Nakamura e Hiroo Onoda, due soldati giapponesi che nel 1974 furono scoperti su altrettante isole ancora convinti che la guerra mondiale fosse in corso. Entrambi, tra l’altro, furono arrestati in quanto si rifiutavano di credere alla fine della guerra e alla sconfitta del Giappone. Entrambi hanno così dimostrato di mettere l’onore per la propria nazione e il senso del dovere ben prima dei propri egoismi personali. Se li relazioniamo agli imbecilli che andavano a fare ancora aperitivo ad emergenza sanitaria già scoppiata e ai cervelli in fuga da nord verso sud è chiaro che a sprecare la vita non sono stati di certo i due soldati giapponesi testé citati.
Entrambi del resto hanno inspirato diversi film. Tra questi anche la figura di Kamasuka in “chi trova un amico trova un tesoro” con Bud Spencer e Terence Hill. Ad Hiroo Onoda, inoltre, Massimo Morsello ha dedicato la canzone “Hironoda e la sua guerra”.
C’è però da dire che il senso del dovere non è assente nel nostro dna ( anche se decenni di bombardamento mainstream ci hanno convinto che siamo una massa di lazzaroni, cuochi e mandolinisti). Pensate a Muzio Scevola o a Cincinnato. Quest’ultimo, più in particolare, è famoso perché aveva lasciato la politica per dedicarsi a zappare la terra. Tuttavia, quando Roma era in pericolo e fu chiesto il suo supporto, egli non esitò ad accettare da parte del Senato la nomina temporanea a dittatore ( spiegatelo agli analfabeti che stanno criticando Orban in Ungheria…)
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L’importanza del tempo.
In terzo luogo – anche se con rammarico ne ero già consapevole – la quarantena ha sancito definitivamente l’importanza di ogni attimo della nostra vita. Mentre dibattiamo – diceva Orazio – il tempo è già passato. Per questo la vita è hic et nunc e se c’è sicuramente un tempo per la contemplazione, c’è altresì un tempo per l’azione che non va mai sprecato. Otium e negotium devono dunque andare sempre di pari passo senza mai lasciare andare una sola opportunità che ci è concessa. La quarantena, insomma, ci ricorda che stare in panchina è fastidioso e dunque deve essere un momento temporaneo per poi entrare in campo con la massima cattiveria agonistica e dare un contribuito sia alla squadra per cui giochiamo che alla nostra gloria personale. Per questo motivo vanno abiurati coloro che ci sottraggono il bene più prezioso e ci impediscono di contribuire anche solo con un verso ad un componimento. Mi riferisco cioè ai ladri di tempo, ai sofisti che ingannano col dibattito eterno e agli allenatori che ti fanno sprecare tutta la carriera.
Con loro, finita la quarantena, non ci deve essere più un solo attimo da condividere.
Riguardo il silenzio purtroppo il mio ufficio (perché sto continuando a lavorare) è contiguo ad una via principale, e il suono delle ambulanze lo si sente forte e con una certa frequenza.
Magari prima, con altri rumori, la sirena la si distingueva molto meno.
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Non stai facendo smart working ? Mamma mia, deve essere dura. Io, invece, veramente non sento nulla
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No, non posso, ho attività di ausilio alla rete aziendale che possono essere svolte solo in loco.
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