Da Salvatore a Ravello

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Confesso che scrivere la recensione sul ristorante da Salvatore a Ravello mi mette non poco in difficoltà.

Perché per me questo locale incarna per antonomasia “il pranzo” fuori porta della domenica, visto che mia nonna – che amava il bel panorama di Ravello – proponeva sempre di andare a mangiare qui i crespolini. E così nei miei ricordi di bambino ci sono un merlo indiano molto loquace ( ora sostituito da un pappagallino), il bel panorama con il mare della costiera sterminato, i grissini e soprattutto dei crespolini -cavallo di battaglia del locale – che non finivano mai di ammaliare persino chi, come me, è nato inappetente ( salvo poi trasformarsi in mangione).

Per questo motivo non è un mistero se dico da Salvatore è rimasto il mio ristorante di riferimento a Ravello e, se capita di fare una passeggiata nella città della musica, Salvatore è quasi una tappa obbligata.

Del resto il locale è incantevole.

E ciò non solo per via del panorama magnifico che offre, ma anche per lo stile estroso nell’arredamento e nella posateria che solo chi fa il ristoratore da una vita sa ricercare. Peraltro negli anni scorsi da Salvatore aveva sì conservato la sala ristorante, ma aveva altresì ricavato un piano inferiore per una pizzeria “borbonica” tanto simpatica quanto ricca di soddisfazioni. Ultimamente però questa dicotomia è venuta meno e, invero molto a malincuore, ho mio malgrado scoperto che la “pizzeria” è rimasta solo formalmente, posto che il forno è stato lasciato mestamente spento e vengono proposte pizze in 4 varianti che voglio definire “commerciali” per non sembrare troppo caustico. 

E, invero, se non sarò radicale nel mio giudizio, è proprio per l’occhio di riguardo che devo al ristorante Da Salvatore, nonché per le esperienze pregresse più che positive.

Non voglio infatti pensare che al ristorante da Salvatore quest’anno propongano pizze già fatte, ma quel che è certo è che le stesse non trovano riscontro nella scritta, esposta all’ingresso, con cui – citando Pino Daniele – si invitano gli astanti a farsi una pizza. No, quella che ho mangiato io non era una pizza, ma un’altra cosa: perfettamente regolare, piatta, apparentemente prepreparata. Per questo motivo mi sono offeso: sarebbe stato meglio se mi avessero detto di non prendere la pizza per optare per la cucina.

Ecco, la cucina infatti è tutta un’altra cosa grazie agli intramontabili crespolini e agli ndunderi proposti in una variante davvero interessante. Ed è dunque esclusivamente ai primi piatti che chi va da Salvatore deve rivolgersi.

Speriamo, in ogni caso, che sia una fase transitoria

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