Vergina, cosa vedere

VERGINA, A TUTTO TAXI

Benché le mie giornate siano belle piene e la sera siano uscito  fino a tardi, anche stamattina mi sono alzato piuttosto presto.

Alle10 sono di nuovo stazione degli autobus di Salonicco per andare a Vergina, ma il bigliettaio non mi sa indicare gli orari. Sostiene di aver finito i foglietti.

Per questo motivo compro un biglietto alla cieca per Veria, una cittadina da cui dovrei prendere la coincidenza per Vergina, ma in cui – una volta arrivato – mi viene detto che la domenica non ci sono autobus disponibili nelle prossime ore e conseguentemente sarei costretto a prendere il taxi.
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Non vorrei proprio, ma – se ieri ero riuscito a resistere – oggi a malincuore sono costretto a praticare l’unica strada possibile.

Se non altro ora so perché qui in Grecia le stazioni degli autobus sono piene di taxi che aspettano con pazienza passare il cadavere alla valle del fiume.

Intanto, mentre guardo gli orari per il ritorno che la bigliettaia di Veria mi ha scritto a mano su un biglietto, tento anche di trattare  con il tassista per pervenire ad una somma ragionevole, ma le difficoltà linguistiche non mi aiutano.

Le uniche cose che riesco a dire  ripetutamente all’autista è “kalò”, “kalò” (bello, bello!),  ovvero l’unica parola spendibile che il liceo classico mi permette di ricordare.

 Vergina, per il resto, è un parco archeologico che per me si rivela abbastanza deludente.

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Qui nel 1977 è stata scoperta la tomba di Filippo II, il padre di Alessandro Magno, ed è stato poi costruito un museo al coperto che ingloba tutto il sito archeologico. Oltre alla tomba del sovrano dei macedoni, vi sono altri reperti risalenti allo stesso periodo, ma nulla di davvero affascinante.

Prima di tornare a Veria e prendere l’autobus, vado a pranzo in un locale turistico, dopodiché mi dirigo alla fermata parlando un po’ con un ragazzo.

Vergina, in fondo, che tanto tempo fa è stata la capitale della Macedonia, oggi è solo un paesino di campagna in cui si vive di agricoltura  più che di turismo.

Veria, invece, rimane un paesone senza troppe pretese.

Infine, nel ritornare dalla stazione degli autobus di Salonicco al centro, mi ritrovo in un autobus urbano stretto tra le porte scassate e dei tossici che parlano tra loro.

A dire il vero non mi sento molto a mio agio: da una parte rischio di cadere da un autobus in corsa, dall’altra rischio di essere avvicinato da persone che potrebbero approfittare del mio status di straniero.

Sennonché nulla di grave si verifica e, dopo essere sceso alla mia fermata, sono di nuovo all’ostello. Qui conosco Daniela, una ragazza cilena che è in viaggio da 3 mesi e che presto andrà in Bulgaria e da lì in India. Con lei, per la prima volta in questo viaggio, finalmente riesco a parlare spagnolo ed è veramente un piacere.

Mi rivela tra l’altro che Nico, un ragazzo albanese che avevo conosciuto la nottata prima sul terrazzino dell’ostello, in realtà è un panettiere che lavora di fronte e le ha regalato anche il pane.

Vergina, voto 6

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