In stanza con me in ostello ci sono tre ragazzoni di Nuova York, tre ragazzoni particolarmente molesti che hanno l’insana idea di mettere la sveglia alle sei della mattina. Per questo, benché abbia dormito solo 3 ore circa, l’insolita sveglia e la voglia di girare il paese mi spingono a prepararmi e ad anticipare una gita fuori città.
Del resto è appena arrivata la primavera ed è bello trascorrerla in viaggio.
Non so ancora dove andrò, ma intanto raggiungo la stazione degli autobus in cui una signora, in fila per compare un biglietto, mi suggerisce di andare a Meteora.
Il viaggio per la suddetta destinazione non è affatto facile e in biglietteria non sanno nemmeno fornirmi degli orari dettagliati.
Dopo aver preso un primo autobus per Trikala, dove conosco tre tedeschi di Amburgo che parlano italiano e anche gli orribili gusti per la musica che hanno gli autisti locali, scopro di aver perso la coincidenza e così, non senza annoiarmi, sono costretto ad aspettare un’altra ora.
Sennonché, appena salgo sull’autobus per Kambaka, scopo altresì che anche quest’ autista dorme materialmente in piedi e adegua la sua velocità al ritmo pachidermico della musica che ascolta.
Per questo motivo scherzo con una ragazza sudcoreana, che sta viaggiando per il mondo e che è stata recentemente a Napoli, raccontandole che correndo a piedi arriverei prima dell’autobus su cui stiamo viaggiando.
Coliciu, questa è il modo in cui pronuncio il nome della ragazza sudcoreana, è molto simpatica e per questo le racconto volentieri la leggenda del Castel dell’Ovo e di Virgilio, ma devo ammettere che sono molto infastidito per tutto il tempo che sto perdendo.
Tanto più che, appena arrivato a Kalambaka, scopro che Meteora dista altri 5 km ed è raggiungibile solo in taxi o a piedi.
Orbene, avendo pochissimo tempo a disposizione, chiedo subito a tre tedeschi e alla sudcoreana se vogliamo prendere un taxi al volo e dividere la spesa, ma – siccome cincischiano – non perdo ulteriore tempo e parto subito a piedi il più veloce possibile.
Ogni tanto provo anche a chiedere un passaggio alle poche macchine in circolazione, ma nessuno sembra intenzionato a fermarsi.
Solo un taglialegna, che sta appena uscendo da un sentiero con il suo fuoristrada, mi fa salire e fortuna vuole che sia diretto proprio in uno dei monasteri in cui devo andare anche io.
Comunicare con lui è praticamente impossibile, ma, se mezzora fa ero disperato, ora – grazie ad un incredibile colpo di fortuna – mi trovo a visitare il monastero di Varlaam prima di tutti gli altri.
Lo scenario è davvero fantastico: Meteora, infatti, significa “in mezzo all’aria” e i 24 monasteri tuttora esistenti sono stati tutti eretti in cima alle rocce nel XIV secolo per difendersi dai turchi
Oggi, tuttavia, solo 6 sono visitabili e Varlaam e Gran Meteora, quelli più in alto di tutti, sono sicuramente tra i più belli. Quest’ultimo, più in particolare, è quello più grande e il suo ingresso tra le scale scavate nella roccia è davvero molto suggestivo.
Sennonché anche i monasteri di Santo Stefano, della Santa Trinità e di Santa Barbara sono parimenti affascinanti e, mentre li osservo da lontano nel tentativo di tornare a piedi a Kalambaka, un cane, che chiamo Pita, inizia a seguirmi chiedendomi di condividere con lui il gelato che sto mangiando.
Ormai non mi lascia più e, per questo motivo, non potendolo portare con me, sono costretto a lasciarlo ad un monaco ortodosso.
Un po’ mi dispiace.
Comunque , dopo essermi avvicinato ad un monastero disabitato davvero inaccessibile in cui i turisti di sicuro non si imbattono, scopro per fortuna l’esistenza di un sentiero che dovrebbe portarmi a Kalambaka in poco tempo.
Qui, come Frodo Baggins conobbe Tom Bombadil, io allo stesso modo mi imbatto in Christopher, un americano del Missouri che sta viaggiando da 6 mesi zaino in spalla e che mi parla a lungo dell’ottima cucina della Georgia.
E’ uno degli incontri che mi piace fare e con lui arrivo assieme a Kalambaka non senza apprezzare la passeggiata e le circostanti montagne innevate che segnano il confine con la vicina Albania.
Purtroppo, mio malgrado, la mia visita a Meteora è potuta durare solo poche ore. Alle 17.15 sono, infatti, costretto a prendere di nuovo l’autobus per Trikala e aspettare lì fino alle 20 un nuovo autobus che mi riporterà a Salonicco.
Nell’attesa, tra l’altro, non posso nemmeno fare un giro per la città: la stazione degli autobus è isolatissima dal centro e, per questo, sono costretto a mangiare sono un panino assai anonimo.
Se tutto va bene, arriverò al centro di Salonicco dopo la mezzanotte.
METEORA, VOTO 8
[…] avendo voglia di cultura classica, me ne sono andato in Grecia – precisamente a Salonicco, Meteora, Vergina e sul monte Olimpo- e ho finito per rendermi conto che c’è più Grecia a casa […]
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Wow, un viaggio davvero coi fiocchi!
Di certo non si può dire demordi facilmente e vedo ne è valsa la pena 😀
Povero il cagnolino però :_(
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Finché c’è viaggio c’è speranza 😛
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Bellissimo questo posto, che panorama!
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Sì, davvero diverso dal solito 😛
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