Cascais rende omaggio a Napoli alla Casa Pinto Coelho

Bella iniziativa della fondazione intitolata a Duarte Maria Egas de Avillez Pinto Coelho che ha allestito una mostra dal titolo “vulcani napoletani” per dar rilievo alla collezione di opere su Napoli di proprietà di quest’ultimo. Chi era Pinto Coelho? Era un appassionato d’arte nativo di Cascais vissuto tra il 1923 e il 2010 che passò buona parte della sua vita a Parigi e a Madrid. Dopo averla scoperta, si innamorò subito di Napoli e acquistò decine di dipinti che la rappresentavano. Le opere, in realtà, sono state realizzate da autori minori, semisconosciuti in italia, ma è comunque piacevole  girare per le tre salette in cui sono esposti, anche per scoprire come è cambiata Napoli agli inizi del ‘900. L’ingresso è gratuito.

 

 

 

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7 commenti

  1. Se ti fa piacere, ti riporto questo articolo che ricostruisce i rapporti tra il Portogallo e il regno di Napoli.

    Molti napoletani ricordano ancora l’esibizione di Amália Rodrigues, la regina del Fado, a Napoli nel 1973. Un legame affettivo che va oltre l’arte e la musicalità dei due popoli. Un legame più profondo, consolidato nei secoli: Olisipo (l’antica Lisbona) e Neapolis, fondate nella stessa epoca, erano collegate dalle rotte commerciali marittime percorse sino in epoche recenti per esempio dal mercante Miguel Vaz, che salvò Napoli dalla carestia facendo arrivare grano dai Balcani e che costruì il Palazzo Vaaz (oggi Palazzo Berio), in Via Toledo, o dai Sylva, nobili del sedile di Capuana. I due regni nascevano nello stesso anno, il 1139, l’uno con Ruggero il Normanno, l’altro con Alfonso I, due sovrani che erano persino parenti: la madre di Afonso I, Teresa, era figlia del re Alfonso VI di Leone, proprio come Elvira, moglie di Ruggiero.
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    E se il Portogallo non ha mai avuto una regina napoletana, i napoletani, invece, ebbero due regine portoghese: Isabel, moglie dell’imperatore Carlo V, e Maria, consorte di Filippo II di Spagna. Nel 1580, il Portogallo e il Regno di Napoli si unirono sotto la stessa corona, quella degli Asburgo di Spagna. Quando, dopo il Portogallo, anche Napoli divenne un regno indipendente, nello stemma di Carlo di Borbone apparve anche lo scudo portoghese. Strano vero? Questo scudo vi era stato incluso dopo che Carlo III era diventato duca di Parma. Il simbolo del Portogallo faceva parte delle armi di Parma dalla fine del secolo XVI, quando il duca di Parma, avendo sposato la principessa Maria di Portogallo, aveva avanzato pretese sulla corona portoghese (poco prima dall’annessione condotta da Filippo II di Spagna). In questo secolo i rapporti tra Napoli e il Portogallo diventarono ancora più forti con l’aumento dei volumi di scambio marittimo. Un segno di questo legame fu l’importazione dei cereali provenienti dalla Sicilia per rifornire il regno portoghese. I due Paesi si ritrovarono uniti sul fronte di guerra nel 1784 quando le flotte da guerra del Portogallo e di Napoli attaccarono i pirati algerini. Fra i più bravi ufficiali c’erano due tenenti di vascello: il portoghese Domingos Xavier de Lima, Marchese di Nisa, e il napoletano Francesco Caracciolo. I due regni si ritroveranno ancora insieme nella guerra contro la Francia rivoluzionaria. Napoli incrociò due portoghesi, la scrittrice giacobina Eleanora de Pimentel Fonseca e Sant’Antonio, detto da Padova ma originario di Lisbona, sotto le cui effigi trionfarono i sanfedisti. Nel XVIII secolo si ripresero i matrimoni tra le case reali portoghese (Bragança) e napoletana (Borbone): la regina Mariana Vitoria, moglie di José I del Portogallo (dal 1729), era figlia di Filippo V di Spagna e sorella di Carlo III di Borbone; Carlota Joaquina, sposata nel 1785 con il futuro re João VI, era nipote dello stesso Carlo III. La principessa Maria Leopoldina, consorte di Pedro I, imperatore del Brasile e re del Portogallo (come Pedro IV) durante 8 giorni, prima di rinunciare al trono a favore di sua figlia Maria II, era nipote di Ferdinando IV di Napoli e pronipote di sua moglie, Maria Carolina de Asburgo. Così, Ferdinando IV diventò anche bisnonno di Maria II. Pochi sanno che nel giugno del 1855, il re Pedro V, ancora minorenne, visitò Napoli con suo padre, Ferdinando di Sassonia-Coburgo, e suo fratello Luís, durante un viaggio di due anni in Europa prima della sua incoronazione. Durante il suo soggiorno nella città partenopea, fu accolto calorosamente, purtroppo l’esistenza terrena del giovane re, nato un anno e mezzo dopo Francesco II delle Due Sicilie, si spense nel 1861, a 24 anni, nello stesso anno in cui il regno napoletano venne annesso alla corona d’Italia. Ma nel 1862 un’altro matrimonio reale, quello del re Luís I con la principessa Maria Pia di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele II, affrancava definitivamente il legame tra il Portogallo e il nuovo regno di Italia.
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    La unga storia tra Regno di Napoli e Regno del Portogallo si cementifica nell’arte: il Barocco Portoghese ricevè importanti influenze da grandi architetti italiani come i napoletano Francesco Borromini e Gian Lorenzo Bernini (attraverso il suo discepolo Ercole Ferrata), che lasciarono le loro firme rispettivamente nell’altare della chiesa di San Benedetto a Lisbona (1634) e nella Fontana di Nettuno, nel palazzo nazionale di Queluz (1677). Nel 1721 la corte portoghese conobbe il musicista napoletano Domenico Scarlatti, invitato dal re Afonso V per insegnare musica a sua figlia, la principessa Maria Magdalena Bárbara. Nel 1752 fu il turno di José I di invitare David Perez, che rinunciando a una carriera internazionale rimase in Portogallo fino alla sua morte, nel 1778, a Lisbona. Con Perez, il Portogallo ebbe l’opportunità di diversificare il troppo religioso repertorio musicale del regno con un po’ d’opera italiana. Infatti, già nel 1760 la Corona Portoghese aveva inviato alcuni musicisti a fare dei corsi a Napoli, al conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana. Una delle allieve di Perez fu la famosa cantante lirica portoghese Luisa Todi (1753-1833). Sposata con il violoncellista napoletano Francesco Saverio Todi nel 1769, conobbe grande successo da Lisbona a San Pietroburgo, senza escludere Napoli, nel 1791. Invitata dalla corte napoletana, da cui ricevé un contratto nel 1796, finì la sua carriera artistica nella città partenopea tre anni più tardi, dopodiché ritornò in Portogallo. E proprio come il “San Carlo” di Napoli, anche Lisbona ha un teatro “São Carlos”, inaugurato nel 1793 con l’opera “La Balerina Amante” del compositore napoletano Domenico Cimarosa. Addirittura gli antichi regni di Portogallo e Napoli sorprendentemente avevano dimensioni geografiche identiche, circa 550 chilometri di lunghezza da Nord a Sud e 200 chilometri di larghezza da Est ad Ovest. Non solo, Portogallo e Sud Italia con simili limiti di latitudine (il Portogallo: 42º10’-36º60’ N; Napoli: 42º55’-36º40’ N) hanno climi affini. Neppure stupisca il fatto che numerose sono le parole che uniscono Napoli e Portogallo come, per esempio, gli articoli determinativi “o” e “a” (quindi “o restaurante” in portoghese e “ ‘o ristorante” in napoletano, “a estrela” in portoghese e “ ‘a stella” in napoletano).
    Autore: Jorge Silva

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