Cuzco, il fu ombelico del mondo

 

CAPITOLO 9

Si dice che chi arrivi a Cuzco per la prima volta ne rimanga talmente estasiato da considerarla la città più bella del mondo.
E, invero, effettivamente per un sudamericano che arriva nell’ex capitale inca il colpo d’occhio deve essere notevole:

la plaza de Armas è un concentrato di bellezza che da sola vale un viaggio, ma è pur vero che si tratta di un concentrato di bellezza tutto spagnolo per stile e ambientazione.

Noi vi arriviamo poco dopo l’alba, dopo aver camminato a piedi per oltre mezzora dalla stazione degli autobus.

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Al centro vi è  l’enorme cattedrale di metà ‘500 con opere attribuite a Van Dick, a destra invece la più piccola e forse anche più raffinata Chiesa della Compagnia di Gesù. Infine i particolarissimi portici in pietra e in legno chiudono la cornice attorno a casette che a me sembrano essere state rubate al Trentino Alto Adige.

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Salendo per i viottoli che partono dalla piazza è poi possibile scoprire il bellissimo quartiere di San Blas e conoscere le mura inca, tra cui anche una pietra di dodici angoli, su cui poi gli spagnoli hanno costruito il palazzo arcivescovile. San Blas è per il resto un quartiere fatto da viottoli, lastricati, botteghe e salite, tante salite: per me è il più bello di Cuzco.

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Cambiando zona e tornando nei dintorni della plaza de Armas sarà poi possibile visitare innumerevoli chiese, tra cui quelle de La Merced e di San Pedro. Una particolare attenzione, tuttavia, la merita il convento di Santo Domingo, posto che al suo interno è tuttora visibile un recinto sacro inca: si tratta di una convivenza unica nel suo genere.

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Assai deludente, invece, risulta essere il museo arte precolombiana:  sebbene l’edificio che lo ospiti sia molto belle, le sale offrono quattro “ciappette” di artigianato realizzate dai vari popoli preoincaici che abitarono nella zona di Nazca, Ica, Pisco e Paracas.

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Allo stesso modo non ho trovato nulla di speciale nel mercato di San Pedro: è solo un richiamo per turisti in cui non si trova nulla di diverso rispetto ai tanti altri mercatini operativi un po’ ovunque nello stesso centro di Cuzco.

A me – se posso essere sincero fino in fondo – la città ricorda tantissimo sia Salamanca che Santiago de Compostela e un po’ ovunque l’edilizia ripercorre la storia coloniale del Perù. Lalli su questo punto è d’accordo.

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Cuzco almeno nei quartieri frequentati dai turisti si rivela essere una città sicura e dopo due settimane e mezzo in Perù è bello riscoprire il piacere di poter girare tranquillamente anche di sera. Ciò nonostante, appena usciti dal recinto turistico, Cuzco si trasforma in una enorme favela in cui i cani randagi si azzuffano per spartirsi la spazzatura rovesciata in mezzo alla strada.

Segno che col turismo il benessere non è arrivato proprio per tutti

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Il nostro soggiorno in città, per il resto, è abbastanza disincantato. Fermarci vari giorni qui è innanzitutto un modo per recuperare le energie. I mercatini di cucina tipica, lo spettacolo serale dei fuochi d’artificio per non so quale festa e una semplice passeggiata hanno invero un effetto terapeutico. 20150914_092108

Eppure Cuzco non ci conquista.
Sarà pure più civile e sviluppata, ma le persone sono tutt’altro che socievoli e considerano lo straniero solo un pollo da spennare. Per questo motivo l’unica persona per la quale finiamo per provare simpatia è un ragazzo argentino che, per finanziare il suo viaggio attorno al mondo, lavora in un ristorante in cui andiamo tutte le sere.

Al riguardo trovo che le ragioni per le quali ci è stato subito simpatico siano talmente evidenti che non vanno nemmeno spiegate.

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