Mio cugino Michele con me non è mai stata una persona urbana e, nel corso delle nostre vite, ogni volta che ci siamo incrociati è finita a schifio. Doverselo trovare come compagno di viaggio in autonomia a diciassette anni è stato dunque un crudele scherzo dello zio che ci ha omaggiato del soggiorno in Inghilterra.
L’antifona però è stata fin da subito chiarissima non appena siamo giunti al college di Eastbourne, la Moira house school. Lì infatti – maledetti inglesi! – lessero male il nome di mio cugino e invece di Michele lo interpretarono come Michelle ( leggasi miscél). Così, pensando che dovesse arrivare una ragazza, gli assegnarono una stanza con altre ragazze. Quando Michele / Michelle prese atto della cosa, iniziò a strepitare e costrinse così chi era ad ascoltarlo ad assegnare sia lui che me ( ahimé!) in una specie di tugurio separato dal resto della comunità studentesca.
Poco male però. Tanto, come capita praticamente sempre in queste vacanze studio, eravamo tutti italiani. Lo si capiva subito non appena ci riunivamo nell’auditorium usato anche come sala giochi in cui si comunicava in italiano nella classica tradizione delle “vacanze studio in Inghilterra”, salvo per un russo che era un fenomeno al ping pong e un tipo tutto bianchiccio che però non parlava mai di nome Casper come il fantasmino!
Il college però era spettacolare e anche la compagnia con Michele – Michelle tutto sommato, salvo qualche screzio quotidiano, andava liscia. Tanto più che aveva l’indole di Arsenio Lupin e tutti i giorni si intrufolava nelle cucine del college per rubare enormi vaschette di gelato inglese ( per il resto del mondo immangiabile) che poi rifilava a me facendomi felice. Le lezioni di inglese si svolgevano la mattina in aule all’interno del college ed erano tenute da un ragazza simpaticissima di nome Charlotte. C’erano anche altri docenti che si facevano notare, tra cui Kramer e Mirella, canadesi eccentrici che si erano trasferiti in Inghilterra perché qui il clima era migliore rispetto al loro paese d’origine ( gulp!). Durante il soggiorno avevo poi stretto molta amicizia con un gruppo di Lombardi: Garguz, Andrea, Christian e Sara. Garguz in particolare era un ragazzo simpaticissimo che faceva continuamente battute e condivideva la stanza con 8 persone, tra cui un tipo stranissimo che non parlava mai e che- quando bisognava spegnere la luce – iniziava a cantare ciuli-frul tra le risate generali. Sara invece era di Como ed era in classe con me.
Di pomeriggio praticavo tennis, basket, piscina o calcio divertendomi un sacco. Michele / Michelle invece non giocava mai. Lui strinse maggiore amicizia con un gruppo di siciliani e di toscani, ma devo dire che anche io mi ci rapportavo bene. C’era poi Vanni di Scicli ( Ragusa !) che era un personaggio esilarante, ma devo dire che anche Graziella era a modo. Una volta si organizzò un gioco che richiedeva ad un membro della squadra di travestirsi da femmina e Giulia di Firenze propose me. Fu divertente.
Eastbourne la frequentavamo poco perché eravamo lontani dal centro, ma quando uscivamo ci divertivamo comunque: pub, passeggiate in spiaggia anche serali, pier. E poi c’era quella magnifica scogliera che è il Beachy head o la gita Hastings.
Siccome io e Michele eravamo in perfetta autonomia, nei weekends spesso ce ne andavamo da soli in treno a Londra. Di solito ci andavamo a vedere un museo: British museum, National Gallery, Victoria and Albert museum. Le visite però erano pedanti perché Michele doveva mostrare di rimanere davanti ad un quadro più tempo di me come se stessimo facendo una gara. Per questo mi faceva snervare.
Ciò detto, dopo due settimane, il gruppo con cui avevamo fatto amicizia – lombardi, toscani e siciliani – se ne andò, mentre io e Michele dovevamo rimanere altre due settimane al Moira house. L’ultima notte la passammo così tutti assieme all’aperto sul prato del college. Fu una esperienza molto bella, però poi io e Michele fummo particolarmente tristi per giorni e ci facemmo cambiare scuola.
La mattina così io e lui andavamo al centro di Eastborne, Eastbornep, Eastbourne o come accidenti si scrive per frequentare questa nuova scuola per raggiungere la quale bisognava camminare per circa 30 minuti. Lì strinsi amicizia con nuovi compagni di classe che mi invitavano ad uscire la sera ( e a fare altri 30 minuti a piedi ad andare e tornare!) con loro, mentre Michele si rifiutava di accettare l’invito che gli avevo esteso. Mi obbligava anche ad isolarmi dal resto del college in cui comunque mangiavamo e pernottavamo e così i nuovi gruppi – ovviamente costituiti da italiani quasi esclusivamente, salvo qualche turco! – ci guardavano come degli alieni.
Facemmo però molta amicizia con due ragazze spagnole di Madrid, Sofia e Paula detta Speedy perché di cognome faceva Gonzales! Anche loro erano tristi perché erano lì da tempo come noi e pensavano ai loro amici di Valencia che se ne erano andati. Tra questi ricordo Vicente.
Le vacanze studio in Inghilterra del resto sono scandite da arrivi e partenze ogni due settimane per tutta l’estate. Per questo motivo l’incontro con una persona è frutto esclusivo del caso esattamente come lo è quello in una stazione ferroviaria: ci si incrocia non per scelta, ma perché si passa in un punto preciso del mondo nello stesso momento. In ogni caso alla fine facemmo amicizia anche con delle pugliesi nel solco delle vere vacanze studio in Inghilterra. Speciale poi fu andare a fare della vera mountain bike tra i sentieri della campagna inglese. Fu una grande esperienza, anche se tutti mi guardavano esterrefatti per come affrontavo le salite lasciando tutti indietro con due pedalate. Del resto ero facilitato: praticavo il ciclismo.
Ovviamente Michelle non venne.
Quando ce ne andammo, convinse a rubare anche me e purtroppo non trattavasi più di vaschette del gelato: nella mia stanza alla parete infatti tuttora è possibile ammirare un orologio del Moira House di Eastbourne che però non funziona.
Ah, chissà che fine hanno fatto tutte quelle persone incontrate 18 anni fa nel corso della mia vacanza studio ad Eastbourne.
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