Se ci sono auguri che non sopporto, sono quelli che evocano la serenità. Cosa accidenti c’entra la serenità con il Natale? Il Natale autentico anzi non può essere sereno, ma deve essere sconvolgente . Deve cioè travolgerci interiormente e spingerci verso una nuova nascita e una nuova vita.
Così, se la serenità richiama il rilassamento e l’aporia, il Natale – cioè la Fede – implica una scelta di campo netta verso una unica strada e senza cercare scorciatoie o alternative. Il che significa che dobbiamo rimanere sulla stessa strada anche se magari in alcuni tratti non ci piace perché noiosa, scomoda o con troppe salite.
Il Natale insomma non è mai un compromesso, ma una rivoluzione che scombussola tutto e che fa affrontare gli Erode, i Ponzio Pilato, i farisei, il popolo che sceglie Barabba e pure gli indifferenti.
Per questo motivo mi guardo bene dall’augurarvi un Natale sereno per spingere sia voi che me verso un Natale Santo con una intensità tale da indurci, come i re magi, a intraprendere un lungo viaggio pur di omaggiare il bambino nella grotta.
Non è poi manco vero che il Natale sia in famiglia. I protagonisti del Natale siamo noi, solo noi, davanti all’unico Dio che ha scelto di indicarci la strada della salvezza .
Spetta a noi, solo a noi, capire se abbiamo la forza di seguire quella strada.
“Essere discepoli di Cristo che significa? Ebbene, significa in primo luogo: arrivare a conoscerlo. Come avviene questo? E’ un invito ad ascoltarlo così come Egli ci parla nel testo della Sacra Scrittura, come si rivolge a noi e ci viene incontro nella comune preghiera della Chiesa, nei Sacramenti e nella testimonianza dei santi. Non si può mai conoscere Cristo solo teoricamente. Con grande dottrina si può sapere tutto sulle Sacre Scritture, senza averlo incontrato mai. Fa parte integrante del conoscerLo il camminare insieme con Lui”.
Papa Benedetto XVI