Sì, è omicidio doloso.

È così, è omicidio doloso. Lo dico ai giuristi del lunedì mattina che fino ad una settimana fa si sentivano virologi e due settimane prima dissertavano di cambiamenti climatici. Il caso del momento, il caso del giovane rapinatore di Rolex ucciso a Napoli da un carabiniere in borghese, sta accedendo gli animi con gli assertori del mantra secondo cui la difesa  sarebbe sempre legittima che si scaldano più di tutti senza capirci un tubo.

Ebbene, sono sì consapevole che faccia rabbia. Lo so che questi delinquentelli li vorremmo tutti morti e desidereremmo un colpo secco anche per i devastatori del pronto soccorso e per chi ha sparato contro la caserma dei carabinieri. Anche io, che manifesto quotidianamente la mia insofferenza per tali bestie, vorrei che queste ultime fossero eliminate. Non bisogna però rinunciare al ragionamento e ad evidenziare che ci sono altre responsabilità.

Lasciatemi pertanto fare l’avvocato del diavolo, lasciatemi cioè ricordare che un professionista pagato per assicurare la sicurezza non può perdere la testa, ma deve neutralizzare chi offende con il minimo pregiudizio.

Un carabiniere cioè non è come un gioielliere e un benzinaio che viene rapinato e spara , ma una persona che dovrebbe essere addestrato per valutare il rischio con la massima freddezza e a me nel caso di Ugo Russo non mi pare che sia avvenuto.

L’infausto caso di cronaca napoletano ha infatti mostrato una persona un po’ sborona (diciamolo pure!) che andava in giro col macchinone e l’orologione in piena notte e che, sorpreso da due delinquentelli un po’ avventati, ha esploso un primo colpo per neutralizzarli e poi altri due letali ( tra cui uno alla testa).

Ecco, nei manuali di diritto penale, quando si studia la legittima difesa, la prima cosa che si fa è analizzare la norma ( art. 52 c.p.) nei suoi presupposti. Tra questi presupposti vi sono la proporzionalita’ tra difesa rispetto alla offesa, la omogeneità tra beni giuridici in conflitto ( un orologio non ha lo stesso valore del bene vita), nonché la attualità della reazione rispetto alla offesa. Per cui si conclude che non c’è legittima difesa quando l’aggressore sta scappando e lo si insegue sparandogli perché il pericolo non era più attuale. A maggior ragione se il colpo non si rivolge alle gambe, ma in una parte vitale qual è la testa.

Per cui, fermo restando che una dinamica così profilata non può mai ricondursi alla legittima difesa, resta da stabilire se la corretta  imputazione sia eccesso colposo di legittimità difesa o omicidio doloso.

Domanda: chi – quando il rapinatore è già messo in fuga – spara alla testa di una persona è  un agente che travalica i confini della legittima difesa per negligenza, imprudenza e imperizia, oppure è una persona che vuole l’evento morte?

A questa domanda solo una perizia balistica potrà dare una risposta, ma resta fermo che un carabiniere che alla meglio è responsabile a titolo di colpa fa sorgere qualche dubbio sulla sua idoneità

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5 commenti

  1. Io attendo la ricostruzione veritiera degli eventi, senza illazioni giornalistiche.

    Certo: la dinamica farebbe cambiare tutto tranne 2 cose.
    L’atto delinquenziale dei giovani.
    La morte di uno dei due, un ragazzino.

    "Mi piace"

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