Lo spazio vitale

Cari libri letti, non letti o semplicemente sbirciati, sappiate che mi mancherete tutti, pagina per pagina.

Vi eravate fatti vecchiarelli ed io con voi, ma le vostre copertine mi erano tutte familiari.

Erano come casa, anzi erano proprio casa. Ricordo ancora quando mi arrampicavo davanti agli scaffali, ora mestamente vuoti, e rimanevo impressionato davanti a voi, visto che eravate tantissimi ed io non mi capacitavo di come fosse stato possibile – non da parte mia – averli letti tutti in una sola vita.

Ora non ci siete più e l’assassino sono stato proprio io. Vi ho dovuto – mio malgrado – portare tutti davanti ai cassonetti dell’immondizia. Già, proprio dell’immondizia. Non crediate però che non ci abbia sofferto, anzi è stato veramente difficile. Mentre vi trasportavo da casa al cassonetto pensavo alla ragione che mi ha costretto ad abbandonarvi e mi giustificavo.

Poi, ad un certo punto, ho visto comparire un tizio che si è messo a rovistare e guardare i libri abbandonati. Ho quindi chiesto:

– “interessa qualcosa”?

– “Sì, i romanzi”.

– E così gli ho passato subito il testo di Asimov che avevo in mano lasciandolo poi libero di rovistare in mia assenza.

Eppure, se da una parte sono stato felice per la possibile seconda vita che avrebbero avuto i libri prescelti dal curioso sconosciuto, dall’altro ho rosicato maledettamente per le parole perdute per sempre.

E, dunque, preso dall’angoscia, ho deciso di risparmiare un ultimo libricino rispetto a quei pochi che avevo già salvato dopo apposita cernita. E’ “Verdi colline d’Africa” di Ernest Hemingway.

Sulla copertina c’è scritto “vivere veramente, non puramente trascorrere i giorni”.

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