- Las Hogueras de San Juan. Perché “me encanta” #Alicante” ( viaggio in comunità valenciana 2015, capitolo 5 )
La calle San Francisco oramai è nota come calle de las setas, cioè dei funghi, per via di simpatiche installazioni che rendono fantastica la passeggiata. Solo da queste parti potevano inventarsi qualcosa del genere. Così come solo da queste parti potevano creare l’angolo del poeta: un muro su cui ciascuno può scrivere le sue strofe. Io, nel mio piccolo, ho voluto lasciare il mio contributo:
“Alicante no es un parada y un dia llegarà la madrugada Està escrito en tu destino que pronto acabarà el camino”
Per carità, nulla di particolare, ma ho trovato doveroso lasciare un pensiero ad una città che sa cambiarmi il bioritmo come nessun’altra. Ora la moda del momento è “il tardeo”: non solo – tra un locale e l’altro – si tira fino all’alba, ma addirittura si inizia ad uscire nel pomeriggio. Tanto è vero che io, mentre ne vado allegramente al mare, posso osservare le vie della movida già strapiene di persone vestite a modo e in coda per entrare nelle innumerevoli discoteche della città per dare sfogo, già in strada, alla loro vis ballerina. Alicante è una città che ha il ritmo nel sangue e per questo fa ballare tutti, persino un elefante come me. Qui, dopo tre anni, sono cambiate tantissime cose, ma non la voglia di divertirsi: il Desden è stato sostituito da “El Mitico”, Il Directo dal Buhdda, il cool37 da Havana e Polidoro – quello che faceva i kebab più buoni del mondo – da Ali Cantara. Solo il Mulligans per fortuna non è cambiato, ma è rimasto senza il buttafuori sprovolato e, soprattutto, senza Jimmy, l’unico africano al mondo con gli occhi celesti.
Con stupore ho altresì scoperto che in piazza Ruperto Chapi, esattamente di fronte all’edificio in cui abitavo io, è sorto il Bar Borbonico con tanto di stemmi delle Due Sicilie ed è un po’ come se qualcosa di me fosse rimasto ( anche se in realtà è arrivato dopo…).
Insomma, Alicante cambia e si rinnova continuamente dandoti l’impressione di ingurgitare ogni cosa di passaggio, eppure non dimentica nessuno e aspetta paziente chi le vuole bene. Ed è, quindi, per questo che sono emozionato nel passare qualche ora alla spiaggia di Postiguet per poi andare a vedere la plaza de Toros, eccezionalmente aperta a tutti, ricordando quando andai a vedere la “novellada”, l’unica corrida che abbia mai visto.
Stasera c’è anche la sfilata. Tutti i gruppi vestiti in abiti tradizionali, tutte le bande e tutti i ballerini sfilano per la Rambla e poi sul lungomare: impressionante. Per quasi due ore migliaia – sottolineo: migliaia! – di figuranti della provincia di Alicante, ma anche del resto della Spagna si esibiscono ballando, suonando, cantando e distribuendo regalini. Ci sono anche le comunità straniere ospiti della città: c’è il gruppo bulgaro che balla su un carro, ma ci sono soprattutto le sfilate dei carri di Ecuador, Brasile e Colombia che diffondono allegria tra mille colori e mille coreografie.
David ha noleggiato una tavolo all’aperto assieme ai suoi amici in una delle tante “barracas” allestite per Las Hogueras, ma i suoi amici sono tutt’altro che socievoli. Una di loro, Maria, mi considera un po’ come un alieno e mi chiama “spaghettiiiii!!!!”, perché – è chiaro – gli italiani mangiano spaghetti, i cinesi il riso, i tedeschi i wurstel. E vabbè, prendiamola a ridere. La serata ( recte: la nottata) prosegue alla Havana Castaños ballando e bevendo, poi – quando il sole è già rispuntato da un bel po’ – si torna a casa. Ecco, la festa di San Juan è tutta in questo pentagramma da leggersi, ovviamente, in chiave di Sol. Una festa continua di cinque giorni che ha il suo climax il 23 giugno.
Poi improvvisamente si spegne, anzi si accende: i carri vengono incendiati e la festa finisce.
Se ne parla l’anno prossimo.
[…] Delle hogueras ho già scritto due anni fa qui […]
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[…] Las hogueras de San Juan – La festa più loca di Alicante […]
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[…] Quella de Las Hogueras de San Juan è la festa cui sono più legato in assoluto. Si tengono dal 20 al 24 di giugno di ogni anno e si tratta di una manifestazione collettiva di “locura” di cui solo gli alicantini sono capaci. La ritualità e la partecipazione è molto simile a quelle de las fallas valenciane, solo che il periodo estivo e il mare rendono il tutto ancora più allegro. Le statue in cartapesta sono spesso geniali e si occupano spesso di politica facendo della satira molto tagliente. La competizione tra i vari quartieri su chi ha fatto l’opera più bella è ovviamente molto sentita, ma non turba le feste. Anche qui – come a Siviglia – ci sono delle casette in cui si cena e si balla, ma tutta la città è attraversata da bande musicali e da cortei che coinvolgono migliaia di persone. Il 23 sera, quando tutto viene incendiato, i pompieri si divertono a tirare l’acqua anche ai passanti. Ciò nonostante la festa non è ancora finita: dal 25 al 29 si tiene, infatti, una gara internazionale di fuochi d’artificio. Io ne ho scritto qui: Las Hogueras de Alicante. Perché me encanta Alicante. […]
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