
- Radicofani, cosa vedere
Appena sono arrivato a Radicofani, ultimo avamposto della Toscana meridionale a metà strada tra Siena e Viterbo, io ho scoperto un mondo fatto di accoglienza, buon cibo e straordinaria bellezza. Arrivarci invero per me non è stato facile e, soprattutto se si è a piedi, bisogna affrontare per 12 km di salita per aggiungere un altitudine di 812 metri sul livello del mare.
Come già esposto, per me è stato oltremodo faticoso, ma vi assicuro che ne è valsa la pena perché mi ha consentito di conoscere un angolo di Toscana non rovinata dal turismo di massa in cui gli abitanti provano ancora gusto nel vedere visi nuovi e in cui un sorriso non si nega nessuno. Il paese in questione è famoso per essere stato il rifugio del bandito “gentiluomo” Ghino di Tacco, che proprio sulla rocca di Radicofani, al confine tra la repubblica di Siena e lo stato Pontificio, installò il suo quartier generale derubando anche i pellegrini che percorrevano la via francigena. Ghino, tuttavia, nonostante il suo “mestiere” tutt’altro che lusinghiero, è stato descritto con simpatia sia da Boccaccio che da Dante in quanto non derubava mai del tutto le sue vittime. Anzi, quando sequestrava un ricco rampollo e veniva pagato il riscatto, prima di rilasciarlo, organizzava per lui un grande banchetto in modo da lasciare in quest’ultimo un buon ricordo.

- Radicofani, cosa vedere
Radicofani, inoltre, è stata frequentata da Casanova, da Stendhal, Mozart, Charles Dickens, Goethe e dal futurista Gino Severini.
E, invero, una visita a Radicofani non può lasciare indifferenti, a partire dal suo panorama che si estende dalla valle d’Orcia fino al monte Amiata. Il simbolo del paese è ovviamente la rocca di Ghino di Tacco, una rocca medioevale prevalentemente in pietra che permette di esplorare bastioni e cunicoli sotterranei, ma devo ammettere non c’è angolo che non meriti di essere esplorato.
Più in particolare, passeggiando per i vicoli del borgo, si rimane affascinati dalla Chiesa di San Pietro – costruita interamente in pietra vulcanica nel X-XI secolo in stile romanico – e dalla sua terrazza panoramica, nonché dalla sua via principale ricca di eleganti porticati, archi e casette in pietra.

- Radicofani – cosa vedere
Non lontano vi è poi il “casale della Posta medicea” caratterizzata da un doppio loggiato cinquecentesco e da una fontana in pietra con lo stemma mediceo in evidenza.
Merita poi di essere percorsa l’antica “strada bianca” che dalla Toscana conduce al Lazio per via dei panorami mozzafiato che regala.
A rendere unica una visita a Radicofani è, tuttavia, l’atmosfera che vi si respira. Qui non ci sono i classici toscani supponenti che parlano di sé in terza persona, ma persone accoglienti che fanno sentire importante ogni visitatore.
- Radicofani – dove mangiare
Prova ne sia “Pane e Companatico”, una salumeria e uno spaccio che vende un po’ di tutto in cui è possibile conoscere due persone straordinarie come la signora Silvana e suo marito Nando che, con una simpatia tutta particolare, accolgono ogni cliente come se fosse un loro vecchio amico dispensando aneddoti e storielle. Eppoi preparano dei panini buonissimi – che è possibile divorare all’aperto su un tavolo all’uopo disposto – offrendo spesso formaggi e panforte con spontanea gentilezza e rendendo migliore l’umore di ogni avventore.

A Radicofani, inoltre, si mangia anche bene: esiste infatti un ristorantino che si chiama la Grotta in cui si fanno dei piattoni esagerati degni di Lucullo a base soprattutto di carne. Io, ad esempio, da loro ho mangiato delle tagliatelle con il sugo di lepre davvero eccezionali e un non meno eccezionale secondo di carne mista. Ne sono rimasto talmente entusiasta da averne scritto una recensione qui.
Insomma, fossi in voi, io un pensierino su Radicofani ce lo farei….