Di seguito riporto il contributo del nostro corrispondente a Buenos Aires rimasto davvero entusiasta della sua esperienza al ristorante la Chila, ristorante il cui nome in italiano potrebbe essere reso con la parola “l’abbondanza”. Al riguardo va infatti evidenziato che si tratta di un ristorante pluripremiato che ha avuto numerosissimi riscontri positivi e che è stato in grado di entusiasmare anche chi è già allenato ai gusti sopraffini. Ciò premesso – nel manifestare estrema soddisfazione per tale contributo – registro chi l’ha scritto si è autoincastrato impegnandosi spontaneamente a rederci partecipi in futuro qui su narrabondo.com delle sue esperienze per il mondo nei ristoranti stellati.
- Chila si trova a Buenos Aires in via Alicia Moreau de Justo 1160 nel quartiere di Puerto Madero

Dopo un lungo corteggiamento, ieri sera ho deciso di dare il mio contributo all’amico Narrabondo con una rubrica, dedicata ai ristoranti stellati e non, che proverò “soltanto per me stesso” nel corso dei prossimi mesi.
Diciamo che, non essendo ricco e non facendo il food blogger per professione, la mia esperienza nei ristoranti stellati è limitata a qualche occasione romantica con la mia ragazza (ora mia moglie, ma ancora mi devo abituare all’idea) e a qualche “zingarata” con amici e colleghi!!

Come vi dicevo, ho ceduto alla tentazione di raccontare le mie avventure culinarie dopo l’incredibile esperienza di ieri sera al Chila di Buenos Aires. Come molti di voi sapranno, in Argentina non vi sono (ancora) ristoranti con le famose stelle Michelin, ma vi assicuro che quanto provato ieri sera ne è sicuramente più che degno, soprattutto se confrontato con quelli che ormai sono i ristoranti stellati con 1 stella Michelin in Italia.
Invero difficilmente mi sbilancio così tanto, ma l’attenzione e la ricercatezza testata ieri sera al Chila ha suscitato in me una profonda riflessione sulla stato della ristorazione italiana e sulla superbia che ha impedito alla stessa di aggiornarsi rispetto alla cucina internazionale!

Prima di entrare nel dettaglio rispetto a quanto ho assaggiato ( purtroppo non sono riuscito a fotografare tutto per colpa della mia ingordigia!!), devo premettere che sono arrivato al ristorante particolarmente stanco e affamato in quanto ero molto provato da una giornata di cammino – senza aver pranzato – lungo le vie di San Telmo e di Boca.
Cosicché, quando io e mia moglie ci siamo accomodati, abbiamo subito optato per il menù da “sei” portate. Il virgolettato è dovuto in quanto sei sono le portate principali sul menù, ma tra snack di benvenuto e predessert siamo ad oltre 12 portate.
Come da tradizione argentina, al nostro arrivo ci hanno chiesto se volevamo un cocktail di benvenuto (spritz, negroni sbagliato, etc)….ma noi abbiamo declinato l’invito e siamo passati a scegliere una bollicina con cui pasteggiare per tutta la cena. Premesso che la carta dei vini mi è parsa di alto livello con tante scelte anche per tutte le tasche (il parere è quello di un buon bevitore piuttosto che di un intenditore), il sommelier (di origini d’italiane, per la precisione d Avellino) ci ha consigliato una bollicina della Patagonia (molto rara) con veramente ottimo rapporto qualità prezzo (circa 25 euro).
Tornando alla sostanza, gli snacks sono un crescendo delizioso che lega innovazione al territorio argentino. Resterá impressa nella nostra memoria (tanto per il sapore quanto per la presentazione, circostanze che saranno una costante di tutta la cena) una “polpetta” di spuma di ostrica con polvere di aglio nero, nonché la vongola atlantica con latte di mandorla ( guardate la foto allegata)!!
A proposito di foto, la location del ristorante è da sogno : unisce il romanticismo del puerto Madeiro di Sera al fascino della tecnica del ponte di Caltrava, immergendo l’uomo e la natura in uno skyline fatto di grattacieli che spariscono nella nebbia umida e nella bruma invernale argentina.
A seguire i piatti sono un’esplosione di sapori legati alla tradizione: zuppa di cipolle con purea di mais (foto 3), piuttosto che calamaro grigliato o merluzzo in salsa di merluzzo, carota prosciuttata in salsa chimuchirru – della quale a fine cena ci ha fatto omaggio di due boccettine finemente preparate – fino all’immancabile filetto argentino. Per la degustazione del filetto molto carina la possibilità di scegliere il coltello da poter utilizzare.

( Per maggiori info e dettagli vedasi il menù allegato )
Per la precisione il menù è organizzato in capitoli (noi ci siamo trovati al xvi) che cambiano ogni 40 giorni sulla base della stagionalità dei prodotti. Come si evince dal menù, tra le portate vi è anche la sorpresa dello chef, che – devo dire la verità – è stata la portata meno apprezzata della serata, anche per la sifonatura un po’ retrò sul dorso della mia mano dal quale poi dover mangiare il tutto
Alla fine, pienamente soddisfatti ( sebbeme strapieni), siamo arrivati ai dolci; con un primo sorbetto di predessert, un sandwich di formaggio (foto 6) – straeccezionale per il sottoscritto – come ulteriore predessert, ed infine il dolce vero e proprio costituito da gelato al fungo al sapore di cioccolato ed un tortino di cioccolato
Che aggiungere?
Esperienza unica e consigliatissimo per chi si trova di passaggio a Buenos Aires e vuole regalarsi una serata speciale!!
Grazie a tutti e grazie al narrabondo.
Un consiglio che terremo a mente visto che a giorni saremo a Buenos Aires, grazie!
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Mizzeca, cosa sei andato a cercare! Sì, è un ristorante di gran classe, te lo confermo.
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