Che bella! Il primo pensiero che viene appena si visita la nuova Pizzeria Acunzo in via Cimarosa al Vomero ( altezza funicolare di Chiaia) è che ci hanno saputo fare: forno all’ingresso a vista, ambiente moderno e spazi che sembrano quasi raddoppiati rispetto a quelli che erano in passato ( hanno allestito anche spazi all’esterno nella Galleria Vanvitelli).
Dopodiché pensi che era uno degli ultimi avamposti del Vomero che fu e ti viene il magone con una tremenda nostalgia. Chi legge abitualmente il Narrabondo saprà infatti che la pizzeria Acunzo è stata uno dei primi locali qui recensiti per via dell’atmosfera antica che qui si respirava: ambiente tradizionale, piatti di acciaio per tenere la pizza calda e la celebre peculiarità di metterci sopra il sugo di genovese ( ora lo fanno in molti, prima no) o la pasta ( in particolare con la pulcinella, una bomba calorica).
C’erano poi i due storici proprietari della famiglia Acunzo, famiglia che ha investito tanto in via Cimarosa e zone limitrofe con diverse attività dedite alla ristorazione ( friggitoria Vomero, pizzeria Vomero, osteria Partenope).
Insomma, tra fratelli, zii, cugini e nipoti chi vuole mangiare qualcosa di buono in via Cimarosa quasi sicuramente si sarà imbattuto nella famiglia Acunzo.
In particolare la pizzeria Acunzo, ora che ha visto un avvicendamento tra genitori e figli ( arrivando così alla terza generazione), ha voluto dare un al taglio netto al passato e aggiornarsi con la più moderna declinazione di pizzeria.
Dimenticate dunque la foto all’ingresso con uno sciatore improvvisato per la celebre nevicata del 1956 via Scarlatti e focalizzatevi sul nuovo ambiente luminoso, spazioso, fresco. Moderno appunto.
Dimenticate poi pure la pizza biscottata e di dimensioni limitate del D’acunzo storico che serviva solo da base per porci sopra quel delizioso sugo di genovese che caratterizzava D’Acunzo.
La pizza alla genovese, per la verità, si fa ancora, ma il modo di proporre la pizza è del tutto cambiato perché è cambiato chi impasta. Ora a lavorare la pizza è direttamente il nuovo gestore della pizzeria ( il figlio degli storici proprietari), mentre la sorella accoglie i clienti con garbo e con il sorriso.
Ora, più in particolare, la pizza è tipicamente napoletana: stesa, morbida, leggera, un panno moscio che si scioglie in bocca. Insomma di qualità sicuramente superiore rispetto a quello era e che dunque quasi non merita di essere “rovinata” mettendoci sopra la pasta ( anche se poi la tentazione c’è sempre: genovese, ragù, bolognese, spaghetti alla nerano, parmigiana).
Non è la pizza del centro storico, è ancora tutta alla vomerese ( cioè rientrante nel piatto), ma insegue di sicuro quella dei più agguerriti competitors del quartiere. Buono anche il ripieno, anche se la mania di essere trendy anche nel proporre un tradizionalissimo calzone è una moda che mi auguro di veder svanire presto.
C’è poi da dire che è una pizza un po’ cara. D’Acunzo economico, a dirla tutta, non lo è mai stato, ma ora potrebbe risultare indigesto. Certo, è indubbio che la qualità costi, ma è pur vero che parliamo di pizza ( di pizza!) il piatto povero per antonomasia di Napoli per la quale, fino a pochissimi anni fa, ci appariva folle pagare certe somme che io trovo tuttora non giustificate.
Trattasi perlopiù di acqua, farina, lievito, pomodoro, mozzarella,e basilico. Bisognerebbe dunque ribadirlo!
Per cui non arrabbiatevi se vi dico che, tralasciando del tutto il passato che fu, la nuova Pizzeria Acunzo ha molte luci, ma merita anche qualche rilievo critico: le luci riguardano sicuramente la bellezza del locale e l’ambiente di un certo stile con una pizza gradevole e ben lavorata. Le ombre invece sono tutte incentrate sui prezzi sicuramente eccessivi anche per via della circostanza, tutta vomerese, in base alla quale il servizio è a percentuale ( nella specie del 10%).