- La storia di rumbo mediterraneo : Sergi Basoli viaggia in kayak col suo cane Nirvana.
Assieme al ciclismo e al basket, la canoa è sempre stata la mia più grande passione e, a differenza delle altre attività, più o meno sono riuscito a non abbandonarla mai e renderla protagonista costante di ( quasi ) tutte le estati della mia vita. La canoa infatti mi permette di unire sport e natura, cioè senso di sfida e bellezza, e di instaurare con il mare un rapporto che è difficile cogliere altrimenti. In canoa, infatti, soprattutto quando si pagaia per più miglia e per almeno 2- 3 ore, l’umanità che incrociamo di sfuggita diventa del tutto irrilevante e l’unica cosa che conta sono i propri pensieri che si disperdono nelle onde e nel vento. Al mio amore per la canoa ho pure dedicato un post canoa ad Amalfi, ma non è questo ciò che voglio raccontarvi in questa sede.
Ciò che voglio dirvi è che un mio grande sogno è sempre stato quello di compiere un viaggio in canoa lungo l’Italia, ma il timore di dover stare a lungo da solo, magari dormendo in spiagge buie e isolate, mi ha sempre frenato. Per questo, quando lungo il mio tragitto ho incrociato chi davvero l’ha fatto, ho sempre provato tanta ammirazione. E’ capitato quando ho incontrato a mare Francesco Gambella ( guarda le sue imprese) mentre compiva il giro d’Italia in canoa, è ricapitato quando ho incrociato Sergi. A mare, infatti, quando ci incrociamo, noi canoisti tendiamo sempre a scambiarci un segno di saluto per rispetto e condivisione. Nel caso di Sergi poi è stato a maggior ragione molto facile perché aveva tutta l’aria di chi veniva da lontano.
- La storia di rumbo mediterraneo, alias Sergi Rodriguez Basolí.
Sergi infatti raccontò di essersi laureato a Barcellona in ingegneria e di aver abbandonato il lavoro che aveva trovato in Germania per iniziare a viaggiare. Così era tornato a Barcellona e aveva compiuto il giro di tutta la costa catalana. Poi, senza starci troppo a pensare, era partito per un viaggio ancora più impegnativo, pur in mancanza delle conoscenze adeguate, per affrontare il mare aperto in canoa. Si era così dovuto formare su campo: “l’inizio è stato molto duro, ma a poco a poco ho cambiato gli strumenti non adeguati e ho seguito i consigli di persone più esperte di me affidandomi poi alla mia perseveranza”.
Così ha circumnavigato tutta la costa iberica – oceano incluso – a bordo di un kayak e e poi, un po’ come Forrest Gump, ha pensato: “se sono arrivato fin qui, perché non posso arrivare oltre?”
Ha iniziato così un nuovo viaggio di 6 mesi e poi, l’anno successivo, ancora un altro verso Francia, Italia, Corsica, Sardegna, Sicilia..e Malta. Un viaggio peraltro caratterizzato dalla presenza di un nuovo membro a bordo: Nirvana, un cane randagio trovato in Sardegna e che si è voluto imbarcare molto volentieri. Sergi è un ragazzo curioso, amante della natura e delle cose semplici. Questa sua indole lo ha aiutato a intraprendere un viaggio davvero impegnativo che lo ha portato a superare con coraggio ogni tipo di difficoltà. Afferma che ogni incontro gli ha insegnato qualcosa e “maestri sconosciuti” lo hanno fatto crescere sotto ogni profilo. A partire dalle tecniche di navigazione, di pesca, di accensione del fuoco, di marineria, padronanza del proprio corpo, misura della fatica e meteorologia.
- Sergi Basoli viaggia in kayak col suo cane Nirvana.
- 1) Bene, Sergi, due parole introduttive le abbiamo spese. Ora tocca a te: nome, cognome, professione e luogo di nascita.
Sergi Rodriguez Basolí, ingegnere sulla carta. Quando non sono in viaggio, penso all’organizzazione del viaggio successivo finanziandomi con lavori temporanei. Sono nato a Granollers, a Barcellona.
- 2) 5 cose che non mancano mai nel tuo zaino
Un sacco a pelo, un materassino, una torcia elettrica, un cucchiaio, un coltellino svizzero multiuso.
- 3) Il ritorno a casa è sempre un momento intenso e difficile dopo 10.000 chilometri in kayak. Come è stato doversi fermare e tornare nel mondo ordinario?
È un cambiamento radicale. Se fino a poco tempo prima, il problema era farcela e il doversi adattare alle difficoltà del viaggio, ora è diventato trovare un senso a tutto. Spesso per questo ripenso ai momenti più intensi del viaggio: l’aver dormito in un negozio, aver avuto come riferimento costante l’orizzonte, la solitudine, il freddo, la pioggia.
- 4) Il tuo modo di pensare e il tuo modo di relazionarti alle persone sono cambiate?
Le nuove esperienze allargano sempre il tuo orizzonte. Conosci culture diverse e ti rendi conto che la vita può essere vissuta in molti modi diversi. Ma la nostra identità, intesa come essenza, è molto difficile da dimenticare: chi siamo, da dove veniamo, l’educazione. Mi piace tornare a casa e alternare altre esperienze. Siamo in fondo solo un sasso in uno spazio infinito ed è per questo che penso che dovremmo sfruttare al meglio ogni attimo della nostra vita con il massimo amore e divertimento. Se poi lungo la strada possiamo evolvere un po ‘ è ancora meglio!
- 5) Pensa alle difficoltà fisiche e mentali maggiori, ai pericoli e alle riflessioni. Cosa ti hanno fatto capire?
Il mare è un maestro di vita: parla, comunica, si fa capire. Nel primo viaggio la connessione è stata totale e mi sono fidato dei suoi insegnamenti. Mi sono dunque affidato al mare e ho sempre avuto rispetto per la forza della natura. Ciò mi ha consentito di raggiungere gli obiettivi del mio viaggio e a sopravvivere per oltre 10.000 chilometri in kayak.
- 6) In che momento sei stato più felice?
Quando [ io e Nirvana, ndr] abbiamo trovato una spiaggia da sogno o quando le condizioni meteorologiche erano ottimali e si poteva piantare la tenda. Questo è quanto basta per renderti felice perché tutto fila liscio e c’è solo da scoprire una nuova località. Mi piace quando mancano magari 2 ore al tramonto del sole e posso esplorare un nuovo posto
- 7) Farai altri viaggi in kayak?
Può essere. Quest’anno ho trascorso “un anno sabbatico dai viaggi”. Più avanti vedremo, sicuramente avrò nuovi desideri e non mancheranno progetti interessanti.
Sogno che NON condividiamo
😀
Negli anni ho sviluppato una certa idiosincrasia per le onde, e davvero devo imbottirmi di travelgum (e simili) anche solo per prendere il vaporetto a Venezia. Ho fatto parecchie brutte figure in passato (anche recente) , se posso evito.
Invidio molto chi invece sa pagaiare in libertà senza paure e… senza nausea.
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Vabbè, semplicemente non ci sei abituato. Io sul mare ci sono nato e l’ho sempre vissuto. Per me andarci è come camminare!
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