- Antica Latteria, via Alabardieri 30.
Siamo a Chiaia ( anzi a Chiaja) e già il solo evocare il nome di questo quartiere è sufficiente per credersi in un’altra Napoli, quella del salotto buono costituito da appartamenti eleganti, boutique di lusso e baretti da weekend. La domenica a Chiaia è diversa rispetto a quella degli altri quartieri della città. E’ più silenziosa, più garbata, più sobria. E’ difficile sentire il profumo del ragù fuoriuscire dalle case, ma non si rinuncia di certo al pranzo fuori porta. Un punto di riferimento del quartiere per portare a termine l’operazione “pranzo domenicale” ( ma non solo eh!) è sicuramente l’Antica latteria in vico Alarbardieri 30, una piccola trattoria in cui si viene accolti con familiarità e si riesce a stare bene.
Confesso infatti subito che l’esperienza in questo locale è stata più che positiva e lo è stata a maggior ragione per il modo in cui si approcciano i gestori e il personale. C’è qualche problema? No problem. Basta dirlo e si ovvia subito. E ciò, in un mondo in cui la ristorazione si prende troppo sul serio, costituisce una rara dote che va saputa apprezzare. Non dirò nella specie qual è stato il problema che è stato necessario risolvere perché è del tutto irrilevante, ma vi dirò che i gestori l’hanno risolto con il sorriso sulle labbra senza farlo assolutamente pesare.
Veniamo però a noi. Cosa si mangia all’Antica Latteria?

Poche cose – che cambiano a seconda dei periodi – nel solco delle tipiche trattorie della tradizione napoletana.
Il punto di forza della cucina sono le polpette al ragù, da provare senza dubbio alcuno. Io però mi sono prima voluto cimentare con il cuoppo di paranza mista: ottimo ed abbondante.


Ci sono poi la parmigiana di melanzane, la frittura all’italiana, il polipo alla griglia, i fiori di zucca in pastella. Tra i primi della domenica svettano una genovese molto dolce e saporosa, nonché una pasta con patate e provola che non stende affatto come normalmente avviene per piatti così impegnativi.

La domenica, si sa, dal punto di vista calorico si esige serietà e di tutto ciò nel menù della settimana a pranzo – quando ci si ferma nella pausa dal lavoro – potreste non trovarne traccia. Tenerissima la tagliata di manzo, commoventi le polpette di manzo e vitello con ragù di friarielli. Si può poi normalmente optare per il baccalà, i calamari ( spesso ripieni) e il black angus.
I dolci, infine, fatti in casa, non tradiscono il canovaccio: pastiera, salame al cioccolato, crostata crema e amarena, ciambellone, sfogliatelle ed altre quisquilie che non vi sto ad elencare: sono 3/4 scelte per volta.
Il tutto – con amari offerti – per circa 30/35 euro.
Non male, non male davvero. Ci tornerò sicuramente.
Ho guardato sulla mappa di Napoli per vedere dove si trova il locale.
Ci sono passato, per Chiaja, i giardini e tutta via Caracciolo che mio padre si ricordava abbastanza bene perché vi soggiornò in viaggio di nozze nel 1966.
Riguardo il locale, non credo di esserci passato davanti, ma dalle vostre parti si mangia bene un po’ ovunque, no?
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Beh beh, ti sei perso un quartiere molto bello ricco di edifici liberty. Devi tornare anche per questo. Quanto al cibo, effettivamente si mangia troppo bene 🙂
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