Devo una recensione fatta come si deve all’ Ò Ca Bistro.
Prima di trasformarmi in un recensore seriale e in un accanito cacciatore di ristoranti, uno dei primi locali di cui ho voluto brevemente scrivere è stato anni fa proprio quello in questione, ma siccome allora ero di poche parole e non ero cosciente del fatto che per consigliare qualcosa non bastasse affermare laconicamente che è buono, non diedi sufficientemente conto di quella che è la filosofia alla base dell’O Ca Bistro.
Trattasi volgarmente di quello che oggigiorno viene definito un presidio slow food a chilometro zero. Ciò risulterà immediatamente evidente allorché si varcherà la porta di ingresso e si noterà un bel banco con esposti salumi, formaggi, vini, marmellate, tonno e altri prodotti del territorio.
State tranquilli, non è mero esibizionismo: dall’antipasto al dolce si noterà, infatti, una grande attenzione per la qualità delle materie prime e per la genuinità dei prodotti. come – devo dire la verità – si predica molto a Nocera Inferiore a differenza di altre realtà più turistiche della Campania.
Il locale – pur essendo piccolino – non dispone di un’unica sala da pranzo, ma di più ambienti molto intimi e raccolti in cui ciascun tavolo si distingue dall’altro per stile e decorazioni. Sembra quasi di stare in una casa ed è anche per questo che ci si sente subito naturalmente accolti e allo stesso coinvolti nella filosofia “slow” dell’Oca.
Gli antipasti sono di grande qualità
Meritano più di uno sforzo calorico il tagliere di salumi e formaggi cilentani con confetture della casa, i fiori di zucca pastellati e crema di zucchine, nonché la sfogliatella ripiena di melanzane e provola, le capesante al lardo di maialino nero e vellutata di patata violale polpettine di melanzane su maionese al basilico, i carciofi in pastella su fonduta di formaggio, la mortadella alla piastra con aceto balsamico e le pizzette fritte al pomodoro.
Quanto al resto, le parole d’ordine sono due: freschezza e stagionalità.
Per cui non aspettatevi di trovare un menù chilometrico con decine di proposte, ma piatti del giorno freschi e di stagione con un certo tipo di pomodoro, un certo tipo di olio e certi tipi di ingredienti.
Tra i primi segnalo degli spettacolari spaghetti con telline e vongole, gli gnocchi di zucca con blu di Jersey e noci croccanti; i tortelli ripieni i parmigiano e salvia, una grande genovese, le tagliatelle su vellutata di patata e fagiolino al lardo, gli ndunderini al pesto o al ragù di maiale, un bel cacio e pepe con lardo di maiale nero, i ravioli ripieni di patate viola con crema di fave e ricotta salata grattugiata, nonché le tagliatelle con fonduta di pecorino e peperoni cruschi.
Già, i magnifici, fantastici, eccezionali peperoni cruschi.
Relativamente ai secondi si segue lo stesso canovaccio dei primi e si ha una netta predominanza dei prodotti di terra. In particolare sono molto buone le tagliate e i filetti, come il filetto di maialino con i broccoli, ma anche la classica entrecote o il roastbeef. Tutto di solito va accompagnato da patatine, sia al forno e in formato chips, nonché da birre artigianali / vini del territorio.
Negli anni ho constatato anche una bella tradizione per la tagliata di tonno, spesso servita con cipolle caramellate, nonché per il baccalà, i polipetti ripieni e per il pesce bandiera.
Notevole poi anche l’attenzione per l’impiattamento e per la qualità dei dolci : si va dai tiramisù ai tortini al limone con fragoline di bosco, dalla millefoglie croccante al tortino alla mela annurca.
Su quest’ultimo ci vuole la standing ovation.
Servizio molto presente e amichevole, prezzi ben ponderati.