Cosa vedere a Buenos Aires – Guida quartiere per quartiere.
Arrivare a Buenos Aires è una emozione incredibile. La vastità della città si percepisce già lanciando lo sguardo dal finestrino mentre la si sorvola. Del resto per me Buenos Aires ha rappresentato il primo approccio con una città dalle proporzioni smisurate.
Personalmente ho trascorso 5 giorni nella capitale argentina e al termine del breve soggiorno posso dire che Buenos Aires è una città folle che stupisce con le sue mastodontiche dimensioni. Buenos Aires è, infatti, la città degli eccessi, dei grattacieli, dei murales, dei clacson, del tifo smisurato, della tradizione e dei colori. E’ una città nata dal mare che risuona di tango e profuma di braciata. Sa di libertà!
Fondata nel 1536 dal militare Pedro de Mendoza, la Città di Buenos Aires è sempre stato un crogiolo di civiltà, contesa tra le popolazioni indigene, i conquistadores spagnoli, le forze britanniche ed ancora dai naviganti portoghesi, danesi, olandesi …. fino agli immigrati italiani del ‘900. L’eterogeneità delle culture, però, non ha impedito alla popolazione di maturare il desiderio di indipendenza, figlio del senso del forte senso di appartenenza alla propria terra che caratterizza gli Argentini. Ciò fa sì che, tutt’oggi, ogni angolo della Città essudi la storia di Buenos Aires.
Prima di entrare nel merito di cosa vedere a Buenos Aires, qualche cenno sull’assetto politico-geografico della città. Il distretto di Buenos Aires raccoglie circa 13 milioni di abitanti, circa un terzo dell’intero Stato, mentre la città vera e propria, che da sola è distretto federale autonomo, “soltanto” 3 milioni. Buenos Aires, quindi, si configura come una vera e propria metropoli, suddivisa in 47 “barrios”, quartieri, totalmente diversi l’uno dagli altri.
Di seguito vi racconterò del mio tour e vi suggerirò cosa vedere a Buenos Aires, suddividendo le escursioni per giorni e per quartieri. A prescindere da cosa deciderete di vedere a Buenos Aires, consiglio di indossare scarpe comode….. visto che macinerete parecchi km!!!!!

Giorno 5: il Microcentro, Monserrat, Plaza de Mayo e Puerto Madero
Se vi interessa sapere cosa vedere a Buenos Aires, non si può non partire dal Microcentro. Il cosiddetto Microcentro è il fulcro della vita politica ed economica di Buenos Aires. Esso raccoglie i barrios di San Nicolás e Monserrat. La zona è ricca di palazzi storici/culturali affiancati a grattacieli, sede dei principali uffici, società e banche. La zona pullula di vita nel corso della settimana, per spegnersi nei weekend. In ogni caso, potrete conoscere la zona del Microcentro girando a zonzo e dirigendovi verso la vostra destinazione.
Di seguito vi suggerisco un tour del Microcentro, Monserrat e Puerto Madero che vi farà godere dei principali punti attrattivi del centro di Buenos Aires.
Come vi dicevo prima, quello che colpisce di Buenos Aires sono le dimensioni. Ne è una conferma “Avenida 9 de Julio” che, con i suoi 140 m, è una delle strade più larghe al mondo! Corso 9 luglio, data dell’indipendenza argentina, è il cuore pulsante della Città. Chiunque metta piede a Buenos Aires non può fare a meno di attraversarla. Personalmente soggiornavo proprio al corso 9 luglio e, ogni qual volta dovevo attraversare la strada, sussurravo tra me e me …. “ma quando finisce?!!!”. Qui invero ho avuto anche un simpatico approccio con un bus di ultras dell’Atletico River, ma questa è un’altra storia. In ogni caso, Avenida 9 de Julio è nota per il grande obelisco centrale e per il ritratto di Evita Peron che si staglia sul palazzo del “Ministerio de Obras Públicas”.

Indicare cosa vedere a Buenos Aires non è facile… è una città ricca di punti di attrazione. Se avete deciso di seguire i miei suggerimenti, non perdetevi il Teatro Colon / Colombo, sempre su Avenida 9 de Julio. Tanto per confermare la megalomania della Città, il Teatro Colòn è tra i teatri lirici più grandi al mondo. La raffinatezza della facciata esterna, caratterizzata dal perfetto equilibrio delle forme strutturali e dei fregi che la adornano, rende l’interno ancora più delizioso. Infatti le sale interne del teatro sono abbellite da ricchi stucchi e squisiti dipinti. Se ne avete l’occasione, consiglio di godere di un’opera all’interno di uno dei più prestigiosi teatri al mondo.
Prima di proseguire il percorso verso la Plaza de Mayo e il quartiere di Puerto Madero, vi consiglio di non perdervi il Palacio del Congreso. Sulla facciata in stile greco-romano caratterizzata da una fila di colonne in stile corinzio e un grande frontone centrale si staglia una cupola alta 80 m che rendeva, all’epoca, l’edifico…. Indovinate un po’…. Il più alto del mondo!
Entriamo ora nel merito di cosa vedere a Buenos Aires e spingiamoci verso il cuore principale della Città.
Percorrendo Avenida de Mayo, ci dirigeremo verso la celeberrima Plaza de Mayo. Qui, invero, consiglio una sosta al famoso Caffè Tortoni che vi consentirà di fare un salto indietro nel tempo dove un tempo amavano intrattenersi i più grandi intellettuali internazionali ed argentini.
Ma eccoci arrivati a Plaza de Mayo. Se siete arrivati a Buenos Aires, non potete non visitare Plaza de Mayo.
Essa rappresenta il centro più antico di Buenos Aires ed oggi, quasi a testimoniare ciò, è il centro della vita politica argentina. I palazzi governativi, infatti, sono tutti situati nei pressi di Plaza de Mayo. Inoltre, proprio qui, nel 1810 prese vita la Rivoluzione di Maggio (di qui il nome della piazza) avviando il processo di indipendenza delle Province Unite del Rio de la Plata. A ricordare questo evento, fu eretto l’anno dopo la Piramide de Mayo, appunto. Ma torniamo a noi…. Come dicevamo la Plaza de Mayo raccoglie i principali edifici governativi dell’Argentina. Il luogo principale il palazzo presidenziale della Casa Rosada, in stile coloniale, il Ministerio de Economìa y Finanzas Publicas, dai rivestimenti marmorei, la Catedral Metropolitana, che stupisce per lo stile neoclassico, ed ancora il Cabildo de Buenos Aires e il Banco de la Nación Argentina.
Ma continuiamo il nostro tuor di Buenos Aires e dirigiamoci ora verso la zona portuale di Puerto Madero, barrio moderno che si sviluppa lungo il tratto di fiume che va a morire verso il mare. Un tempo Puerto Madero rappresentava il primo lembo di terra che gli immigrati squattrinati vedevano dopo mesi di navigazione. Qui infatti sorge l’Hotel de Inmigrantes, oggi sede del Museo Nacional de la Inmigraciòn. Prima di una piacevole passeggiata per il lungo darsena, consiglio di raggiungere il Museo Nacional de la Inmigraciòn, sulla Darsena Nord. L’Hotel de Inmigrantes fu inaugurato nel 1911 per ospitare le frotte sempre più numerose di immigrati che sbarcavano a Buenos Aires. Qui gli immigrati, dopo essere stati registrati, visitati e sfamati, potevamo alloggiare gratuitamente per 5 giorni prima di iniziare la loro nuova vita in terra argentina. Come dicevamo, oggi l’edificio ospita il Museo de la Inmigraciòn. La visita è gratuita e d’effetto. Vi addentrerete in enormi stanzoni gelati dove un tempo si incontrarono migliaia di persone pieni di malinconia per ciò che si lasciavano alle spalle e di speranza per il futuro. Inoltre, l’affaccio dal Museo vi offrirà una piacevole vista delle navi industriali e dello skyline dei grattacieli.
Proseguiamo ora la nostra visita di Puerto Madero. Oggi Puerto Madero rappresenta una delle zone più esclusive della Città. È affascinante come il governo di Buenos Aires sia stato capace di riqualificare questo quartiere che, con l’inaugurazione del nuovo porto del Retiro nel 1919, fu totalmente abbandonato. Puerto Madero ad oggi fonde vecchi edifici industriali recuperati e riqualificati ai nuovi grattacieli sulle cui facciate riflettono gli sciabordii del Rio de la Plata e il famoso tramonto di Puerto Madero. Il sapiente progetto dell’imprenditore Edoardo Madero che a fine del 1800 creò 4 darsene separate, progetto che invero si rivelò fallimentare in quanto sottodimensionato per le esigenze industriali dell’epoca, fa sì che oggi Puerto Madero sia sede dei più importanti yacht club della città. Qui anche l’Architetto Santiago Calatrava ha lasciato il proprio segno con il Puente de la Mujer, un sinuoso ponte girevole a forma di arpa che connette due lembi di terra e nel contempo consente il passaggio delle imbarcazioni. Qualora abbiate il desiderio di una cena esclusiva, ma alla portata delle vostre tasche consiglio il ristorante gourmet Chila (di cui ho scritto qui). Infine, consiglio di fare un salto al “Centro Cultural Kirchner”, ex sede centrale delle Poste Argentine, oggi centro culturale dall’architettura tipicamente francese.

Giorno 6: San Telmo e La Boca
Provare ad indicare cosa vedere a Buenos Aires, a dire il vero, è un compito alquanto arduo, proprio per l’infinità di attrazioni che la città offre. Se, come me, soggiornate nella zona del di Avenida 9 de Julio o, comunque, nel Microcentro, ogni spostamento sarà utile per scoprire nuovi scorci del barrio. Dirigendovi verso il quartiere di San Telmo potrete apprezzare il lieve cambiamento dal centro politico-economico verso la parte più autentica di Buenos Aires. San Telmo infatti è un quartiere dallo stile retrò che vi consentirà di rivivere l’Argentina degli anni ‘30. Consiglio di programmare la vostra visita al Barrio San Telmo la domenica, in occasione della Feria de San Pedro Telmo, tipico mercatino delle pulci che affolla le strette strade del quartiere con oggetti d’antiquariato, artisti di strada e cianfrusaglie di vario tipo. Molto carini anche i murales che rendono ancora più vivo un quartiere che essuda di vitalità. Se siete amanti del genere, spingetevi fino alla Plazoleta Leonel Riveras dove potrete ammirare un enorme murales dedicato al tango.
A sottolineare il perenne gioco di contrasti tipico dell’Argentina e di Buenos Aires è l’accostamento tra la vitalità del quartiere di San Telmo e la copiosità dei negozi di antiquariato che lo affollano. Sarete attratti da vetrine che sfoggiano statue preziose, oggetti raffinati e mobili di un’epoca che ormai non c’è più.
Ma non finisce qui. Se vi state ancora chiedendo cosa vedere a Buenos Aires e a San Telmo, non lesinate di fare un salto al Mercado de San Telmo. Il Mercado de San Telmo è un mercato coperto che all’interno ospita negozi di vario tipo, dal cibo all’oggettistica di guerra! Il mercato è famoso per la sua bellissima copertura in ferro battuto lavorato e vetro.
La vostra visita del barrio San Telmo culminerà poi a Plaza Coronel Dorrego. Qui potrete avere il vostro primo approccio con il celeberrimo tango argentino. Infatti, la piazza diventa una milonga a cielo aperto dove artisti di strada, tangueri e suonatori, amano intrattenere i turisti che affollano il barrio. Io ho avuto il piacere di improvvisare (si fa per dire) due passi di tango con un simpatico danzatore ben lontano dai classici canoni del tanguero argentino. Se, però, siete alla ricerca dell’autentico tango argentino, abbandonate la Plaza Coronel Dorrego e dirigetevi verso il Centro Cultural Torquato Tasso. Se volete qualche consiglio su dove vedere il tanto, potrete leggere il mio articolo sull’Argentina con l’itinerario di 3 settimane.

Altro punto d’attrazione del quartiere San Telmo è la Casa Mìnima. Contrariamente agli altri punti d’interesse della Città di Buenos Aires, la Casa Mìnima è una casa piccolissima, larga solo 2 metri, stretta dalle altre abitazioni che l’affiancano.
Prima di dirigervi verso il quartiere de la Boca, consiglio un salto alla sede della Facultad de Ingenierìa nella vicina Paseo Colòn. Vi troverete di fronte ad un grande edificio in stile neoclassico. Originariamente l’edificio ospitava la Fondazione Eva Peron. In seguito al golpe del 1955, l’edificio divenne simbolo della lotta anti-peronista. Si pensi che le statue in marmo di Carrara che adornavano la facciata furono decapitate e lanciate in fondo al Rio de la Plata. Non è un caso che nel contempo, la Confederaciòn Generale del Trabajo, il sindacato peronista, realizzò la propria sede nelle immediate adiacenze dell’edificio oggi sede dell’università di ingegneria abbellendo la facciata con un ritratto dell’indimenticabile Evita.
Ma abbandoniamo le travagliate vicende politiche dell’Argentina e continuiamo il nostro tuor di Buenos Aires.
Non può dire di aver visitato Buenos Aires se non si è stati nel barrio de La Boca! Continuando a percorrere la strada Paseo Colòn, infatti, vi troverete quasi a due passi dall’Estadio Alberto José Armando, ovvero il leggendario stadio de La Bombonera! Vi accorgerete che vi state dirigendo verso il quartiere de La Boca dal numero di murales e di bandiere giallo-blu o bianco-azzurre che si infittiscono. Preceduto da un piacevole parco sportivo attrezzato, La Bombonera fa diventare ultras anche i tranquilli appassionati delle bocce. Per alcuni (come per il mio compagno di viaggio, nonché marito Alberto) la Bombonera è un vero e proprio luogo di culto! Un tributo al “Dio del Calcio” Diego Armando Maradona che proprio con in quel campo ha stupito il pubblico del Boca Juniors.

Prima di dirigersi verso il celeberrimo Caminito, consiglio un salto ad Avenida Don Pedro de Mendoza per un piacevole affaccio sulla strada che si apre lungo la foce del Rio Matanza-Riachuelo.
El Caminito ufficialmente si apre alla Vuelta de Rocha, l’ansa del suddetto fiume. Il Caminito è una strada supercolorata, una sorta di museo a cielo aperto che si sviluppa lungo una strada ad asse curvo su cui un tempo si sviluppava una via ferrata, oggi un piacevole viale. Quella che oggi è una delle principali attrazioni turistiche, nasce come quartiere popolare e baraccopoli (invero, al di là delle zone turistiche, lo è ancora).. Abitato dagli immigrati ed operatori portuali, perlopiù genovesi, turchi e greci, che realizzarono le proprie abitazioni con materiali di scarto e lamiere, il Caminito ha fatto del suo caos edilizio una ricchezza. In effetti, passeggiando per il Caminito, vedrete abitazioni a due piani lontani da ogni logica architettonica.
Il Mural Escenogràfico, opera dell’artista Omar Gasparini, rappresenta la storia del barrio raffigurando personaggi di spicco della storia del quartiere, come Maradona e il compositore Guan de Dios Filiberto, con ubriaconi, fannulloni e personaggi loschi che popolavano le vie del barrio.
A dire il vero, il Caminito non mi ha entusiasmato. Mi ha dato la sensazione di posticcio, una finzione per turisti che rende il colore argentino quasi una forzatura, una barzelletta. Mi è molto piaciuta invece la Boca in sé. L’entusiasmo, i murales, il tifo, la passione, i campetti di calcio improvvisati, las parrillas su insoliti fusti di latta che si osservano per il quartiere hanno invece il sapore di autenticità.

Giorno 7: El Retiro, La Recoleta e Calle Florida
Vedere Buenos Aires vi consentirà di toccare vari aspetti della società. Se visitando La Boca e San Telmo avete potuto conoscere lo spaccato più popolare della Città, passeggiando per El Retiro e La Recoleta conoscerete i barrios più ricchi, sede delle residenze dell’alta borghesia e della nobiltà argentina. Un susseguirsi di grattacieli e di ville che si scorgono dalle cancellate in ferro battuto e dai giardini scintillanti.
Ma iniziamo dal barrio El Retiro. Ancora una volta qui convivono contrasti, ville monumentali e baraccopoli, giardini rigogliosi e pozzanghere, uomini in affari e poveri disgraziati. Il barrio del Retiro dal punto di vista logistico è uno snodo chiave giacchè raccoglie la ferrovia, il Porto Nuovo (quello che ha sostituito Puerto Madero), due linee metropolitane, le autolinee dei bus urbani ed extraurbani. Per questo motivo storicamente per molti immigrati il quartiere del Retiro ha rappresentato il primo approccio con la Città.
Per conoscere il Retiro, occorre un breve cenno sulla sua storia. Il barrio deve il suo nome al governatore Agustín de Robles che, desideroso di allontanarsi dal caos cittadino, fece costruire una fattoria con il nome “del Retiro”. Qui nel XVII secolo la zona era totalmente disabitata e confinava con il nucleo originario della città di Buenos Aires. La sua prima costruzione fu la cappella di “San Sebastiàn” sulla foce del Rio de la Plata, a cui si deve la fortuna e la ricchezza della Città. Fino al XVIII secolo il quartiere, che si sviluppava solamente sullo specchio di terra che corre lungo il Rio de la Plata, è fortemente legato a funzioni industriali, logistiche e militari. La vera e propria espansione del barrio e la sua attuale connotazione si devono all’epidemia della febbre gialla nel XIX secolo. Con lo scoppio dell’epidemia, infatti, la nobiltà locale decise di trasferirsi nel barrio poco popolato e ricco di natura, con lo scopo di fuggire dall’epidemia. Ciò premesso, la storia del Retiro giustifica la sua morfologia attuale, ovvero i grattacieli che evocano la sua fortezza economica-industriale, le ville lussuose che ricordano i capricci della nobiltà autoctona e le baraccopoli che rievocano gli schiavi che un tempo popolavano il quartiere.

Ma entriamo nel merito di cosa vedere a Buenos Aires e al Retiro. I suoi monumenti sono legati alle principali vicende politiche della città. Plaza General San Martin è una delle principali piazze di Buenos Aires. Non dimenticherò mai il mio primo impatto con la piazza, la sua enormità dà l’idea di che metropoli sia e sia stata Buenos Aires. Un enorme polmone verde sulla cui impronta un tempo prolificavano gli affari della South Sea Company, società dedita al commercio e al trasporto degli schiavi. Seppure il barrio è ricco di raffinati edifici di fine 800, ragion per cui potrete godere della sua bellezza semplicemente addentrandovi nelle strade del quartiere, di seguito indicherò i monumenti da non perdere, tutti ubicati nell’intorno di Plaza General San Martin. Palacio Paz fu fatta costruire dall’editore Josè C. Paz ispirandosi al Louvre. Con circa 12.000mq di superficie Palacio Paz era una delle residenze private più grandi di Buenos Aires, oggi sede del Circolo Militare. Ciò premesso, consiglio una visita dell’interno dell’edificio, finemente affrescato ed arredato, da far invidia alla Reggia di Versailles.
Chi intende visitare el Retiro non può perdere l’Edificio Kavanagh, il primo grattacielo della città. Costruito negli anni ’30 in stile Art decò fu per molti anni il palazzo più alto dell’America Latina. La leggenda vuole che Corina Kavanagh, milionaria di origine irlandese che commissionò la costruzione dell’Edificio Kavanagh, volle costruire un palazzo alto con l’obiettivo di ostruire la vista al Palacio San Martin, di proprietà della famiglia Anchorena che impedì il suo matrimonio con quello del giovane erede Anchorena.
Palacio San Martin è un complesso di tre edifici in stile vittoriano, oggi proprietà del Ministero degli Affari esteri, sede di eventi ufficiali. Aperto a visite guidate ospita un’importante galleria d’arte precolombiana e avanguardista. La Torre de los Ingleses è una torre monumentale con orologio. Fu donata dalla comunità anglo-argentina in occasione del centenario della Rivoluzione di Maggio, durante la prima guerra mondiale. Adiacente alla torre, il Monumento a los Caìdos en la Gesta de las Islas Malvinas y Atlàntico Sur in ricordo dei caduti nella battaglia di Malvinas.
Ma il barrio del Retiro ospita anche “Villa 31”, proprio al confine con il barrio della Recoleta. Villa 31 è una popolosa baraccopoli. Ho scoperto della sua esistenza dal finestrino del bus, di ritorno dalla gita sul Delta del Tigre (di cui vi parlerò più avanti). Vi confesso che vedere delle abitazioni fatiscenti con sullo sfondo grattacieli lussuosi non può lasciarvi indifferenti e rende ancora più emblematico il consueto gioco di contrasti tipico dell’Argentina.
Addentriamoci ora in cosa vedere a la Recoleta. Ancor più del barrio del Retiro, la Recoleta si caratterizza per la sua esclusività e, come il barrio del Retiro, la Recoleta deve la sua espansione all’epidemia della febbre gialla e alla nobiltà che spostò qui la sua residenza desiderosa di salvare la pelle.
In ogni caso, il barrio della Recoleta è celebre per il suo cimitero monumentale. Preceduto da un grande parco dove troverete il ficus più antico della Città, l’ingresso al cimitero della Recoleta avviene da un enorme portale con colonne in stile dorico sovrastato dalla scritta latina “requiescant in pace”. Il cimitero della Recoleta con un’estensione di circa 46.000mq è un susseguirsi di cappelle, mausolei e tombe monumentali delle famiglie e dei personaggi più influenti dal 1881, anno della sua costruzione, ad oggi. Al suo interno risposano scrittori, politici, sportivi e ricchi rampolli. Seppur i percorsi e le principali tombe siano indicate da un percorso numerato, ricordiamo: i presidenti Mitre, Yrigoyen e Sarmiento, gli artisti e scrittori Hernàndez, Lopez, Casares, militari Brown e Roca, il pugile Luis Angel Firto. La tomba più famosa in assoluto e la più visitata è quella per nulla sfarzosa dell’amatissima Eva Duarte Peron, o semplicemente Evita Peron. Passeggiare per i viali alberati del cimitero è piacevole e per nulla macabro.

Adiacente all’ingresso del cimitero della Recoleta, la Basilica Nuestra Señora del Pilar è il primo insediamento del quartiere e una delle chiese più antiche della Città, ospitava il convento dei frati minori ricoletti, appunto. Altro punto attrattivo della Recoleta è il celebre Floralis Genèrica, posto al centro della Plaza de las Naciones Unidas. La scultura in acciaio, opera dell’architetto Edoardo Catalano, è un fiore composto da 5 petali che si schiude il giorno per richiudersi all’imbrunire. Personalmente ho visto la scultura da lontano, passando più volte con taxi o con il bus. A mio avviso, la scultura è molto bella, ma non merita una visita ad hoc.
Il barrio della Recoleta si visita passeggiando per le strade e godendo dell’atmosfera che si respira per le strade.
Tornando verso il Microcentro potrete percorrere la via dello shopping per eccellenza, Calle Florida e Paraguay. Passeggiare per queste strade moderne e trafficate, vi consentirà di conoscere Buenos Aires da un altro punto di vista.
Giorno 8: Palermo e Palermo Vieja e il Giardino Giapponese
Il barrio Palermo è attualmente il più esclusivo e trendy di Buenos Aires. Il barrio si caratterizza per essere una zona residenziale ricca di aree verdi e di locali alla moda. In realità, potremmo dividere Palermo in diverse zone: Palermo Chico, zona delle ambasciate, Palermo Vieja, zona della vita notturna e dei locali alla moda, Palermo Soho, cuore gastronomico del barrio, e Palermo Hollywood, che ospita studi cinematografici.

Il quartiere è eterogeneo, come dicevamo, sono presenti numerose ambasciate, edifici di rappresentanza e lussuosi grattacieli e attici open space, ma anche botteghe, piccoli condomini e locali. Il fulcro della movida è a piazza Serrano. Onestamente, seppur passeggiare per le sue strade è piacevole, il barrio Palermo a Buenos Aires non mi ha entusiasmato. Nota di merito, invece, sono le vaste aree verdi del quartiere. Il Parco Tres de Febrero ne è un esempio. Il Parco era un tempo proprietà del dittatore Juan Manuel se Rosas e, quando quest’ultimo fu sconfitto, la sua tenuta divenne di proprietà pubblica e rinominata “Tres de Febrero”, giorno della sua disfatta.
Il Parco Tres de Febrero, a Palermo, offre diverse attrazioni: il Jardìn Japonès, il Rosedal, il roseto, i due Lagos de Palermo, l’Hipòdromo Argentino e il Club de Equitaciòn, il Jardìn Botanico e il Jardìn Zoològico. Personalmente ho visitato il Jardìn Japonès è l’ho trovato stupendo! Consiglio vivamente di trascorrere qualche ora al Giardino Giapponese di Buenos Aires. Il Giardino fu inaugurato nel 1967 in occasione della visita del principe del Giappone a Buenos Aires. Il Giardino ha un’estensione di circa 2 ettari ed è una perfetta riproduzione di un parco giapponese, con tanto di laghetto con carpe, bonsai, azalee e….. grattacieli argentini sullo sfondo!
Giono 9: Tigre, sul Delta del fiume Paranà
Se vi state ancora chiedendo cosa visitare a Buenos Aires, sicuramente merita di essere menzionata una gita sul Tigre. Tigre è una piccola cittadina che sorge sul delta del fiume Paranà. Verso la fine del 1800, infatti, la borghesia benestante decise di costruire le proprie seconde case lungo il corso d’acqua. Giunti alla Estaciòn Fluvial potrete salire sui lanchas colectivas, imbarcazioni che fungono da autobus locali. Durante la vostra gira sul Tigre potrete notare il susseguirsi di stravaganti abitazioni bipiano. Ogni abitazione è preceduta da un giardino e un piccolo molo/gradinata in legno per l’attracco della propria barchetta. Tigre, sul delta del fiume Paranà, è un vero e proprio paese palafitta. I residenti, per spostarsi, utilizzano la propria imbarcazione. Anche il market è galleggiante, come fluttuanti sono le signore che usano la canoa per andare a fare la spesa. Per non parlare della scuola e della chiesa, strutture molto carine e graziose, ma ancora….fluttuanti! Affianco a dove tempo sorgeva il Tigre Hotel, un’esclusiva villa trasformata poi in casinò, fu costruito il Club Tigre edificio a due piani lussuoso e raffinato. L’edificio, che oggi ospita il Museo de Arte Tigre, è veramente molto bello ed originale nel suo genere. Altro punto d’attrazione è l’abitazione dell’amatissimo presidente Domingo Faustino Sarmiento, oggi museo. Il museo non è visitabile, ma dalla riva scorgerete una piccola abitazione in legno, legno pare raccolto dalle cassette di frutta, che fu l’eremo del presidente argentino. L’abitazione oggi è inagibile ed è protetta da una teca di vetro.

Tornando sulla terra ferma potrete ammirare il Buenos Aires Rowing Club, edificio in stile Tudor, e il Club Canottieri Italiano in stile veneziano. Il Puerto de Frutos è la stazione d’arrivo dei prodotti agricoli del Delta. Qui si sviluppa un piccolo mercato della frutta, dell’artigianato, dei prodotti tipici e di prodotti alimentari. A dire il vero, il Puerto de Frutos non mi è piaciuto.
Se siete alla ricerca di altri consigli su cosa vedere a Buenos Aires, o meglio, di cosa mangiare, dove vedere il tango e similari, vi invito nuovamente a leggere l’articolo con l’itinerario di 3 settimane in Argentina.
Per vedere Buenos Aires, a causa delle sue dimensioni, credo non basti un anno intero. Questo tour di 5 giorni vi consentirà, però, di avere un buono spaccato delle realtà e della vita della capitale argentina. A termine del mio viaggio a Buenos Aires posso, infatti, confermare quello che accennavo nelle premesse, e cioè che Buenos Aires è una città incredibile e ricca di contraddizioni, così ricca quanto povera, che lascerà in voi visitatori un segno indelebile.