- Cosa vedere a Capodimonte nei dintorni della reggia.
E’ difficile occuparsi di Capodimonte di Napoli senza parlare della reggia. E’ difficile perché in fondo Capodimonte è la reggia. Eppure Capodimonte ha anche altro. Per questo motivo di seguito cercherò di sintetizzare tutto ciò che c’è da vedere a Capodimonte. Non è un’operazione facile anche perché si tratta di assemblare e sintetizzare informazioni assorbite in maniera disorganica e che ho iniziato a sviluppare a partire da sortite in bicicletta rese prolifiche cercando maggiori dettagli su ogni angolo di mio interesse.
E’, tuttavia, un’operazione che voglio fare, perché l’ho già portata a termine per altri quartieri di Napoli ( invero con maggiore facilità) come è nel caso di
e cosa vedere nei dintorni della stazione centrale di Napoli
In particolare trovo affascinante la storia di villa la Fiorita di proprietà dei ricchi banchieri svizzeri Meuricoffre. Quest’ultimi furono i capofila di una ricca colonia svizzera che si trasferì a Napoli e che entrò a contatto direttamente con i re Borbone. Tanto è vero che i Meuricoffre riuscirono ad organizzare uno straordinario concerto con Mozart. Il portale ufficiale della federazione svizzera descrive con molta efficacia la loro storia citando il libro “Ritratto di famiglia” scritto da Elio Capriati. Se vi va, è una lettura interessante.
- Brevissima premessa sulla storia di Capodimonte
Del resto fino al ‘700, allorché cioè Carlo di Borbone volle far realizzare la reggia, Capodimonte non era altro se non un casale di campagna abitato perlopiù da contadini e mal collegato al centro di Napoli.
Solo successivamente, a partire cioè dalla reggia, dalla real fabbrica di porcellana, dal Real osservatorio Astronomico e dalla costruzione del serbatoio idrico, il rione cambiò. Cambiò sostanzialmente perché i nobili volevano stare vicini al re, per cui si fecero man mano costruire villini e cascine tra il vallone della Sanità – che dista in linea d’aria poco più di un km – e ovviamente Capodimonte. L’800 fu dunque il secolo d’oro per il quartiere, laddove il paesaggio rurale veniva spesso interrotto dalla presenza di eleganti residenze.
Eppure per Capodimonte l’isolamento è tuttora una condizione perdurante. Infatti solo nel 1807 in piena epoca murattiana venne realizzato un lungo vialone che permetteva di collegare agevolmente Capodimonte al centro di Napoli. In particolare venne realizzato il ponte a sei arcate di via Santa Teresa degli Scalzi sopra il vallone del rione Sanità abbattendo purtroppo anche il monastero della Chiesa di Santa Maria della Sanità ( Delinquenti!).
Ciò premesso, di seguito illustrerò i seguenti punti.
Indice:
- Come raggiungere Capodimonte. Cosa vedere a Capodimonte
- La Reggia di Capodimonte
- Le Catacombe di San Gennaro
- La basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio
- San Gennaro fuori Le mura
- L’Osservatorio di Capodimonte
- Torre Palasciano
- Salita moiariello
- Le ville
-
1. Come raggiungere Capodimonte
Per arrivare coi mezzi pubblici ci sono essenzialmente diversi sistemi. In macchina si prende la tangenziale e si esce a Capodimonte, oppure dal centro si prende il ponte di Santa Teresa degli Scalzi.
In metropolitana si può arrivare alla fermata dei colli Aminei, distante 3 km circa da Capodimonte. Dopodiché si può aspettare l’autobus.
In autobus si può prendere la linea da piazza Cavour ( museo archeologico). Gli autobus utili sono il 168 e il 178 (fermata Porta Piccola, via Miano), il C63 (fermata Porta Grande, via Capodimonte), il 604 (fermata Viale Colli Amine i ).
Inoltre davanti alla reggia fa fermata apposita la linea A del Citysightseeing bus.
-
2. La reggia di Capodimonte
Ciò premesso, come già indicato, questo articolo vuole essere incentrato su cosa vedere a Capodimonte nei pressi della reggia e a prescindere dalla stessa. Per questo motivo non scrivero’ molto della reggia, sebbene sia inevitabile interessarsene.
La reggia di Capodimonte è, infatti, uno dei complessi monumentali più importanti d’Europa. Lo è per infiniti motivi che andrebbero approfonditi e che in questa sede ci si può limitare ad evocare brevemente. La reggia, infatti, fu voluta da re Carlo di Borbone che la fece realizzare – come per le altre regge da lui volute sia nel regno di Napoli che a Madrid ( penso in particolare alla reggia di Caserta, ma anche alla reggia di Aranjuez in Spagna )- con straordinario gusto e senso della contemporaneità.
Nella reggia di Capodimonte, infatti, si trova tutto il meglio delle maestranze del Regno di Napoli, a cominciare dai prodotti più pregiati della Real Fabbrica di Porcellane che proprio re Carlo volle fondare a Capodimonte. Si trovano arredamenti reali di raffinatezza estrema in stile pompeiano, marmi, dipinti. Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat vollero poi aggiungerci il loro tocco napoleonico e un po’ presuntuoso, ma non sfigurarono. La reggia é poi altresì un’importantissima pinacoteca che ospita parte della collezione farnese ( il resto la trovate al museo archeologico giù a Napoli) portata proprio da Carlo e dipinti eccezionali, tra cui la Flagellazione del Caravaggio. Eppoi abbiamo il bosco, il meraviglioso bosco che si fa parco vicino alla reggia e rivela un panorama di Napoli molto curioso. Ad occuparsene furono Ferdinando Sanfelice e successivamente Federico Dehnhardt per renderlo giardino all’inglese. Vi trovate una varietà di piante e alberi esotici straordinaria, ma anche fontane monumentali e strutture sorprendenti, come è nel caso delle strutture della real fabbrica di porcellana, l’eremo dei cappuccini e la Chiesa di San Gennaro. Insomma, la reggia da sola si prende mezza giornata ed è giusto riconoscerle il giusto valore soprattutto allorché vengono allestite mostre importanti.
Della stessa ho scritto qui:
Per quanto riguarda, invece, gli eventi aggiornati, le tariffe dei biglietti e gli orari di apertura invito a tener sempre in considerazione http://www.museocapodimonte.beniculturali.it/
-
3. Le catacombe di San Gennaro
Dal 2006, anno della loro riscoperta grazie a don Antonio Loffredo e alla cooperativa “la Paranza”, ad oggi le Catacombe di San Gennaro hanno riscosso un sempre crescente successo. E ciò essenzialmente per il loro valore storico e per la suggestione dei luoghi, ma anche per la loro originalità. Le catacombe di San Gennaro – risalenti al II-III secolo – sono infatti del tutto diverse rispetto a quelle romane, ma anche alle stesse napoletane ( le vicine catacombe di San Gaudioso e San Severo nel quartiere della Sanità).
In particolare divennero mete di pellegrinaggio perché qui vi furono sepolti Sant’Agrippino – sesto vescovo di Napoli e primo patrono della città – e poi San Gennaro, che qui venne traslato dopo essere stato originariamente seppellito nell’agro marciano ( l’odierna Fuorigrotta). Ed è proprio nelle catacombe che si ritrova la più antica raffigurazione di San Gennaro. Per questi motivi l’importanza delle catacombe crebbe e nel secolo VIII il vescovo Paolo II, allontanato da Napoli, vi si trasferì costruendovi finanche una fonte battesimale.
Successivamente il principe longobardo di Benevento, nell’assediare Napoli, trafugò le spoglie di San Gennaro per portarle nell’odierno capoluogo sannita ( successivamente furono traslate nuovamente a Montevergine in Irpinia e solo nel XV secolo ritornarono a Napoli, però nel Duomo). Cosicché per le catacombe iniziò un graduale ed inesorabile periodo di abbandono fino alla riscoperta con il Gran tour del ‘700 e alla seconda guerra mondiale, allorché furono utilizzate come rifugio per i bombardamenti.
L’ingresso delle stesse è collocata proprio a fianco della “Piccola San Pietro”( di cui scriverò al punto 4) e conduce al secondo piano, dove vi è appunto la più antica raffigurazione di San Gennaro tuttora esistente. Si tratta di una raffigurazione del V secolo che rappresenta il martire tra una bambina ed una donna e con il capo sormontato dalla scritta Sancto Martyri Januario. All’interno delle catacombe vi sono olte 3mila persone sepolte e i punti più importanti al suoi interno vi è la cosiddetta Cripta dei Vescovi, dove erano sepolti i primi 12 vescovi della città, la basilica adjecta, una basilica sotterranea a tre navate, nonché la catacomba inferiore attorno alla Basilica di Sant’Agrippino.
Vi sono poi numerosi affreschi realizzati tra il V e il VI secolo. Altrettanto suggestiva è poi la basilica ipogea che è stata scolpita nel tufo e il passaggio tra archi che porta ad un cubicolo su cui sono visibili affreschi raffiguranti delle figure allegoriche che richiamano i defunti e la resurrezione.
Nel visitare le catacombe di San Gennaro scordatevi gli ambienti angusti. Gli spazi al contrario sono ampi e suggestivi proprio perché ricavati nel tufo.
L’ambiente più celebre rimane, tuttavia, il vestibolo della catacomba inferiore di cui si notano sarcofagi scavati nel tufo e il soffitto affrescato in stile “pompeiano”.
Il sito https://www.catacombedinapoli.it/ è ben fatto e indica tutti i dettagli da sapere per organizzare la propria visita ( orari, tariffe, visite guidate, eventi, etc)
Qui ho voluto descrivere la mia esperienza alle catacombe di San Gennaro.
-
4 Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio
Proprio accanto alle Catacombe di San Gennaro vi è questa particolarissima basilica che non si faticherà a capire perché è nota con il nome di piccola San Pietro.
Si tratta, infatti di una Chiesa realizzata nella prima metà del ‘900 su modello di San Pietro a Roma. Sia all’esterno che all’interno la rassomiglianza è invero impressionante.
Tanto che è presente persino una copia del Mosè di Michelangelo.
Tra l’altro nel 1980 Papa Giovanni Paolo II volle elevarla a basilica minore.
Da evidenziare, inoltre, che le colonne sono state “prelevate” da quelle della vecchia stazione centrale di piazza della ferrovia.
-
5. La basilica di San Gennaro fuori le mura.
Apparentemente poco distante dalle Catacombe di San Gennaro e situata all’interno del complesso ospedaliero omonimo, si trova la basilica di San Gennaro fuori le mura, realizzata nel V secolo quando le catacombe erano importantissima meta di pellegrinaggio.
Per come la vediamo, la Chiesa ha subito interventi modificativi sia nel IX secolo che nel XV e nel XVII. Prima di accedere all’interno si nota una scala doppia rampa e un atrio che dà accesso ad una porzione caratterizzata da un orologio, nonché da affreschi nel ‘500.
Gli affreschi, più in particolare, illustrano la vita di San Gennaro, nonché l’intercessione del Santo per fermare la lava del Vesuvio. La basilica all’interno è a tre navate ed è espressione di un stile tardo-gotico di provenienza catalana con elementi paleocristiani, come è nel caso dell’abside semicircolare sorretta da colonne corinzie.
-
6. Osservatorio astronomico di Capodimonte
Nei pressi della reggia di Capodimonte è situato uno dei più antichi osservatori astronomici del mondo tuttora attivi ( fa parte dei 12 osservatori astronomici italiani dell’istituto nazionale di Astrofisica). Voluto da re Ferdinando nel 1819, fu realizzato a Capodimonte sfruttando appunto l’isolamento della zona. Si trova, infatti, sul lato della collina Miradois ( che prende il nome dalla villa del marchese di Miradois), proprio accanto alla reggia, a circa 150 metri sul livello del mare. E’ possibile fare delle visite?
Sì, è possibile in occasione di eventi o di attività didattiche. Nel corso delle stesse, dei ricercatori vi illustreranno l’attività scientifica svolta con qualche sommaria informazione per i profani consentendo di visitare il telescopio, il planetario, il museo degli strumenti astronomici e il cerchio meridiano di Repsold
-
7. La Torre Palasciano
All’esterno dell’osservatorio vi è una stradina in discesa piuttosto stretta che sembra condurre ad un casale antico e ad abitazioni eleganti. Tra queste una delle più interessanti e panoramiche è sicuramente la torre che prende il nome dal suo proprietario, il medico napoletano Ferdinando Palasciano che nel 1868 volle costruirvi una torre sulla falsariga di palazzo Vecchio a Firenze. L’edificio, realizzato in tufo, ha convertito le strutture ad esso preesistenti ottenendo così uno stile eclettico che fonde elementi rinascimentali e neogotici. Nel giardino, tra l’altro, si trova un obelisco in piperno grigio. Secondo alcuni, tuttora vi alloggerebbe il fantasma del dottor Palasciano. Secondo altri vi furono portate le spoglie di Leopardi
Essendoci dunque attualmente un bed and breakfast, sarà possibile pernottarvi col brivido.
-
8. Salita del moiariello
Poco distante si trovano poi le scale del moiariello, che ovviamente da qui sono tutte in discesa e permettono di giungere nel cuore del centro di Napoli ( in via Foria) in circa 15 minuti. Chi legge abitualmente il narrabondo sa che che questo blog è un grande estimatore delle scale di Napoli, in particolari di quelle vomeresi del petraio, della pedamentina a San Martino, di Montesanto e di San Francesco.
Ecco, nel caso del moiariello il panorma lascia quasi subito spazio al folclore dei vicoli . Moriariello deriva da moggio, unità di misura agraria, e rivela sin da subito le sue origini. La strada, infatti, riporta ad una dimensione antica e campagnola, essendo caratterizzata da muretti a secco in tufo, giardini ed agrumeti. Nella seconda parte della discesa, man mano che ci avviciniamo al centro, questa atmosfera bucolica viene tuttavia interrotta dai tipici gradoni napoletani in pietra vesuviana. Infine, poi minuti dopo, ci si ritrova in via Foria.
-
9 Le ville di Capodimonte
Parliamo ora di ville. Alcune sono state già citate in questo articolo: la Torre Palasciano e villa Miradois. Sempre nei paraggi si trovano poi villa Gargiulio, villa Casazza e villa Bloch, quest’ultima particolarissima per i suoi giardini. Capodimonte, infatti, storicamente era un’area di campagna dove vi erano solo ville. Molte di queste purtroppo sono andate perdute, altre hanno perso in parte il loro splendore. Nei pressi della reggia di Capodimonte si trova villa delle Fate, di stile veneziano e risalente a XV secolo. Si nota per la scalinata con il leone di San Marco e il cavallo rampante d Napoli da cui ci si può immettere su un cortile, oppure sul giardino. Notevole è anche villa Paternò, di proprietà di una famiglia siciliana che si trasferì a Napoli nel ‘700. L’ispirazione palladiana e la ricerca estrema della geometria sono evidenti. Qui, peraltro, soggiornò Degas dipingendo il castel dell’Elmo visto da Capodimonte.
Altra villa che ha ospitato numerosi artisti è villa Bertè / villa Caselli, che ospitò Ungaretti, De Chirico, Guttusto. Purtroppo però oggi versa in pessime condizioni.
Spostandoci in zona colli aminei abbiamo poi villa Gallo. Quest’ultima in origine era forse la più bella in assoluto, soprattutto per la sua bella pineta. Purtroppo, essendo stata gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, non si è riusciti a recuperarla. Più fortunato è il destino di villa La Fiorita ( o villa Domi).
Siamo in vico Scudillo e la villa è stata di proprietà dei banchieri svizzeri Meuricoffre, i primi e più fortunati di una colonia svizzera che fu a Napoli fino ai primi del ‘900. La famiglia entrò a contatto direttamente coi Borbone e oganizzò peraltro un concerto con Mozart. Attualmente la villa è destinata agli eventi – matrimoni in particolare – ed ospita molte opere dell’artista Jerace. Notevoli le decorazioni, le vasche, le statue, i giardini.
Allo stesso modo anche villa Ranieri è stata trasformata in un albergo, pur rispettando le sue origini. Bellissima la scala elicoidale al suo interno.
Poco distante vi è poi villa Castagneto-Caracciolo .
Infine in zona Ponti rossi abbiamo villa Walpole con il suo torrino e la cinta merlata che nasconde i giardini, nonché Villa Bozzi in stile neoclassico. Ai ponti rossi, tra l’altro, si può notare l’acquedotto romano.
Nella prossima “puntata” di Napoli quartiere per quartiere scrivero’ della Sanità, quartiere che va doverosamente associato a Capodimonte nell’ambito di un itinerario logico di visita. Il percorso alla Sanità, infatti, coprirà l’asse Capodimonte – via Foria, occupandosi in particolare del Cimitero delle fontanelle, della casa di Totò e della chiesa di Santa Maria Antesaecula, di Santa Maria della Sanità, delle Catacombe di San Gaudioso, di palazzo dello Spagnolo e di palazzo Sanfelice, ma anche dell’acquedotto romano, degli ipogei e delle catacombe di San Severo.
-
Altri articoli di interesse:
–> Napoli in 4 giorni. Guida completa ( o quasi ) a Napoli
–> 5 Cose alternative da fare a Napoli Qualche curiosità da fare gratis.
–> La Napoli di Lamont Young tra Pizzofalcone e Chiaia . Il lascito di un architetto visionario.
–> Villa Floridiana al Vomero . Il parco e il museo Duca di Martina
–> Museo di Capodimonte – Visita e orari – Qualche informazioni in più sulla reggia.
–> Museo archeologico di Napoli. Visita – dall’arte egizia alla romana passando per la collezione farnese.
–> Le catacombe di San Gennaro . Qualche dettaglio in più sulle più importanti catacombe del Sud.
–> Catacombe di San Gaudioso Le catacombe della Sanità
–> Tra liberty e trekking urbano a Napoli La Napoli verticale