Rione Sanità, cosa vedere

  • Rione Sanità – cosa vedere

A me il rione  Sanità di Napoli – di cui descriverò cosa vedere –   fa sempre venire in mente una scena del film “Operazione San Gennaro” in cui la banda, in piena notte, viene fermata da un passante che chiede un passaggio proprio per il citato quartiere.  Le citazioni, tuttavia, non si esauriscono qui. La sanità è infatti  in primo luogo il quartiere in cui è nato Totò, dopodiché è anche il luogo di ambientazione di diverse opere cinematografiche e teatrali di grande importanza. Tra queste il “Cilindro” e il “sindaco del rione Sanità”, opere di Eduardo De Filippo, ma anche  il pluripremiato l’Oro di Napoli di Vittorio De Sica ,” il furto è l’anima del commercio”, “Ieri, oggi e Domani” , “Il fantasma di via Sanità” e “Pacco, doppiopacco e contropaccotto”

Pur trattandosi di un’area storicamente molto controversa,  è  ricca di straordinarie opere architettoniche e di esempi di pura napoletanità. Per questo motivo, dopo aver scritto  di 

è giusto che dedichi altresì un articolo apposito  a cosa  vedere nel rione Sanità. Anzi, siccome quest’ultimo si trova nel vallone che dal centro storico conduce a Capodimonte, l’ideale è associare la visita della Sanità proprio a Capodimonte  cimentandosi in una piacevole passeggiata che  da porta San Gennaro può concludersi, dopo un paio di km abbondanti, alle Catacombe di San Gennaro. Oppure, per essere parimenti speculari, dilettarsi in un coast to coast dal museo archeologico al museo di Capodimonte.

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Sommario :

Premesse

  • a) Breve storia del rione Sanità
  • b) Dove si trova e come raggiungere il Rione Sanità

Cosa vedere :

  • 1) Palazzo dello Spagnolo
  • 2) Palazzo di Ferdinando Sanfelice
  • 3) L’acquedotto  augusteo del Serino
  • 4) Ponte della Sanità
  • 5) Santa Maria della Sanità
  • 6) Catacombe di San Gaudioso
  • 7) Cimitero delle Fontanelle
  • 8) Ipogeo greco
  • 9) Casa natale di Totò
  • 10) Altri palazzi e Chiese da tenere a mente
  • Dove mangiare al rione Sanità
  • Il rione Sanità è pericoloso ?
  • Breve storia del rione Sanità

La Sanità si trova alle spalle del museo archeologico nazionale, non lontano dal laboratorio di Caravaggio e da una delle abitazioni napoletane di Leopardi, Ferdinando Russo e Giuseppe Pisanelli. Il nome Sanità trova origine nella salubritas / salubrità dell’aria che connotava la zona. E ciò sia in senso letterale perché si trovava in campagna, sia  in senso sovrannaturale in quanto legata alle miracolose guarigioni scaturite dalle Catacombe.

Per comprendere la storia del rione Sanità dovete tener presente che lo stesso si trova appena all’esterno delle antiche porte di Napoli. Per raggiungerlo bisogna attraversare una strada che, non a caso, si chiama tuttora via Forìa, proprio in quanto situata fuori dalle antiche mura . E, invero, questo assunto trova il suo fondamento nella Neapolis greca, visto che il rione si trova all’esterno degli antichi Decumani ( le odierne spaccanapoli e via dei Tribunali ) e in epoca ellenistica veniva utilizzato come luogo di sepoltura.

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Tanto è vero che vi sorsero gli ipogei greci.  Coerentemente, nei secoli immediatamente successivi,  vennero realizzati  diversi cimiteri paleocristiani, poi  catacombe, tra cui quelle  di San Gaudioso e di San Gennaro ( al momento le uniche visitabili).  Per secoli, tuttavia, è stata un’area pressoché disabitata di aperta campagna e con pochissimi edifici, tra cui la Basilica di San Gennaro Fuori le Mura,  un monastero e un lazzaretto per gli appestati poi divenuto l’attuale ospedale San Gennaro dei Poveri. La storia del quartiere cambia però in seguito  a due avvenimenti:  1) la peste del 1656, allorché  da una cava di tufo sorse il cimitero delle Fontanelle e vennero costruiti diversi Monasteri, 2) La realizzazione, un secolo dopo, della Reggia di Capodimonte, evento che indusse molti nobili, tra cui l’architetto Ferdinando Sanfelice, a trasferire i loro palazzi nella campagna ai piedi della reggia.

Nell’800 poi la realizzazione, ad opera di Murat, del ponte di Santa Maria degli Scalzi – che permette di collegare direttamente il centro di Napoli a Capodimonte – sventra di fatto il monastero di Santa Maria della Sanità dando al quartiere la fisionomia che conosciamo tuttora. Oggigiorno, infatti, il rione conserva tantissime testimonianze storiche che ripercorrono buona parte della storia di Napoli, anche se è diventato un quartiere molto popolare in cui non manca di certo la delinquenza ( leggi alla fine di questo post le accortezze da adottare per visitare il rione). Ciò fermo restando, pur tenendo conto delle virtuose iniziative di associazioni private e della Chiesa per il recupero del quartiere, il disinteresse e l’incapacità della amministrazione pubblica non hanno consentito al rione  di fare quel guizzo in avanti che meriterebbe. 

  • Come raggiungere il rione Sanità

Il rione Sanità, come già detto, è situato appena alle spalle del museo archeologico nazionale di piazza Cavour e alle spalle della collina di Capodimonte.  Si può agevolmente raggiungere a piedi dal centro storico ( Decumani, Duomo) e comunque è raggiungibile facilmente grazie a due fermate della metropolitana ( Museo e Materdei). Si può poi raggiungere facilmente anche tramite l’ascensore situata sul ponte della Sanità in via Santa Teresa degli Scalzi. Infine si segnala l’autobus C 52  che attraversa tutto il rione da piazza Cavour all’ospedale San Gennaro dei Poveri.

  • Cosa vedere al rione Sanità

Prima di addentrarci nel cuore del rione Sanità, il mio consiglio è quello di soffermarsi davanti alla porta San Gennaro, perché quest’ultima permette di comprendere che il Rione Sanità è situato “fuori” dalle mura di Napoli ( non a caso la strada che taglia l’asse si chiama via forìa). La porta di San Gennaro è stata affrescata da Mattia Preti, artista che dipinse come “ex voto” tutte le porte di  Napoli con il comune tema della peste che flagellò Napoli nel ‘600  per ottenere la commutazione della pena di morte che gli era stata irrogata a Roma per aver ucciso un uomo.  Si chiama così perché da qui passava la strada che conduceva alle catacombe di San Gennaro ed è la più antica di Napoli ( la sua realizzazione risale al secolo X). Vi sono raffigurati San Gennaro, San Francesco Saverio, Santa Rosalia, nonché San Gaetano ( quest’ultimo è stato aggiunto successivamente rispetto all’edicola realizzata da Mattia Preti).  Collega di fatto il centro storico e, nella specie il vicino Duomo di San Gennaro, all’altra Napoli, ovvero Capodimonte e il rione Sanità.

  • 1. Il palazzo dello Spagnolo

A quest’ultimo consiglio di accedere da via dei Vergini, dove – a poca distanza – incroceremo due palazzi molto scenografici apparsi peraltro in tantissime pellicole cinematografiche. Mi riferisco, in particolare a palazzo dello Spagnolo e a palazzo Sanfelice, due edifici che hanno una mente comune: Ferdinando Sanfelice.

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Ferdinando Sanfelice è stato infatti il più geniale architetto del ‘700 napoletano ( oltre ovviamente ai Vanvitelli, padre e figlio ).  Egli lavorò alla corte dei Borbone, ma anche per committenti privati e per la realizzazione di edifici religiosi ( ne ho scritto  recentemente anche con riferimento alla deliziosa facciata di una delle chiese di Posillipo proprio accanto a Marechiaro)

Nello specifico palazzo dello Spagnolo è probabilmente il più splendido esempio di barocco napoletano di cui sorprende soprattutto lo scalone d’ingresso  “ad ali di falco” ( cioè a doppia rampa  )  concepito come luogo di incontro e  non solo di passaggio, scalone scenografico che si lascia intravedere osservando l’elegantissima facciata interna dell’edificio ( l’idea poi è stata replicata per  palazzo  Palazzo Venezia, Palazzo di Majo – sempre alla Sanità –  palazzo Trabucco, Palazzo Tufarelli e il vicino palazzo Sanfelice). Fu voluto su commissione del marchese di Poppano, ma  è divenuto conosciuto con il nome di palazzo dello Spagnolo con il successivo proprietario, il nobile spagnolo Tommaso Atienza che volle abbellire l’edificio con stucchi in stile roccocò, la realizzazione di un ulteriore piano e di alcuni affreschi purtroppo andati perduti.

Una curiosità sfiziosa che riguarda questo palazzo è che qui Carlo di Borbone soleva cambiare i cavalli con i buoi, gli unici in grado di trasportarlo per la ripida salita fino alla reggia di Capodimonte ( allora infatti non c’era il ponte della Sanità).

Attualmente all’interno del palazzo è in programmazione l’allestimento di un museo dedicato a Totò, ma non si sa per quale problema amministrativo non si riesce mai a partire.

  • 2. Palazzo di Ferdinando Sanfelice

A circa 200 metri di distanza,  sempre in via dei vergini, vi è poi  palazzo Sanfelice, l’abitazione privata dell’architetto. Quest’ultimo è stato realizzato una decina di anni prima di palazzo dello Spagnolo ed è del tutto evidente che  sia stato per quest’ultimo il prototipo.Palazzo-Sanfelice-Napoli

Fu voluto fuori dalle mura di Napoli proprio per la salubrità dell’aria che vi era alla Sanità, una sorta di campagna appena fuori dalla città.  Ad impressionare anche qui sono le scenografiche scalinate apprezzabili dai cortili interni a pianta ottagonale e rettangolare.  L’impianto prospettivo è poi valorizzata dalle finestre, dai balconi, dai tondi e dagli stucchi.  Originariamente si potevano apprezzare anche gli affreschi di Francesco Solimena e le sculture Giuseppe Sammartino ( l’artista della Cappella Sansevero), ma purtroppo sono andate colpevolmente perdute. Il palazzo, a dire il vero, meriterebbe un dignitoso restauro prima che subisca danni ancora più gravi.

  • 3. Acquedotto augusteo del Serino

Al rione Sanità, praticamente a due passi da palazzo Sanfelice vi è inoltre palazzo  Palazzo Peschici-Maresca. Qui è possibile visitare, previa prenotazione su http://www.verginisanita.it/ , l’acquedotto Augusteo del fiume Serino. Vi si accede tramite un percorso che permette di accedere ad un piano interrato. L’acquedotto consentiva in epoca augusteo di beneficiare dell’approvvigionamento di acqua proveniente dal Sannio a tutte le località dell’area flegrea e del nolano.

Il sito in questione è stato scoperto solo nel 2011 e la visita consente di osservare una straordinaria opera di ingegneria idraulica che si sviluppava per circa 100 km fino ad un altro sito archeologico, tuttora visibile previa prenotazione, quale è la piscina mirabilis, cisterna di Miseno. All’altezza del rione Sanità sono tuttora visibili i ponti-canale in tufo e laterizi utilizzati da ultimo per le fondazioni del palazzo costruito sopra di essi.

  • 4. Ponte della Sanità

Il ponte è della Sanità – detto anche di via Santa Teresa degli Scalzi – è contestualmente una straordinaria opera di ingegneria e l’emblema del vandalismo francese. In precedenza infatti ho scritto che Carlo di Borbone, per andare alla reggia di Capodimonte, soleva lasciare i cavalli a palazzo dello Spagnolo e affrontare la salita dal vallone della Sanità tramite dei buoi. Ebbene, per facilitare i collegamenti con la reggia Giuseppe Bonaparte e poi Gioacchino Murat vollero realizzare – su progetto di Nicola Leandro – un ponte a 6 campane di circa 118 metri che dal museo archeologico permetteva ( e permette tuttora ) di raggiungere agevolmente la collina di Capodimonte. Per realizzare quest’opera  fu però necessario abbattere il monastero con i Chiostri di Santa Maria della Sanità, un delitto infame che  ancora oggi  grida vendetta.Ponte-della-sanità

  • 5. Santa Maria della Sanità

Di Santa Maria della Sanità fortunatamente è rimasta la seicentesca Chiesa, opera dell’architetto domenicano Fra’ Giuseppe Nuvolo.  Della Chiesa, che si trova nella piazzetta centrale del rione, colpisce in particolare la cupola maiolicata, opera di straordinaria delicatezza.ca4

Fu eretta lì dove fu ritrovata una immagine della Madonne del V secolo ( tuttora conservata), ritrovamento che appunto spinse i fedeli a chiedere di edificare la Chiesa.  Al suo interno, peraltro, è conservata una statuetta lignea di San Vincenzo Ferrer che venne innalzata nell’800 dai fedeli per sconfiggere il colera che colpì Napoli.

  • 6. Catacombe di San Gaudioso

All’interno della Chiesa di Santa Maria la Sanità si trova poi il singolare ingresso alle catacombe di San Gaudioso, gestite brillantemente dalla cooperativa la paranza   e dai giovani riuniti da Don Antonio Loffredo della Chiesa di Santa Maria la sanità. Le visite sono infatti guidate ad orari prestabiliti e le catacombe sono dedicate a Gaudioso, vescovo tunisino che nel V secolo sbarcò a Napoli, tramite una barca senza remi e senza vale, per sfuggire alle persecuzioni dei vandali. A Napoli visse nell’area dell’attuale rione Sanità e per questo venne seppellito nel cimitero paleocristiano che prese il nome di catacombe di San Gaudioso.

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Successivamente nel secolo XVII venne realizzato il convento domenicano – di cui rimane solo la Chiesa di Santa Maria la Sanità con un chiostro –  e le catacombe furono utilizzate come “scolatoi”. Si utilizzavano cioè le cavità di pietra per appoggiarci il corpo del defunto e fargli perdere i liquidi. Finito questo procedimento di essiccazione, le teste venivano conservate mentre il resto del corpo veniva ammassato negli ossari. La testa, più in particolare, veniva incastonata in un muro, dove poi veniva disegnato il resto del corpo che rappresentava il mestiere del defunto.

A ben vedere è questa una pratica che all’epoca era in uso in diverse località, in particolare in Spagna, Portogallo e nel resto del Sud Italia. Tanto è vero  che nella mia  guida a Palermo e dintorni in 4 giorni ho dedicato uno spazio alle catacombe dei Cappuccini, dove pure si ricorreva alle tecniche di scolatura dei corpi e di rappresentavano i mestieri dei defunti.

Ciò premesso, a prescindere da questo aspetto piuttosto macabro ( e comunque interessante), le catacombe sono in ogni caso molto belle. Consiglio in ogni caso di vederle assieme alle catacombe di San Gennaro a Capodimonte  ( invero più grandi e di cui ho scritto nel mio articolo su Capodimone). Per questo, per conoscere tariffe ed eventi ( a volte organizzano anche un aperitivo serale alle catacombe), rinvio al sito ufficiale catacombedinapoli

In realtà a Napoli sono presenti altre catacombe, al momento non visitabili. Di alcune si sono perse le tracce, altre sono in via di recupero. Come è nel caso delle catacombe di San Severo, che a breve forse saranno visitabili.

Abbiamo poi le Catacombe di Sant’Eufebio, di Santa Maria del Pianto, di Sant’Elmo, di San Pietro ad Aram, di San Pietro, di Sant’Eufemia, dei Santi Fortunato e Massimo, le catacombe augustee e quelle ebraiche.

  • 7. Cimitero delle fontanelle

Sempre connesso al particolare legame del popolo napoletano con la morte, non si può omettere di visitare il Cimitero delle Fontanelle, un unicum legato al culto delle “anime pezzentelle“.  L’ingresso è libero e finalmente garantito dopo decenni di chiusura.

Si tratta di una cava di tufo contenente uno ossario con circa 40mila cadaveri per  circa  3.000 m2, e una cavità di 30.000 m3.  

Appena ci si entra il colpo d’occhio è infatti pazzesco, trovandosi peraltro all’estremità del vallone della Sanità nella zona in cui anticamente vi era la  necropoli pagana.  Vi si conservano sostanzialmente i resti di coloro che non potevano permettersi in una degna sepolture e le vittime delle epidemie.

In particolare  per la peste del 1656 ( che causò circa trecentomila morti) e il colera di metà ‘800.  Peraltro i becchini, dopo aver finto coi parenti di seppellire un defunto in una Chiesa, a volte di notte mettevano il morto in un sacco per lasciarlo nella cava di tufo. Una barbarie cui i morti si ribellarono, posto che nel corso di una inondazione i resti dalle cave vennero trascinati per le strade lungo il vallone.

Il cimitero, peraltro, era anticamente noto per il culto delle “anime pezzentelle”, e cioè l’adozione di un defunto che serviva da tramite tra il mondo dei vivi e dei morti. Questo culto, tra sacro e profano, è rimasto fino agli ann’ 70 allorché di notte si aspettava le ombre vagassero per le strade della Sanità per indicare i numeri da giocare al lotto.

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I napoletani infatti adottavano un morto per chiedere una intercessione e un po di fortuna. Il cranio  – cui  veniva  attribuito un nome e un ruolo  – veniva così lucidato e poggiato su fazzoletti ricamati / cuscini con sopra un rosario e accanto fiori e lumini.

In particolare, se il teschio adottato si comportava bene e garantiva in sogno delle vincite al lotto, riceveva anche una sepoltura più degna. Altrimenti finiva per essere abbandonato e sostituito con un altro.  Si osservava in particolare “il sudore”, cioè la condensa da umidità, considerato un segno della grazia in arrivo. All’interno del cimitero delle Fontanelle, peraltro,vi è anche una Chiesa con un presepe.

  • 8. Ipogeo greco

Tra le cose da vedere al rione Sanità vi sarebbe anche l’ipogeo greco, detto dei Cristallini per il nome della strada in cui è stato ritrovato. Il ritrovamento è avvenuto all’interno del palazzo del barone Di Donato. In quell’occasione vennero individuato quattro camere funerarie e   quattro ipogei  realizzati tra il  IV  e III secolo A.C.  Per visitare l’ipogeo ellenico è necessario contattare un’associazione che se ne occupa. Si visita essenzialmente una grande camera sepolcrare caratterizzata da 4 sarcofagi e un soffitto a cupola. Vi si trovano anche dei corredi funerari, tra cui  addirittura uno specchio, uno spillo di bronzo, brocche e anfore

  • 9. Casa natale di Totò

In via Santa Maria Antesaecula 109,  labirintica e storica strada del rione Sanità, si trova la casa natale di Totò, un palazzo fatiscente in totale degrado. E’ l’emblema di come Napoli sa trattare i suoi figli più illustri: con ingratitudine assoluta. Il principe della risata ( e non solo) nacque e visse a lungo in questo rione popolare senza mai dimenticarlo. Si dice infatti che Totò era solito far lasciare di notte, davanti alle porte delle case dei rione, dei soldi in forma anonima per aiutare i suoi ex vicini. Ecco, la gratitudine dell’amministrazione comunale di Napoli è stata tale che a ricordare Totò oggi vi è solo una targa e un murales che lo rappresenta. Nel mentre siamo da anni in attesa che il museo a lui dedicato, per il quale sono da anni terminati i lavori a palazzo dello Spagnolo, possa essere finalmente allestito. Anche la figlia Liliana – che ormai pure ha un’età – ne è rimasta fortemente amareggiata.

  • 10. Altri palazzi e Chiese da tenere a mente

Nella stessa via è poi possibile vedere ciò che resta delle Chiese  di Santa Maria Antesaecula, nonché del Santissimo Crocifisso ad Antesaecula, altri due emblemi della parabola discendente della storia di Napoli che tarda ad essere frenata.  Altre chiese da tenere a mente sono la Chiesa ( oggi sconsacrata) dell’Immacolata e San Vincenzo, la chiesa di San Severo fuori le mura, la Chiesa di Santa Maria della Vita e soprattutto l’interessantissima chiesa dei Cinesi ( ha una storia interessante legata proprio a spedizioni in Cina).

Alla Basilica di San Gennaro fuori le mura e San Gennaro dei Poveri  – che si trovano in zona Capodimonte – ho attribuito uno spazio autonomo nel mio itinerario nel quartiere Capodimonte .  Andatevelo a leggere.

Tra i palazzi da conoscere al rione Sanità vi sono poi sicuramente Palazzo De Liguoro di Presicce, Palazzo De Liguoro-Santoro, il già citato palazzo Peschici-Maresca, palazzo Sesale, palazzo Terralavoro,  palazzo Traetto ( con ingresso al lato dell’ipogeo greco) e soprattutto il palazzo che  cito di seguito.

Mi riferisco a palazzo di Majo con il suo portale d’ingresso e la bella scalinata progettata da Ferdinando Sanfelice. Vi si accede anche da via Santa Teresa degli Scalzi, oltreché propriamente dalla sanità.

  • Dove mangiare al rione Sanità

Dopo questo excursus su cosa vedere al rione Sanità, consentitemi di indicare 3 posticini in cui poter soddisfare l’appetito. Il primo è la pasticceria Poppella, celebre soprattutto per i suoi fiocchi di neve. E’ situata proprio all’ingresso del rione. Non lontana vi è poi la storica pizzeria di Concettina ai Tre Santi: qualche anno fa ha vinto il titolo di miglior pizzeria d’Italia. Il terzo è la cantina del Gallo, situata sulle scale che portano a Mater dei. Qui Rosario e famiglia vi delizieranno in particolare con fritti sublimi, nonché con i piatti della tradizione napoletana ( pizza inclusa)

La cantina del Gallo ( via Telesino) – Dove mangiare alla Sanità ...
  • Il rione Sanità è pericoloso ?

Nell’invitarvi a visitare la Sanità, consiglio altresì di adottare quelle precauzioni necessarie in tutte le periferie delle nostre metropoli. Il consiglio, dunque, è quello di  essere cauti con comportamenti sobri, ovverosia è necessario : 1) evitare di esibire oggetti di pregio o di valore ( orologi, catenine, portafogli, oggetti preziosi, etc); 2)  ignorare eventuali provocazioni da parte degli “scugnizzi”. Nel rione Sanità, oltre alle cose belle che vi ho elencato, noterete altresì degrado, sporcizia e probabilmente i motorini sfrecciare con il conducente senza casco. Siate, pertanto, consapevoli che c’è camorra e c’è anche la microcriminalità, per cui è necessario non presentarsi al quartiere come “gli ingenui turisti” pronti a farsi spennare. Non voglio fare del terrorismo, ma è altresì opportuno essere consapevoli della situazione. Inoltre è preferibile evitare di passare alla Sanità in tarda serata o comunque nelle ore notturne. Ciò fermo restando, è utile tener sempre presente che il quartiere è aperto al turismo, per cui non farete fatica  ad individuare altri viaggiatori  che lo visitano. In particolare le catacombe sono gestite dalla cooperativa “La paranza” facente capo a Don Antonio Loffredo di Santa Maria della Sanità e i ragazzi che vi lavorano sono tutte persone valenti che vi trasmetteranno sia la loro preparazione che il loro entusiasmo.

  • Leggi anche:

Napoli in 5 giorni. Guida a Napoli

Napoli alternativa. 5 cose gratuite da vedere.

Sorrento e dintorni, cosa vedere  – La penisola sorrentina spiegata passo dopo passo.

 Amalfi, cosa vedere –  Un tour nella repubblica marinara

Una settimana in Campania – Oltre Napoli, cosa vedere in Campania?

Villa Campolieto ad Ercolano – La villa più elegante del miglior d’Oro

Cosa mangiare a Napoli – La cucina napoletana

Si ricordano altresì gli articoli su Napoli, quartiere per quartiere, già pubblicati sul narrabondo:

  • Posillipo . Palazzi, ville, archeologia e panorami.’
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