Donnaregina nuova e Donnaregina vecchia

Il complesso di Donnaregina è uno dei monumenti di Napoli meno conosciuti. Eppure, quando l’ho visitato, ne sono rimasto davvero entusiasta.

Ospita, infatti, uno strepitoso patrimonio culturale che si trova nel cuore antico di Napoli, precisamente alle spalle del Duomo, di cui ho genericamente già scritto in occasione del mio post sul centro storico di Napoli.

In questa sede però, senza improvvisarmi storico dell’arte, tenterò di spiegarvi meglio di cosa si tratta e cosa troverete al suo interno.

Cappella Loffredo all’interno di Donnaregina vecchia.

Troverete in sostanza due Chiese: Donnaregina nuova (barocca) e Donnaregina vecchia (gotica) con contributi di architetti del calibro del grande Ferdinando Sanfelice, ma anche una ricca collezione di opere d’arte con dipinti di Luca Giordano, Aniello Falcone, Francesco Solimena, Massimo Stanzione, Mattia Preti, Andrea Vaccaro, etc etc, nonché una scultura realizzata dal senese Tino di Camaino.

Tra l’altro, più in particolare – al momento della mia visita – ad Aniello Falcone è stata dedicata addirittura una bella mostra dal titolo “il Velazquez di Napoli”.

Questa mostra sarà allestita fino al 1 maggio, ma spero che venga prorogata perché ospita anche tele di collezioni private.

Alla fine del post vi fornirò altresì qualche dettaglio in ordine alle tariffe del biglietto e agli orari per visitare il complesso di Donnaregina.

Donnaregina, un gioiello seminascosto

Prima però lasciatemi “stuzzicare” il vostro interesse affermando che questo monumento meriterebbe molti più visitatori di quanti ne abbia già. E ciò per due ordini di motivi: il primo – quello più ovvio – è che si tratta di un complesso architettonico di indubbia bellezza. Il secondo, meno scontato a Napoli, è che è valorizzato davvero bene con un percorso turistico che ti guida, passo dopo passo, alla visita del monumento con giochi di luce scenici e spiegazioni esaustive senza pedanteria. Per questo motivo, nella domenica di fine aprile in cui sono stato a visitare Donnaregina, ho “rosicato” davvero tanto nel vedere migliaia di turisti affollare le vicinissime via di Duomo e di via dei Tribunali e pochissime persone spingersi fino al “più riservato” largo Donnaregina.

E ciò anche se così – a dirla tutta – mi sono potuto godere meglio la visita!

Bene, ciò premesso, entriamo “in medias res” e vediamo un po’ come stanno le cose.

Donnaregina Vecchia

Donnaregina vecchia

La visita al museo diocesano inizia da Donnaregina nuova, ma – volendo rispettare un criterio cronologico – permettetemi di parlare prima della più antica Donnaregina Vecchia.

Si tratta infatti – assieme alla Chiesa di Santa Chiara, San Domenico, San Lorenzo, Sant’Eligio maggiore, San Pietro a Majella e per certi versi al Duomo – di uno dei più importanti esempi di gotico napoletano.

In particolare la Chiesa di Santa Maria di Donnaregina vecchia è stata realizzata nel ‘300 per le monache clarisse del monastero omonimo.

Ciclo pittorico all’interno di Donnaregina vecchia

Lungo le pareti del coro delle monache si può notare uno dei più importanti cicli di affreschi del ‘300 napoletano. In realtà le prime testimonianze di questo luogo sono molto più risalenti e vanno collocate nel 780 D.C., allorquando alcune fonti citano il complesso “di Pietro al Monte di Domina regina” collocato proprio nei pressi delle mura cittadine ( siamo, del resto, nei pressi dei decumani e della più recente – anno di costruzione 928 – Porta San Gennaro, dove chi ha letto la mia guida al centro storico sa esserci un dipinto di Mattia Preti).

Questo complesso conventuale fu animato da monache italogreche, basiliane, benedettine e poi da francescane fino al terremoto del 1293 che distrusse il convento.

Sepolcro di Maria d’Ungheria

Lo stesso però venne “adottato” da Maria D’Ungheria, moglie di Re Carlo II d’Angiò, e così – a partire dal 1306 – si provvide alla ricostruzione della Chiesa in stile gotico. Il legame tra la regina e il monastero fu tale che la stessa dispose che il suo sepolcro fosse situato in questa Chiesa. L’opera, tuttora visibile, fu realizzato addirittura da Tino di Camaino.

La crocefissione

All’interno della Chiesa si noterà poi la Cappella Loffredo con una Crocifissione e scene della Vita di San Francesco e San Giovanni Evangelista.

Donnaregina nuova

Passano meno di 3 secoli e per le monache clarisse viene progettata la Chiesa di Donnaregina nuova. Qui siamo all’apoteosi del barocco e la cupola presente, realizzata successivamente, le dona un fascino tutto particolare.

Al suo interno vi si nota il contributo di artisti del livello di Francesco Solimena e di Luca Giordano.

Donnaregina nuova, veduta dal coro

Ciò che mi è piaciuto di più è, tuttavia, il comunichino delle Monache, dove si vede la mano dell’architetto Ferdinando Sanfelice e dove il mix tra scultura, architettura e pittura – cioè tra le 3 arti decorative – crea un connubio perfetto.

Per l’eleganza delle strutture di Ferdinando Sanfelice – devo ammetterlo – io ho sempre avuto un debole e ciò sebbene abbia avuto molti detrattori tra i suoi contemporanei: per via delle sue strutture esili e all’apparenza destinate a crollare, veniva infatti chiamato “architetto “Lievat’a’sott” ( ovvero “Togliti da sotto”).

Il comunichino delle monache

Eppure la circostanza che le sue realizzazioni siano ancora in piedi fa capire quanto ne capissero i suoi contemporanei. Volete qualche esempio? Nella sola Napoli abbiamo palazzi celeberrimi come palazzo dello Spagnolo e palazzo Sanfelice a via dei Vergini, palazzo Filomarino a via dei Tribunali ( dove peraltro visse Benedetto Croce), nonché lo scalone della Chiesa di San Giovanni a Carbonara e la Chiesa di Santa Maria della Consolazione a Villanova ( cioè a Posillipo).

Ciò considerato, il comunichino delle monache era sostanzialmente il locale in cui avveniva il contatto tra la zona di clausura e quella di accesso al pubblico. Poco oltre si accede poi al piano superiore dove si possono apprezzare i matronei da cui le suore seguivano le cerimonie religiose. Abbiamo poi il coro con vista sulla volta e l’abside.

Le volte affrescate del comunichino delle monache

Le opere d’arte

Lungo il percorso si noteranno i dipinti di alcuni dei maggiori artisti napoletani del ‘600, come ad esempio – li cito in ordine sparso e a memoria senza essere esaustivo – l’immancabile Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Mattia Preti, Massimo Stanzione o Francesco Solimena.

Vi si allestiscono poi periodicamente mostre molto belle in cui, tramite un gioco di luci, si riesce a valorizzare al meglio il dipinto, rendendo così molto coinvolgente l’atmosfera e permettendo all’osservatore di concentrarsi a sui particolari.

Al momento in cui scrivo peraltro è ancora attiva la mostra su Aniello Falcone, il  “Velázquez di Napoli”. Grazie alla stessa, è possibile ammirare notevoli opere appartenenti a collazioni private, ma anche scoprire alcuni dettagli della vita dell’artista napoletano. Egli entrò effettivamente a contatto con Diego Velázquez e fu molto influenzato dall’artista spagnolo.

Il riposo dalla fuga in Egitto di Aniello Falcone

Sebbene Falcone fosse solito rappresentare scene di battaglia, nella sua produzione non mancano poi opere che rappresentano immagini Sante, come è nel caso della tela raffigurante “il riposo dalla fuga in Egitto”.

Fu peraltro promotore della cosiddetta “compagnia della morte”, un vero e proprio “commando” antispagnolo nato per vendicare un amico morto per mano di uno spagnolo e con lo scopo di assassinare tutti gli spagnoli. E’ un fatto davvero curioso se si pensa che Aniello Falcone deve molto della sua produzione proprio ad un artista spagnolo! In ogni caso la circostanza ancora più curiosa è che tra gli aderenti a detta compagnia ci furono gli allievi di Aniello Falcone – tra cui Salvator Rosa – e un giovanissimo…. Masaniello.

La mostra, come già detto, dovrebbe esserci fino al primo maggio, ma – poiché originariamente doveva terminare a gennaio ed è stata poi prolungata – si spera in un’ulteriore proroga.

Informazioni generali sul museo diocesano

Dopo avervi illustrato cosa c’è da vedere nel museo diocesano di Napoli, cioè nel complesso monumentale di Donnaregina, è utile che vi fornisca altresì qualche informazione in ordine alle tariffe dei biglietti e agli orari di visita.

Procediamo in ordine:

I biglietti costano 7 euro ciascuno e possono essere acquistati sia on line sul sito https://www.museodiocesanonapoli.com/ che al momento dell’entrata.

Il complesso di Donnaregina è aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 9.30 alle 16.30. Invero non è un orario comodissimo per un visitatore, ma l’aspetto positivo è che fa orario continuato. Ciò fermo restando, si auspicherebbe un prolungamento di orario soprattutto nella stagione estiva quando la giornata lunga consentirebbe di rendere maggiormente fruibile la visita al complesso.

Tra l’altro, siccome per visitare con calma il complesso di Donnaregina ci vuole almeno un’oretta, consiglio di tener conto di questa circostanza al momento dell’entrata.

Come arrivare al complesso di Donnaregina

Altre informazioni utili riguardano i trasporti. La stazione della metro più vicina è quella della linea 1 di “Duomo” in piazza Nicola Amore ( anche detta dei “quattro palazzi”). Il complesso monumentale di Donnaregina, tuttavia, è facilmente raggiungibile anche dalla fermata di piazza Cavour / Museo, linea servita sia dalla linea 1 che dalla 2.

Suggerimenti finali

Il centro storico di Napoli pullula di cose belle da vedere. Se – come credo dopo aver letto questo post – includerete nel vostro tour anche la visita al complesso di Donnaregina, io lo visiterei in sequenza con il Duomo e il Pio Monte della Misericordia. Visitereste così 3 monumenti a stretto giro legati tra loro non solo dalla vicinanza geografica. Per maggiori informazioni, in ogni caso, rinvio al mio articolo sul centro storico di Napoli.

Altri articoli su Napoli

Cosa vedere a Napoli in 5 giorni. Una guida completa su Napoli periodicamente aggiornata. Con quasi centomila visitatori al 1.05.2022 è l’articolo in assoluto più letto sul narrabondo.com

Abbiamo poi una guida più concentrata ed essenziale come Napoli in 3 giorni. Tre giorni non sono sufficienti per visitare Napoli, ma qui avrete contezza delle cose da vedere. La città, infatti, viene divisa per zone in modo da permettere al lettore di selezionare le cose di sui interesse a seconda delle esigenze e dei periodi dell’anno.

Un approfondimento decisamente più particolareggiato lo trovate, invece, nelle guide “quartiere per quartiere” che ho progressivamente pubblicato negli ultimi due anni. Oltre al già citato centro storico, trovate nello specifico guide sui seguenti quartieri:

Abbiamo poi 5 Cose alternative da fare a Napoli . Si tratta di 5 cose non solo alternative, ma anche gratuite.

Chi voglia può poi leggere una breve panoramica sui due più importanti musei di Napoli, ovverosia:

–>il Museo archeologico di Napoli. Visita

–> il Museo di capodimonte – Visita e orari

Risalenti invece sono i post relativi a

–> La Napoli di Lamont Young tra Pizzofalcone e Chiaia

–> Le catacombe di San Gennaro

–> Catacombe di San Gaudioso

–> Tra liberty e trekking urbano a Napoli

–> Villa Floridiana al Vomero

–> Villa Pignatelli a Chiaia

–> La farmacia degli Incurabili

—> Week end nei campi flegrei

–> Archivio storico del Banco di Napoli

–> La certosa di San Martino
–> Il liceo Filippo Palizzi
–> Il parco Vergiliano ( da non confondere col virgiliano).

  • PROGETTI PER IL FUTURO?

Sto raccogliendo materiale per fare “un tour” sui luoghi / edifici storici in cui hanno vissuto i grandi di Napoli. Ad esempio lo sapete che Salvatore di Giacomo e Giustino Fortunato furono sostanzialmente “vicini di casa” a Chiaia? L’uno viveva in via San Pasquale, l’altro in via Vittoria Colonna. E non si potrebbe forse fare un tour guidato sui luoghi di Giacomo Leopardi a Napoli?

Altri post che ho in mente di pubblicare sono poi quelli da dedicare ai grandi architetti di Napoli sulla falsariga di quello già scritto su Lamont Young. Quest’ultima operazione la farei proprio a cominciare da….Ferdinando Sanfelice.

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